Dopo aver raggiunto quota 107,67 sul finire della seduta europea di giovedì, l’USD/JPY ha ripreso fiato.
La coppia ha rapidamente invertito il momentum, riportandosi a 108,70 e intanto gli operatori si chiedono se ci sia ancora potenziale per un ribasso dopo questo forte indebolimento.
I dati sulla bilancia dei pagamenti mostrano che a febbraio in Giappone il surplus delle partite correnti è aumentato per il ventesimo mese consecutivo, raggiungendo i 2,43 mila miliardi di yen (rispetto ai 2,3 mila miliardi delle previsioni medie) rispetto ai 520 miliardi di gennaio, grazie al sensibile miglioramento delle bilancia commerciale e dalle solide entrate del turismo.
Ciò nonostante, il recente apprezzamento dello yen giapponese potrebbe mangiarsi parte degli introiti extra ricavati dagli esportatori giapponesi. Nonostante il consolidamento di questa mattina, il giudizio sull’USD/JPY rimane ribassista; lo yen, però, avrà bisogno di nuovi stimoli per spazzare via l’area di supporto a 105-106. Se si sfonderà questo supporto, si apre la strada verso quota 100.
In Svizzera, il tasso di disoccupazione è sceso al 3,6%, in linea con le attese, in calo rispetto al 3,7% di febbraio. Ciò nonostante, il tasso destagionalizzato è salito al 3,5% a marzo dal 3,4% del mese precedente, il che lascia intendere che l’economia svizzera continua a soffrire per la forza del franco svizzero.
In effetti, il tasso di disoccupazione è salito dal 2,9% (dato destagionalizzato) nel 2012 al 3,5% nel marzo del 2016, mentre, nello stesso periodo, il tasso di disoccupazione nell’Eurozona è sceso dall’11,4% al 10,3%.
L’EUR/CHF si è stabilizzato intorno a 1,0875 dopo aver raggiunto ieri quota 1,0843, livello minimo da inizio marzo, dopo che i membri della BCE hanno ripetuto che la banca farà tutto il necessario per far tornare l’inflazione verso l’obiettivo fissato. Le pressioni al rialzo sul franco svizzero sono aumentate considerevolmente dall’inizio dell’anno, perché i mercati attendono che la BCE tiri fuori di nuovo il “bazooka”.
Sul fronte delle materie prime, la ripresa dei prezzi del greggio ha aiutato AUD, CAD, NZD e NOK a ridurre le brusche perdite di ieri.
L’AUD/USD ha toccato quota 0,7550 a Sydney dopo il fallito tentativo di sfondare l’area di supporto a 0,75. Ciò nonostante, un nuovo test del supporto a 0,7477 (minimo 24 marzo) è solo questione di tempo e poi la coppia lo violerà al ribasso.
Anche l’USD/CAD sta perdendo i guadagni di ieri, il CAD ha guadagnato infatti lo 0,30% contro l’USD, la coppia è scesa a 1,31 dopo aver raggiunto quota 1,3181. Nel complesso, il mercato non è passato in modalità di propensione al rischio e si sta invece consolidando dopo i bruschi movimenti di ieri.
Stamattina i rendimenti azionari sono contrastati, gran parte dei mercati regionali asiatici si muove in territorio negativo, fatta eccezione per le piazze giapponesi. Gli indici Nikkei e Topix hanno chiuso rispettivamente al +0,46% e al +1,18%.
Le azioni della Cina continentale hanno perso terreno, l’indice CSI 300 ha ceduto lo 0,73%. L’Hang Seng di Hong Kong è scivolato dello 0,13%. Infine, in Europa i future puntano a un’apertura in rialzo, i future sull’ EURO STOXX 600 sono in rialzo dello 0,60%.
Oggi gli operatori monitoreranno il rapporto IPC dalla Svizzera; la produzione industriale, la produzione manifatturiera e la bilancia commerciale nel Regno Unito; l’indice IBGE sull’inflazione in Brasile; i nuovi cantieri residenziali, il tasso di disoccupazione e di partecipazione in Canada; le scorte dei grossisti e il discorso di Dudley (Fed) negli USA.