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Pubblicato 25.10.2018, 12:00
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Giovedì 25 Ottobre

Hedgeye Risk Management

S&P

L’S&P 500 è ora in territorio negativo YTD… e il Nasdaq ha visto bruciati buona parte dei suoi a lungo corposi ritorni…

  • Secondo mercoledì nero a Wall Street in un ottobre da dimenticare. Le perditesono stateleggermenteinferioririspettoaduesettimanefamalasensazionediimpotenza è molto simile. Il mercato ha chiuso ai minimi dopo una discesa relativamente costante che è diventata più marcata nelle ultime due ore di trading. Il -3.1% dell’S&P è stato superato, in negativo, dal -4.4% del Nasdaq ed è andato a braccetto con un similare - 3.0% del Russell 2000. Da inizio ottobre lo S&P 500 ha perso l’8.1% ed è ora in territorio negativo per il 2018, raggiungendo praticamente tutti i principali indici del pianeta in questa poco invidiabile statistica (le uniche eccezioni il Nasdaq e il Bovespa). Un simile ritorno negativo, se confermato, sarebbe il peggiore dal maggio 2010. In apparenza le principali piazze europee non sono state toccate dal crollo (con l’eccezione italiana, FTSE MIB -1.7%) ma la campana è arrivata molto prima dell’accelerazione ribassista a stelle e strisce e il -0.3% dell’Euro Stoxx 50 è bugiardo. Il future di questo indice ha poi chiuso ieri sera un altro 1.3% circa più basso e il tono in apertura non sarà dei migliori.

S&P Index

  • Manca, come due settimane fa, un fattores catenante evidente, se non un vago disagio per una percepita determinazione della Fe da continuare la normalizzazione dei tassi verso livelli di neutralità che si sospetta possono essere più elevati di quanto ipotizzato fino a qualche tempo fa. A questo punto la situazione sembra essere causata soprattutto da un problema di fiducia e da un deterioramento abbastanza repentino del sentiment di mercato, che non sembra facile da invertire. Il mercato sta iniziando a temere che la parte migliore dell’espansione economica (macro) e della crescita dei profitti (micro) possa essere alle spalle. Il tutto al cospetto di una Fed (e di altre banche centrali, ieri è stato il caso della Bank of Canada a dare un messaggio hawkish) che sembrano invece guardare al presente, dichiarandosi in difficoltà nel modellizzare adeguatamente il futuro. La Powell-put appare ora un concetto molto più sfuggente rispetto alla proattività a cui Bernanke e Yellen ci avevano abituato nel venire in soccorso degli asset finanziari. La dichiarazione (“siamo ancora lontani da tassi neutrali”) con cui Jay Powell ci ha ammonito il 3 di ottobre, guarda caso appena prima che iniziasse la discesa, è quanto di più vicino si possa indicare come la pistola fumante per la robusta correzione di questo mese. Per quanto riguarda la giornata di ieri sono stati presumibilmente segnali macro di rallentamento, in Europa e negli Stati Uniti, a innescare la vittoria dei vendiotori sui compratori dopo due settimane di battaglia nel nuovo range, ora abbandonato, in cui ci siamo trovati dopo la discesa del 10 ottobre.

  • Macro: segnali di rallentamento. In Europa la rilevazione dei PMI ‘flash’ per il mese di ottobre è risultata più bassa delle stime (52.7 vs 53.9 exp.) a causa del dato significativamente inferiore alle attese della Germania (52.7 vs 54.8exp.). In particolare, guardando alla componente ‘nuovi ordini’, tipicamente un indicatore della situazione prospettica, i sotto-indici in questione sono scesi sotto la soglia di 50 (per Europa e Germania, rispettivamente a 49.8 e 48.2). Un contrasto netto con la situazione a fine 2017 (61.5 e 64.2). Il recente declino è stato quasi certamente esacerbato dall’avvento di nuovi regolamenti per limitare le emissioni inquinanti delle auto ma questo sviluppo contingente non può da solo spiegare la portata del rallentamento. Dal canto loro anche gli Stati Uniti hanno contribuito ai timori che la parte più ciclica dell’economia stia iniziando a soffrire le classiche dinamiche della parte finale di un’espansione. Il dato relativo alle vendite di case nuove ha confermato un quadro debole per il settore immobiliare che già era emerso negli ultimi giorni dalle rilevazioni delle vendite di case esistenti e dei permessi di costruzione. Le vendite, semisurate su base annua, mostrano ora una flessione evidente (-4% per le case esistenti, -13% per le case nuove) che è presumibilmente da addebitare a tassi sui mutui (30Y) che non toccavano questi livelli dal 2011 (e che sono saliti di quasi 100 bp da inizio anno). Nel complesso quindi dei dati macro che nella sessione di ieri hanno fornito indizi che possa essere in atto un rallentamento più marcato rispetto a quanto atteso.

Lumber future

Il future del legname, fortemente correlato con l’attività edilizia US, si è dimezzato negli ultimi 6 mesi…

    • Micro. Le trimestrali presentano qualche macchia ma i risultati nel complesso sono buoni. Il mercato però guarda avanti e, rispetto a profitti in forte crescita e ricavi robusti, sembra essere molto più sensibile (la price-action di Caterpillar dopo il reporting di martedì è stata emblematica in questo senso) alla cautela spesso espressa nella ‘guidance’ dove in molti si aspettano che tariffe, costo delle materie prime, aumenti salariali siano destinati ad intaccare i margini in un futuro relativamente prossimo. Ieri ha riportato bene Boeing (NYSE:BA) mentre hanno deluso AT&T e Texas Instrument le cui perdite hanno appesantito i rispettivi settori (telecomunicazioni e semiconduttori). Dopo la campana i buoniri sultati di Microsoft (NASDAQ:MSFT) (e anche di Tesla (NASDAQ:TSLA)) non sembrano aver generato alcun rimbalzo significativo nel future dell’S&P500 che ritroviamo solo marginalmente più alto della chiusura ai minimi di ieri.

Philadelphia Semiconductor Index (SEOX Index)

  • La mia i potesi era quella di un ottobre di correzione (direi che ci siamo) con la possibilità che corsi più bassi potessero rappresentare un’opportunità di acquisto, perlomeno tattica per il finale di 2018. La maniera in cui la price-action si sta sviluppando e i segnali chestanno arrivando anche da altri settori del mercato (crediti) mi lascia però più cauto e timoroso. Qualche spunto sugli aspetti relativi a questa forte correzione da tenere monitorati:

- Deterioramento tecnico. Anche a livello amatoriale (il mio) l’analisi tecnica non fornisce indicazioni rosee. Il quadro complessivo sembra essersi deteriorato in maniera significativa, basta un veloce sguardo a qualsiasi grafico, con la maggior parte degli indici scesi sotto la media mobile a 200 giorni che aveva accompagnato la salita per quasi 3 anni e svariati supporti e trend lines che sembrano aver ceduto. Mantenendo l’S&P500 come riferimento e senza complicarsi troppo la vita direi che per stabilizzare il mercato è come minimo necessario tornare sopra l’area 2700-2720 che ha contenuto i ribassi per due settimane prima del cedimento di ieri e che ha comunque rappresentato una area pivotale negli ultimi mesi.

S&P Index - deterioramento tecnico

- La Fed. Se devo indicare un singolo fattore in grado di riportare in tempi brevi un clima più respirabile sui mercati azionari, non ho dubbi sul fatto che Powell e compagni abbiano le carte in regola per riuscirci. Non credo però lo faranno o, quantomeno, non subito e a questi livelli. Come dicevamo la Powell-put ha buone probabilità di essere più lontana. quanto sia stata quella attivata in passato dai suoi predecessori negli ultimi 10 anni. Ieri Loretta Mester (Cleveland Fed, center-hawk) non ha avuto remore nel sottolineare come la normalizzazione rimanga necessaria (FIRMS REPORT RAISING WAGES BECAUSE OF TIGHT JOB MARKET) e anche un componente del FOMC solitamente accomodante come Robert Kaplan (Dallas Fed) ha indicato come probabile una salita dei tassi fino ad almeno 2.75-3.00 (altri 3rialzi) nel 2019. Ieri comunque il mercato ha levato quasi mezzo rialzo (da 3 a 2.5) da ora a fine dell’anno prossimo in seguito alla debacle azionaria.

- Il VIX. A differenza dell’episodio di febbraio la sua salita (ieri siamo arrivati a 25, non ancora ai 29 di due settimane fa) è meno esplosiva ma da un certo punto di vista sembra quasi più minacciosa esostenibile.

VIX

- Credito High-Yield. Abbiamo rotto i massimi di spread del 2018 e qualcuno (Rebecca Cheong, equity strategist di UBS) paragona la fase attuale a quella vissuta tra agosto del 2015 (in parallelo rappresenta il febbraio di quest’anno) e inizio 2016, quando a dicembre (2015) i nuovi massimi di credit spread erano stati forieri della profonda correzione azionaria (-13% per l’S&P500, addirittura -23% per l’Euro Stoxx50 con l’epicentro nei finanziari europei) di gennaio2016.

CDX HY 5Y spread

CDX HY 5Y spread (Jul 2015 - May 2016)

  • ECB. Con i riflettori puntati sull’azionario globale, la performance di Draghi sarà forse seguita con meno attenzione. Anche perché non ci sono decisioni importanti che il mercato si aspetta vengano prese oggi dalla banca centrale. Come sempre si cercherà di leggere tra le righe del comunicato e del Q&A del Governatore quale possa essere considerato l’atteggiamento complessivo (dovish o hawkish al margine). Dopo la debolezza dei dati di ieri (PMI) e, più in generale, la più recente rilevazione (soft) dell’inflazione, è difficile la sorpresa possa arrivare da un atteggiamento inaspettatamente ‘restrittivo’.

  • Peroggi l’agenda è comunque piena, aldilà del follow-up dei mercati che, dopo i ribassi di ieri, godrà di una comprensibile e autonoma attenzione. Oltre all’ECB si riuniranno la banca centrale norvegese (10:00CET, tassi invariati a 0.75% exp.) e quella turca (13:30 CET, repo a una settimana invariato a 24.00% exp.). Specialmente quest’ultimo evento verrà seguito con una certa attenzione. Le valute emergenti stanno mostrando una certaresilienzarispettoalrisk-offazionarioancheseieriqualchecrepasièriapertacon la presentazione del budget sudafricano che innescato perdite superiori al 2% per il rand. L’indice tedesco di attività (IFO) e gli ordini di beni durevoli US non sono dati di prima fascia ma in questa fase caratterizzata da accresciuti timori dirallentamento verrà data a queste rilevazioni qualche attenzione in più. Infine le trimestrali: la settimana più intensa continua con i tecnologici sul palcoscenico (Intel, Google (NASDAQ:GOOGL), Amazon (NASDAQ:AMZN) gli highlights odierni). Buona giornata.

Il desk rimane come sempre a disposizione per ulteriori approfondimenti.

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