Nella prima parte della settimana, i tori del dollaro sono rimasti ampiamente defilati, in attesa della prossima serie di dati economici in uscita nella prima economia mondiale.
L’indice del dollaro, che misura il valore della divisa statunitense rispetto a un paniere di valute, è salito dello 0,30% in Asia, raggiungendo quota 94,25. L’indice, però, negli ultimi sette giorni ha mostrato un’inclinazione negativa perché gli operatori iniziano a perdere fiducia in un ulteriore apprezzamento del dollaro.
L’EUR/USD ha invertito i guadagni di ieri, riportandosi a livelli intorno a 1,1360. Nel complesso, la coppia è rimasta fra la forte area di resistenza intorno a 1,15 e il supporto a 1,1310 (minimo 31 marzo). La moneta unica avrà bisogno di una forte spinta per sfondare il livello al rialzo; la prossima resistenza giace a 1,1714 (massimo agosto 2015).
Nel pomeriggio saranno diffusi i dati sulle vendite al dettaglio e l’indice dei prezzi alla produzione negli USA, che dovrebbero mostrare un miglioramento del quadro economico americano. Tuttavia, se i dati deludessero, l’EUR/USD potrebbe ottenere l’aiuto necessario a spazzare via l’area di resistenza a 1,15, sviluppo che spianerebbe la strada verso quota 1,1714.
In Cina, a marzo le esportazioni sono cresciute dell’11,5% a/a (in USD), livello massimo da giugno del 2015. Questo rimbalzo suggerisce che l’economia si sta finalmente stabilizzando dopo il brusco declino di febbraio (-25,4% a/a). Tuttavia, poiché i dati non sono destagionalizzati e dal 2015 la tendenza è prevalentemente negativa, crediamo che sia un po’ presto per definirla una stabilizzazione. Su base mensile, le esportazioni sono lievitate del 27,5%, ma a gennaio erano calate del 20,8% e a febbraio del 28,9%. Le importazioni sono calate del 7,6% a/a, superando il -10,10% previsto, la bilancia commerciale si è attestata a 29,86 mld di CHF rispetto ai 34,95 mld previsti.
Ciò nonostante, il mercato ha accolto positivamente le notizie, spingendo al rialzo l’azionario asiatico. Nella Cina continentale, gli indici di Shanghai e Shenzhen hanno guadagnato rispettivamente l’1,71% e l’1,86%, mentre il Nikkei e il Topix giapponesi sono lievitati del 2,84% e del 2,55%. A Hong Kong, l’Hang Seng ha guadagnato il 2,33%.
Nella notte, la correzione dei prezzi del greggio ha trascinato giù le valute legate alle materie prime. La corona norvegese ha ceduto lo 0,57% contro l’USD, il dollaro australiano è sceso dello 0,42%, a 0,7654 USD, il dollaro canadese è scivolato dello 0,35%, a 1,2793, contro l’USD. Il greggio West Texas Intermediate sta testando un’area di resistenza chiave fra i 42 e i 44 USD. Ci aspettiamo un consolidamento sotto i 50 dollari. Nelle prossime ore saranno pubblicati i dati sulle scorte settimanali di greggio, che dovrebbero essere salite di 1 milione di barili rispetto alla contrazione, pari a 4,9 milioni di barili, registrata la settimana scorsa.
Oggi gli operatori monitoreranno gli indici IPC in Francia e Spagna, la produzione industriale e gli interventi di alcuni membri della BCE nell’Eurozona; le vendite al dettaglio in Sudafrica; l’IPP, le vendite al dettaglio, le scorte di greggio e il libro Beige negli USA; la decisione sul tasso (nessuna variazione prevista) della Banca del Canada.