Market Brief
La seduta asiatica si è svolta in modo relativamente tranquillo dopo i bruschi movimenti, dovuti al diffondersi dell’avversione al rischio, di martedì.
L’USD si è rafforzato contro le divise dei mercati emergenti e quelle legate alle materie prime, cedendo invece terreno contro le valute di finanziamento come per esempio lo yen giapponese, l’euro e il franco svizzero.
Ieri il Petrolio Greggio ha dominato le prime pagine economiche, perché sia il WTI sia il Brent hanno toccato i minimi dal 2009.
Il greggio West Texas Intermediate ha raggiunto i 36,64 USD e il Petrolio Brent è sceso a 39,81 dollari al barile.
Chiaramente, anche le borse mondiali hanno subito forti vendite e tutti gli indici hanno chiuso in profondo rosso. In Europa, i mercati hanno perso circa l’1,80%, con il FTSE 100 a -1,42%, il DAX a -1,95%, e l’SMI a -1,40%.
Negli USA, le vendite sono state meno marcate, l’S&P 500 è scivolato dello 0,65%, il Nasdaq 100 ha ceduto un esiguo 0,07% e il Dow Jones Industrial Average ha perso lo 0,92%.
Stamattina i mercati asiatici si stanno rimettendo al passo, gli indici sono negativi. Il Nikkei 225 ha ceduto lo 0,98%, mentre il più ampio indice TOPIX ha perso lo 0,84%. Nella Cina continentale, il Composite di Dow Jones Shanghai ha guadagnato un misero 0,07%, mentre quello di Dow Jones Shenzhen ha ceduto lo 0,32%. L’Hang Seng di Hong Kong ha perso lo 0,33%, a Taiwan gli indici sono arretrati dell’1,37%. In Europa, i future puntano a un’apertura in rialzo.
Come emerge dai dati pubblicati martedì, nel Regno Unito la produzione industriale e quella manifatturiera dipingono un quadro dalle tinte contrastanti; la prima ha superato le previsioni medie (1,7% a/a contro l’1,2% previsto), invece la seconda ha deluso le attese, attestandosi al -0,1% a/a a fronte dello 0,0% previsto.
Il Cable, GBP/USD è sceso ancora di più, la sterlina ieri ha perso fino allo 0,70% contro il biglietto verde, toccando quota 1,4957 prima di risalire sopra il livello a 1,50 USD.
In Sudafrica, si susseguono le cattive notizie per l’economia e ieri il rand è sceso ai minimi storici. Nel terzo trimestre, il deficit delle partite correnti si è allargato a 165 miliardi, a fronte dei 152 mld previsti dagli economisti, poiché c’è stata una crescita significativa della domanda interna di beni stranieri.
Un capitolo a parte riguarda la produzione manifatturiera, che si è contratta dell’1,7% a/a (dato destagionalizzato) a fronte del -0,5% previsto. Fra gli aspetti positivi, segnaliamo che il rilevamento precedente è stato rivisto al rialzo, dal 2,2% m/m al 2,4%.
La coppia USD/ZAR martedì ha toccato quota 14,7009 per poi stabilizzarsi intorno a 14,50. Prevediamo che il rand rimarrà sotto pressione perché il paese non è mai stato così vicino a perdere il giudizio “investment grade”.
Fitch ha declassato il debito sudafricano a BBB-, mentre l’agenzia S&P ha modificato l’outlook da stabile a negativo. Oggi gli operatori monitoreranno il rapporto sull’inflazione e le vendite al dettaglio in Sudafrica; il rapporto sull’inflazione in Brasile; le giacenze dei grossisti e le richieste di mutui MBA negli USA; la decisione sul tasso della RBNZ (si prevede che la banca centrale abbasserà l’OCR dal 2,75 al 2,5%).