Con un’economia statunitense ancora fragile, livelli preoccupanti di contagi e vittime per il COVID-19 e spese colossali per la pandemia attese nei prossimi mesi, il ritorno dell’oro ai minimi di novembre di meno di 1.800 dollari implica che la sua etichetta di “asset rifugio” può davvero essere abbandonata.
Grafico giornaliero del cambio XAU/USD
Per decenni il metallo giallo è stato descritto non solo come un rifugio dall’inflazione, ma anche come una protezione dai problemi economici e politici. Possedere oro sembrava un bene quando le valute in corso legale dimostravano la propria vulnerabilità durante i tracolli finanziari. Nei periodi di conflitto, si poteva guardare lo schermo dei prezzi delle materie prime e vedere la barra verde schizzare nella colonna dell’oro.
Di questi tempi, tuttavia, gli investitori con esposizione ad ETF e future dell’oro il più delle volte vedono rosso. Ciò che sta schizzando invece sono il dollaro ed il rendimento dei Buoni del Tesoro USA. Entrambi si stanno comportando come se gli Stati Uniti siano fuori dai guai per quanto riguarda la pandemia.
Da mesi ormai, i prezzi dell’oro non rispecchiano veramente il fattore di rischio per l’economia statunitense derivante dalla diffusione in tutto il mondo della variante britannica e sudafricana del virus e dal lancio più lento del previsto dei vaccini.
In pratica nessuna considerazione per il rischio geopolitico
Stessa cosa per quanto riguarda il rischio geopolitico.
È vero, la pandemia ha quasi azzerato i conflitti internazionali nello scorso anno, a parte l’omicidio a novembre dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh, appena dieci mesi dopo l’assassinio del generale della Repubblica Islamica Qassem Soleimani, più di alto profilo.
Tuttavia, potrebbe scoppiare una bomba in Medio Oriente oggi stesso e il prezzo dell’oro difficilmente salirebbe. Al contrario, potrebbe persino scendere. Ed alcuni analisti a Wall Street troverebbero una ridicola spiegazione per dargli un senso e il mercato sarà felice di bersela.
Il punto è questo: sul breve termine almeno, l’unica cosa di cui gli investitori dell’oro dovrebbero preoccuparsi sono i grafici del prezzo, che danno indizi su quando andare long o short e sugli stop-loss da applicare lungo la strada. Confronti di valore relativo simili tra dollaro e rendimenti aiuteranno la loro ricerca di rischio/ricompensa.
Grafici più importanti che mai
Certo, reagire ai giusti segnali tecnici è sempre stato elementare per il trading dell’oro. Solo che adesso i grafici sono più importanti che mai, grazie alla storia di Wall Street che ha quasi del tutto decimato i sostenitori dell’oro come asset rifugio.
Il calo di ieri dell’oro e l’impennata del dollaro e dei rendimenti hanno seguito i dati lievemente incoraggianti sul mercato del lavoro statunitense, cioè il terzo calo consecutivo delle richieste settimanali di sussidio di disoccupazione che ha portato il dato in calo del 10% sul periodo, anche se il numero in sé è rimasto elevato, pari a quasi 780.000 unità.
Un altro dato importante della giornata: la lettura di 58,7 punti dell’Institute of Supply Management a gennaio che ha battuto le aspettative dei mercati di 56,8 e la lettura di dicembre di 57,7. In termini di rilevanza, il dato ISM ha indicato la crescita più forte del settore dei servizi dal febbraio 2019.
Sebbene il dollaro ed il rendimento dei Buoni del Tesoro a 10 anni siano stati sostenuti da questi dati, il ritorno sui bond a 2 anni è rimasto depresso ai minimi di dicembre.
La possibilità che la Fed cambi i tassi implica una piccola probabilità di ulteriori cali, escludendo completamente un aumento fino alla fine dell’anno.
Il mercato azionario ha approfittato pienamente dei dati incoraggianti, con gli indici S&P 500 e NASDAQ ai massimi storici.
Tuttavia, con la prossima grande spesa di stimolo del governo Biden per l’economia che si fa strada al Congresso (che sia nella sua interezza di quasi 2 mila miliardi di dollari o a piccole dosi), ci sono poche scuse per il crollo dei future dell’oro di 44 dollari, o del 2,4%, che li ha portati alla chiusura di ieri di 1.791,20 dollari sul COMEX a New York.
Ricapitolando le osservazioni appena fatte:
- Con un rendimento dell’1,1% dei titoli del Tesoro a 10 anni, il pagamento annuo ammonterebbe a circa 370 miliardi di dollari. Al momento, il debito nazionale statunitense si avvicina ai 28 mila miliardi di dollari, ed il rapporto debito pubblico/PIL è di ben il 146%. Il deficit di bilancio federale USA stesso si trova già a 4,5 mila miliardi di dollari circa, dopo gli oltre 3 mila miliardi di dollari di stimoli per il COVID-19 introdotti dal governo Trump lo scorso anno.
- Se il tasso del rendimento dei Buoni del Tesoro a 10 anni USA restasse al 2%, insieme ai 30 mila miliardi di dollari di debito nazionale, i pagamenti annui sarebbero di circa 660 miliardi di dollari. I deficit annui continueranno a far schizzare ancora di più il debito nazionale.
- E, sebbene gli Stati Uniti sembrino trovarsi nelle fasi iniziali di un ciclo di espansione monetaria, la disponibilità di denaro potrebbe ancora aumentare sostanzialmente e far tornare il paese ai giorni della crisi finanziaria del 2008/2009. Con la diluizione del sistema monetario, un’inflazione più alta è quasi certamente all’orizzonte.
In effetti, potrebbe esserci la possibilità che l’economia statunitense si riprenda più velocemente di quanto non si aspetti la Federal Reserve quest’anno. Se così fosse, allora sicuramente c’è la probabilità che aumenti anche l’inflazione. Storicamente, i prezzi dell’oro hanno avuto una fortissima correlazione sul lungo termine con l’espansione della base monetaria.
Tuttavia, niente di tutto questo sembra importare ora: gli orsi dell’oro sono autorizzati a scatenare una rivolta sui prezzi del metallo prezioso, con poco supporto in arrivo ai livelli più alti dai compratori, che probabilmente temono più perdite esagerate con una simile esposizione rialzista.
Attenetevi ai segnali tecnici per ora
Quindi, tornando alle origini: cosa dicono i grafici?
Grafico giornaliero future dell’oro
Da parte mia, le previsioni tecniche giornaliere di Investing.com, prevedibilmente, danno “Strong Sell” sull’oro COMEX.
Il supporto di Fibonacci su tre livelli che ho elaborato mostra un primo supporto a 1.784,31 dollari, il secondo a 1.772,25 dollari ed il terzo a 1.752,73 dollari.
La resistenza di Fibonacci comincia a 1.823,35 dollari, secondo me, il che potrebbe essere un massimo a questo punto.
Altri analisti sono ribassisti tanto quanto il modello a breve termine di Investing.com.
Scrive Christopher Lewis di FX Empire:
“In ultima analisi, il mercato sembra stare chinandosi verso il livello di 1.767 dollari. Questo è stato la scena di un importante hammer che ha ribaltato le cose ma, in fin dei conti, credo che il supporto probabilmente si estenderà giù verso il livello di 1.750 dollari. Se dovesse esserci un’infrazione là in basso, allora l’oro correrebbe il serio rischio di una mossa in discesa più a lungo termine”.
James Hyerczyk, un altro analista tecnico che scrive per lo stesso sito, afferma:
“Le vendite potrebbero arrivare a 1.787,30-1.711,70 dollari sul breve termine, con i clienti dei broker che continuano a liquidare gli acquisti di “asset rifugio” e le posizioni long adottate in previsione di un dollaro USA più debole e di massicce quantità di stimoli fiscali e monetari”.
Jeffrey Halley, del broker online OANDA, intanto, conferisce un tocco di nostalgia, musicalità ed umorismo anni Ottanta alle sue previsioni, citando la hit di quel periodo degli Spandau Ballet dal titolo più che appropriato, “Gold”:
“L’oro potrebbe ricordare meno gli Spandau Ballet e più il carcere di Spandau sul breve termine. Un supporto critico resta il 50,0% di Fibonacci del rally da marzo ad agosto a 1760,00 dollari l’oncia. Un fallimento prepara ad una resa la prossima settimana. Come dice la canzone: oro, avrei dovuto impararlo, sei indistruttibile, ma sembrerai ancor più indistruttibile quando il tuo prezzo comincerà con un 15 o un 16”.
Fate una scelta o seguite un grafico.
Buona fortuna e buon fine settimana.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Non possiede e non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.