Dopo aver chiuso il 2018 in caduta libera, i future del greggio WTI sono schizzati di circa il 30% dall’inizio dell’anno. Il riferimento USA, che la scorsa settimana ha segnato i 60,39 dollari al barile, il massimo da novembre, è scambiato a 59,84 dollari al momento della scrittura.
Per la maggior parte del 2019, il prezzo della materia prima è stato supportato dagli sforzi dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio (OPEC) e da alleati come la Russia, che hanno promesso di tagliare circa 1,2 milioni di barili al giorno di scorte quest’anno per sostenere i mercati. Ma i produttori di petrolio da scisto USA sono intervenuti a colmare il vuoto (e anche di più): producono ai massimi storici, vicino ai 12 milioni di barili al giorno, secondo i dati settimanali della Energy Information Administration (EIA).
Inoltre, l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) si aspetta che la produzione da scisto USA schizzi di altri 4 milioni di barili al giorno nei prossimi cinque anni, suggerendo che la produzione petrolifera nei bacini di scisto continuerà ad aumentare.
Questi incrementi probabilmente supereranno la crescita della domanda globale fornendo agli Stati Uniti una fetta persino maggiore del mercato globale e rendendoli un esportatore più importante rispetto all’Arabia Saudita.
Considerati tutti questi aspetti, pensiamo che sia il momento ideale per gli investitori per prendere in considerazione i titoli di alcuni produttori di petrolio da scisto. Di seguito analizzeremo tre titoli azionari destinati ad un’ottima performance nei prossimi mesi. Per filtrare le migliaia di nomi legati al settore energetico presenti sul mercato, abbiamo considerato solo le compagnie del settore con sede negli Stati Uniti e che abbiano una capitalizzazione di mercato pari o superiore ai 2 miliardi di dollari.
1. EOG Resources: il principale produttore di scisto in America
Sebbene EOG Resources (NYSE:EOG) sia solo il terzo produttore petrolifero negli Stati Uniti, dopo Chevron (NYSE:CVX) ed Exxon Mobil, è di gran lunga il leader del paese nell’estrazione di petrolio dalle formazioni di scisto.
Nel quarto trimestre del 2018, EOG ha prodotto una media di 479.000 barili al giorno dalle formazioni di scisto nei 48 stati meridionali, più del doppio rispetto al suo principale rivale, Pioneer Natural Resources (NYSE:PXD). La percentuale maggiore di questa produzione si è registrata ad Eagle Ford, dove la compagnia è il principale estrattore, con una media di 157.000 barili al giorno per l’anno scorso.
EOG Resources possiede inoltre estese superfici nel bacino Permiano, in quello di Bakken, nel bacino DJ e nel Powder River. La grande disponibilità della compagnia di aree da trivellare le fornisce le risorse per aumentare la sua produzione petrolifera USA ad un tasso di crescita annuo composto (CAGR) del 15% fino al 2020, presumendo un prezzo del greggio medio di 50 dollari al barile, e ad un CAGR del 25% se il greggio dovesse attestarsi a 60 dollari al barile.
Sebbene il titolo, che ha chiuso a 94,77 dollari ieri, sia crollato di quasi il 12% sull’anno in corso, le azioni sono schizzate dell’8,6% dall’inizio del 2019.
2. Exxon Mobil: corsa allo scisto mentre gli indipendenti si ritirano
Il colosso petrolifero globale Exxon Mobil (NYSE:XOM) è il secondo produttore USA, con una produzione equivalente di greggio di poco più di 4 milioni di barili al giorno.
Dopo essersi perlopiù perso la prima fase della manna dello scisto del Permiano, che ha cominciato a prendere ritmo nel 2013, Exxon Mobil è alle prese con un massiccio progetto legato allo scisto nel deserto di Chihuahua in New Mexico. I dirigenti della compagnia si sono vantati del fatto che la venture consentirà ad Exxon Mobil di cavalcare i noti cicli di espansioni e frenate del settore.
La sua espansione arriva mentre i produttori indipendenti minori stanno rallentando le esplorazioni. Stanno anche tagliando personale e budget tra le pressioni degli investitori per controllare le spese ed aumentare i ritorni.
Exxon opera 48 impianti di trivellazione nella regione ed intende aggiungerne altri sette quest’anno, secondo l’agenzia di ricerche Drillinginfo Inc. L’Amministratore Delegato di Exxon Darren Woods il 6 marzo ha affermato che, per quanto riguarda lo scisto, la compagnia “cambierà le regole dei giochi”. Nell’ultimo report sugli utili della compagnia, del 1° febbraio, Exxon ha reso noto che la sua produzione nel bacino Permiano è schizzata del 90% rispetto ad un anno fa.
La sua dimensione e le aree di attività potrebbero consentire ad Exxon di ottenere ritorni a doppia cifra percentuale nel Permiano persino se i prezzi del greggio dovessero crollare sotto i 35 dollari, secondo il Vice Presidente senior Neil Chapman. Il titolo ha segnato un’impennata del 18,7% dall’inizio dell’anno. Ieri sera ha chiuso a 80,96 dollari.
3. Occidental Petroleum: pezzo grosso emergente nel boom delle esportazioni petrolifere USA
Occidental Petroleum (NYSE:OXY) è il principale produttore di petrolio e gas del bacino Permiano, che va dal Texas occidentale al New Mexico sudorientale, il che lo rende un importante operatore del settore energetico statunitense.
La compagnia è emersa come uno dei principali esportatori di petrolio da scisto USA, rivaleggiando con grosse aziende del settore energetico come Vitol Group e colossi petroliferi come Exxon e Chevron. Al momento esporta circa 300.000 barili al giorno di greggio, circa il 10% del totale delle esportazioni di greggio USA.
Con l’intenzione di raddoppiare le esportazioni petrolifere a 600.000 barili al giorno nel 2020, secondo quanto dichiarato a marzo da Cynthia Walker, vice presidente senior per il midstream e il marketing di Occidental, la compagnia non mostra segni di rallentamento. I profitti del segmento midstream e marketing della compagnia, che comprende le esportazioni, sono schizzati di oltre 17 volte, dagli 1,9 miliardi di dollari del 2018, escludendo degli elementi, soprattutto grazie allo spostamento di greggio dal bacino Permiano agli hub di raffinazione ed esportazione della Costa del Golfo.
La compagnia ha la capacità di inviare circa 470.000 barili al giorno dal Permiano tramite gli oleodotti e si aspetta di aumentare questa capacità nel 2019, ha affermato Vicki Hollub, l’Amministratore Delegato, durante una conferenza l’anno scorso. Il titolo di Occidental è rimbalzato di circa il 10% finora nel 2019; ieri ha chiuso a 67,08 dollari.