Mercoledì l’USD ha ceduto terreno contro le altre valute principali, sulla scia del calo dei rendimenti dei titoli di Stato USA per effetto dell’affievolirsi delle attese di un rialzo del tasso della Fed.
Dopo il forte rapporto NFP, la probabilità di un rialzo del tasso a settembre – ricavata dai future sui fondi federali – si attesta (solo) al 26%, mentre la probabilità di un intervento entro la fine dell’anno si aggira intorno alla soglia del 50%; ciò fa presagire che il mercato escluda ormai che nel 2016 ci sarà un restringimento.
I rendimenti dei titoli a 2 anni, sensibili alla politica monetaria, sono scivolati allo 0,6980%, in calo di 4 punti base rispetto ai livelli raggiunti dopo il dato NFP.
Di conseguenza, il biglietto verde ha perso terreno in modo generalizzato, cedendo fino allo 0,60% contro il Dollaro Neozelandese NZD/USD e lo 0,55% contro lo Yen giapponese USD/JPY.
LL'indice del dollaro, che misura l’USD rispetto a un paniere di valute, nella notte ha perso lo 0,40%, stornando interamente i guadagni ottenuti sull’onda del forte dato NFP di venerdì scorso.
Nell’ultimo mese l’USD ha fatto fatica ad acquisire un momentum positivo e ora sembra che non si possano escludere altre perdite, poiché la prima economia mondiale non riesce a convincere i mercati che va tutto bene.
La debolezza dell’USD permetterà a valute più rischiose di continuare ad apprezzarsi; tuttavia, le banche centrali di tutto il mondo hanno ancora una certa potenza di fuoco e sono determinate a evitare un ulteriore apprezzamento delle loro divise. La competitività prima di tutto!
Negli scambi notturni, il Dollaro neozelandese ha subito un’accelerazione, raggiungendo quota 0,7228 contro l’USD nonostante l’imminente taglio del tasso ad opera della RBNZ, che arriverà non più tardi di domani mattina.
Data la recente debolezza dell’USD, la RBNZ dovrà pubblicare, oltre a un taglio del tasso, anche un comunicato estremamente accomodante, se il governatore Wheeler vuole far tornare il kiwi a livelli ritenuti competitivi dalla RBNZ.
Da lunedì, il Kiwi ha guadagnato fino al 2% contro il biglietto verde, recuperando completamente le perdite subite sull’onda del rapporto occupazionale USA.
In vista della decisione sul tasso di stanotte, il rischio è inclinato nettamente al rialzo per il Kiwi, perché sarà necessario un comunicato con toni davvero da “colomba” per impedire che la divisa neozelandese riprenda il suo rally.
La coppia NZD/USD è scesa di nuovo sotto la resistenza a 0,7182, rappresentata dal 61,8% della linea di Fibonacci sulla svalutazione di luglio.
Sul mercato azionario, è una giornata di prese di beneficio, gran parte degli indici è, infatti, negativo. In Asia, i titoli della Cina continentale sono scesi marginalmente, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno ceduto rispettivamente lo 0,20% e lo 0,13%.
In Giappone il Nikkei ha ceduto lo 0,18%, l’STI di Singapore, invece, ha guadagnato un minuscolo 0,03%.
Sulle piazze offshore, il Taiex di Taiwan è avanzato dello 0,50%, l’Hang Seng di Hong Kong ha perso un quasi impercettibile 0,08%; i future sui listini europei non fanno eccezione e si muovono in territorio negativo, imitando l’andamento dei mercati asiatici.