Investire nella ripresa del settore automobilistico
Tra i vari settori che più di tutti sono stati penalizzati dalla diffusione del contagio di Covid-19 a livello globale c’è quello automobilistico. Dapprima con il blocco delle catene di approvvigionamento dalla Cina per poi passare a un brusco calo delle immatricolazioni, il comparto ha visto nel 2020 uno degli anni peggiori degli ultimi tempi. L’arrivo del vaccino anti-Coronavirus ha però rimescolato le carte sul tavolo. La prospettiva di una ripresa della mobilità e dei consumi potrebbe essere la condizione ideale per far ripartire l’automotive. D’altra parte una situazione simile si è già vista nel colosso asiatico: con la sostanziale scomparsa del Covid in territorio cinese e grazie agli aiuti governativi, gli acquisti di veicoli hanno ripreso a salire in maniera decisa.
Di recente, la China Passenger Car Association ha dichiarato come a novembre le vendite di nuove auto in Cina siano salite del 7,8% a/a, a 2,11 milioni di unità. La rilevazione è la quinta consecutiva con il segno più a livello mensile. Un elemento interessante è quello relativo ai veicoli alimentati a nuove energie, come quelli elettrici, che hanno toccato le 169.000 unità mostrando una misurazione più che raddoppiata. Secondo PCA, le vendite di veicoli passeggeri dovrebbero aumentare del 7%, con quelli a nuova energia a guidare la crescita con un +35%.
Dong Yang, un ex segretario generale della China Association of Automobile Manufacturers, nota come nel Dragone vi siano 275 milioni di auto, elemento che lascia supporre ampi margini di crescita in un mercato da 1,4 miliardi di persone. L’esperto sottolinea anche come i 100 milioni di proprietari di moto e i 300 milioni di utilizzatori di bici elettriche potrebbero optare per un veicolo a quattro ruote in futuro. L’elettrico si conferma essere un grande catalizzatore di interesse per i consumatori: un sondaggio di CLSA mostra come metà dei cinesi intenzionati a comprare un’auto nuova opteranno per la mobilità elettrica. Tutti questi elementi fanno sì che il futuro delle compagnie automobilistiche sia più roseo rispetto a qualche tempo fa, con il recupero dell’ex Impero Celeste che potrebbe essere in qualche modo replicato anche nel Vecchio Continente e negli USA.
Puntare sul recupero di Bayer beneficiando di rendimenti interessanti
Con l’arrivo del vaccino anti-Covid numerose società fortemente penalizzate dai lockdown messi in piedi per tentare di arginare il contagio da Coronavirus sono riuscite a rialzare la testa, recuperando parte delle ampie perdite messe a segno durante l’anno. Tra queste compare Bayer, azienda penalizzata da diversi fattori, in primis quelli di natura legale. Con i conti del terzo trimestre del 2020, la compagnia ha riportato perdite per 2,74 miliardi di euro e ha dichiarato che l’accordo per chiudere le cause relative al diserbante Roundup costeranno 750 milioni di euro in più rispetto ai 10,9 miliardi di dollari disposti a giugno 2019 per chiudere circa 100.000 cause che accusavano il prodotto Monsanto di causare il cancro. Questo surplus andrà ad aggiungersi agli 1,25 miliardi di euro previsti per il fondo costruito per risolvere ulteriori controversie future. Bayer è in difficoltà anche per altri motivi. Poco prima della pubblicazione della trimestrale, il gruppo ha infatti lanciato un profit warning per il 2021. I motivi sono assoggettati al basso prezzo delle materie prime agricole, alla competizione nel mercato della soia e alla contrazione nella domanda di biocarburanti. L’azienda potrebbe tuttavia essere fuori dai vari problemi legali derivanti da Monsanto, acquistata nel 2018 per 63 miliardi di dollari, e avrebbe la possibilità di beneficiare del megatrend della terapia genica grazie alla scommessa effettuata grazie all’acquisizione di AskBio.
Azioni Bayer: l’analisi tecnica
Da un punto di vista grafico le azioni Bayer mettono in luce un quadro interessante, con i prezzi che sono riusciti a rimbalzare con decisione a ridosso del supporto di lungo periodo a 43,5 euro, che in passato è riuscito a dare vita al rally capace di portare il titolo sui suoi massimi storici. A corroborare la validità del livello è anche la trendline ottenuta collegando i lows di giugno 2019 a quelli della seconda ottava di marzo 2020. Se i corsi dovessero riuscire a ripartire oltre i 50 euro potrebbe prendere vita un movimento ascendente verso la trendline che unisce i top di maggio e giugno 2019 e transitante in zona 60 euro. Solo una rottura di tale zona unita a un deciso superamento dei 65 euro potrebbero dare modo ai corsi di creare i presupposti per un’inversione strutturata. Al contrario, discese sotto i 40 euro metterebbero i venditori nella condizione di tornare in zona 34,4 euro.
Investire nella rotazione settoriale e nella ripresa del petrolio
Nelle ultime tre settimane sul mercato degli asset rischiosi è esploso l’ottimismo grazie alle notizie positive sui vaccini anti-Covid di Moderna, Pfizer (NYSE:PFE) (NYSE:PFE) con BioNTech (NASDAQ:BNTX), e AstraZeneca PLC (LON:AZN) con l’Università di Oxford. Oltre a questo sono stati approvati dalla FDA diversi trattamenti contro il virus, tra cui il cocktail di farmaci prodotto da Regeneron utilizzato per la cura del Presidente USA Donald Trump.
Queste potenziali soluzioni per sconfiggere definitivamente il virus avvicinano il ritorno alla normalità, avvicinando sempre più il momento della ripresa degli spostamenti delle persone. Le notizie hanno dato il via ad una rotazione settoriale, con gli investitori che sono tornati a guardare con interesse quei titoli penalizzati dal lockdown e più legati all’economia reale. Allo stesso tempo, la corsa delle azioni di società della stay at home economy hanno fermato la loro incessante corsa. La stessa sorte è toccata alle materie prime, con il petrolio WTI che dallo scorso 9 novembre ha messo a segno un rialzo del 21,81%.
La commodity ha beneficiato del continuo supporto dell’OPEC+, che nella prossima riunione potrebbe decidere di spostare di uno o due trimestri l’aumento della produzione di 2 milioni di barili al giorno, e dalle minori paure di ulteriori flessioni della domanda. In questo quadro, uno sguardo può essere dato all’indice STOXX Europe 600 Oil & Gas, che sempre dal 9 novembre è salito del 27,55%. Guardare all’azionario del Vecchio Continente può ora risultare più interessante rispetto a quello USA, specie perché il primo ha sottoperformato il secondo durante il rally iniziato a metà dello scorso marzo. Le società del paniere sono state fortemente penalizzate nel 2020 ma il recupero dell’oro nero unito a multipli particolarmente bassi e all’impegno delle società per cercare di seguire il trend della decarbonizzazione potrebbero spingere i rialzi anche nel prossimo futuro.