Sui mercati asiatici gli scambi continuano a essere trainati dai miglioramenti dei prezzi del Petrolio Greggio.
Il petrolio, se riuscirà a mantenere i guadagni, farà registrare la settimana migliore da marzo, sull’onda delle speculazioni di interventi da parte dei principali produttori, volti a far fronte all’eccedenza di offerta.
Il greggio Brent ha toccato un picco pari a 51 USD al barile, in rialzo dello 0,4% durante la seduta, dopo aver aperto la settimana a 47 USD al barile.
Le dichiarazioni dei funzionari sauditi e russi suggeriscono che la riunione dell’OPEC del mese prossimo potrebbe portare ad azioni per stabilizzare il mercato.
Gli indici regionali asiatici hanno avuto un andamento contrastato, mettendo in risalto i bassi volumi estivi e la mancanza di nuovi catalizzatori. Il Nikkei ha guadagnato lo 0,26%, sostenuto dal calo dello JPY, invece Hang Seng e Shanghai sono rimasti impantanati in territorio negativo, rispettivamente a -0,28% e -0,31%.
I mercati Forex illiquidi hanno amplificato i movimenti, in una sessione generalmente tranquilla. Il biglietto verde si è rafforzato diffusamente dopo una settimana difficile, per effetto della chiusura di lunghi e non di un riposizionamento e di cambiamenti strutturali (rimaniamo ribassisti sull’USD).
L’indice sull’attività industriale giapponese è salito a 1 da -1, ma l’USD/JPY è rimasto all’interno della fascia compresa fra 100,10 e 100,45.
L’AUD si è indebolito, perché l’USD ha compiuto un rimbalzo e Moody’s ha rivisto al ribasso, portandolo a negativo, l’outlook delle banche australiane (citando la crescita debole e i tassi d’interesse bassi).
L’AUD/USD è sceso a 0,7626 da 0,7661, ma la domanda di fine seduta è intervenuta a sedare il momentum ribassista (seguendo potenzialmente l’esempio dell’NZD).
AUD e NZD traggono supporto dal rialzo dei prezzi delle materie prime e continueranno a seguirne i prezzi.
I verbali della BCE pubblicati ieri suggeriscono che i banchieri sono pronti ad ampliare il programma di acquisto di bond, la cui entità è attualmente pari a 80 miliardi di euro al mese.
Il tono è stato influenzato dalle aspettative d’inflazione dell’Unione monetaria europea, di nuovo in rallentamento.
Tuttavia, l’abilità della BCE di indebolire l’EUR con la politica monetaria sta arrivando al limite (come già visto per la BoJ e la BNS).
Gli operatori hanno ignorato il rapporto del Financial Times, secondo cui il settore finanziario del Regno Unito tenterà un accesso al mercato UE simile a quello attuato dalla Svizzera; la GBP non ne ha ricavato una spinta significativa.
Questa settimana l’USD è stato trainato dalla scarsa credibilità della Fed: nei loro commenti, i membri continuano a dire che alla riunione di settembre potrebbe esserci un intervento, ma i mercati non ci credono.
Il presidente della Fed di New York Dudley si è mangiato in parte le parole, rifiutando di ripetere, come aveva fatto martedì, che i mercati sottovalutano il rischio di un rialzo del tasso a settembre.
Dudley ha però ripetuto che l’economia USA è in buona salute, che migliorano i solidi dati sul mercato del lavoro e sulle retribuzioni, fattori in linea con un rialzo del tasso.
Il presidente della Fed di San Francisco Williams ha segnalato che stanno crescendo i rischi dovuti al fatto che si sta aspettando troppo per restringere la politica.
Nonostante i messaggi relativamente da falco della Fed di questa settimana, le previsioni di un rialzo di 25 punti base a settembre si fermano al 20%.
Salvo una svolta marcata dei dati economici USA, dubitiamo che la Fed interverrà a settembre e ci aspettiamo che l’USD rimanga debole.
Poiché le valute dei mercati emergenti offrono rendimenti mentre quelli dei mercati sviluppati calano o passano in negativo, dovrebbe continuare il flusso verso i mercati emergenti.
Sul fronte dei dati, gli operatori dovranno prepararsi a un’altra giornata flemmatica. Durante la seduta europea saranno diffusi i seguenti dati: l’IPP in Germania; la capacità industriale in Svezia; la bilancia commerciale in Spagna e i conti pubblici nel Regno Unito.
Nel pomeriggio, il Canada sarà in primo piano, con la pubblicazione dei dati sulle vendite al dettaglio e sull’inflazione dei prezzi al consumo.
Il forte rimbalzo del petrolio e il calo delle aspettative di un rialzo dei tassi dalla Fed dovrebbero sostenere gli acquisti di CAD nel breve termine.
Gli operatori si concentreranno sul minimo di giugno a 1,2655.