Crollo o correzione dei mercati? In ogni caso, ecco cosa fare adessoVedi i sopravvalutati

Impennata del won sudcoreano dopo il rapporto positivo sull’inflazione

Pubblicato 03.03.2016, 10:34
Aggiornato 07.03.2022, 11:10
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Market Brief

Lo Yen giapponese si è trovato in mezzo al fuoco incrociato delle vendite a Tokyo, perché si sospetta che il primo ministro giapponese Shinzo Abe si accinga a rinviare ancora una volta l’aumento dell’imposta sulle vendite.

L’aumento era inizialmente previsto per ottobre 2014, ma il governatore Abe decise di posticiparne l’introduzione all’aprile del 2015, sostenendo che l’economia non era abbastanza forte da sostenere un altro aumento dell’imposta (che era già stata portata all’8% nell’aprile del 2014).

Sembra che Abe ora si prepari a rimandare di nuovo l’intervento, ovvero l’aumento al 10%, all’aprile del 2019. Nel 2015 le agenzie di rating avevano già declassato il Giappone a causa delle incertezze sull’abilità del Giappone di ridurre il suo deficit fiscale.

Quindi, se ci sarà un nuovo rinvio, le probabilità di un altro declassamento del rating aumenterebbero significativamente.

Di conseguenza, l’USD/JPY ha cancellato le perdite di ieri, salendo di nuovo sopra la soglia a 114. In un’ottica di breve termine, si osserva una prima resistenza a 114,87 (massimo 16 febbraio), mentre al ribasso il minimo del primo marzo a 112,16 fungerà da supporto.

In Corea del Sud, il won (KRW) ha ottenuto una forte spinta dall’IPC primario, che a febbraio si è ripreso considerevolmente, superando le attese del mercato. L’IPC è salito dell’1,3% rispetto allo 0,9% previsto e allo 0,8% del rilevamento precedente (o dello 0,5% rispetto allo 0,1% delle previsioni medie su base mensile).

Dopo aver raggiunto il massimo da sei anni la settimana scorsa, la coppia USD/KRW ha ceduto più dell’1% durante la seduta asiatica, attestandosi a 1214,80. La prima resistenza si aggira intorno a 1200 (livello psicologico e massimi precedenti). Oltre al fattore inflazione, il won sudcoreano ha beneficiato anche dall’attenuarsi dell’avversione al rischio, che ha aiutato le valute dei mercati emergenti ad avanzare contro il dollaro USA.

Ieri a Sao Paulo il real brasiliano ha continuato ad apprezzarsi contro il dollaro USA, dopo che la banca centrale del Brasile (BCB) ha deciso di mantenere il tasso Selic al 14,25%, livello massimo da 9 anni.

I banchieri centrali brasiliani ritengono che l’economia sia già abbastanza sotto pressione e che sia necessario lasciarle riprendere fiato per un po’. La coppia USD/BRL è scesa sotto la soglia a 3,90 e si sta dirigendo verso il supporto più vicino, a 3,8448 (minimo 4 febbraio).

Sul mercato azionario, le piazze regionali asiatiche si sono mosse per lo più in territorio positivo sulla falsariga positiva di Wall Street.

I future sugli indici europei sono però leggermente negativi, perché gli operatori si chiedono se il rally possa continuare. In Giappone, il Nikkei ha guadagnato l’1,28%, l’Hang Seng ha invece ceduto lo 0,31%.

In Cina, i rendimenti azionari sono stati contrastati, con l’indice composito di Shanghai in rialzo dello 0,35% e quello di Shenzhen in calo dello 0,14%.

In Australia e Nuova Zelanda, le borse hanno guadagnato rispettivamente l’1,19% e l’1,07%. In Europa, gran parte dei future oscilla avanti e indietro fra territorio positivo e negativo.

Oggi gli operatori monitoreranno il rapporto sull’inflazione dalla Turchia; i PMI di Markit in Spagna, Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Brasile ed Eurozona; le vendite al dettaglio nell’Eurozona; il PIL in Brasile; i PMI di Markit, l’ISM non-manifatturiero, gli ordinativi alle fabbriche e di beni durevoli negli USA.

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