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È un buon momento per investire sui colossi del greggio?

Pubblicato 08.09.2020, 11:39

Scommettere sui principali titoli petroliferi è sempre stato rischioso. La maggiore sfida che affrontano gli investitori quando valutano i titoli energetici è prevedere correttamente la direzione dei mercati petroliferi.

Anche se siete dei tori degli energetici a lungo termine, scegliere il titolo giusto tra i “supercolossi” del greggio è diventato più complicato date le prospettive incerte, a lungo termine, dell’offerta-domanda sullo sfondo dell’aumento sempre maggiore dell’uso di fonti rinnovabili ed auto elettriche e della spinta globale per ridurre i cambiamenti climatici.

La pandemia di COVID-19, che ha drasticamente cambiato il modo in cui l’economia globale consuma energia, ha reso questo compito ancora più difficile.

Sebbene una lenta e graduale ripresa economica abbia spinto il prezzo del greggio nel secondo trimestre, non è ancora sufficiente a risolvere il forte squilibrio tra domande e scorte. La domanda è colata a picco quest’anno, dopo che la pandemia ha costretto i governi a chiudere le economie, le compagnie aeree a cancellare i voli e i lavoratori a stare a casa.

I prezzi del greggio sono più che raddoppiati dal minimo di marzo, ma continuano a segnare un tonfo di circa il 35% sull’anno. Il Brent è sceso a 42,66 dollari al barile venerdì, ed oscilla a meno di 42 dollari al momento della scrittura, registrando la maggiore perdita settimanale in quasi tre mesi con i tassi di contagio che continuano a salire in nazioni come USA ed India.

Davanti a queste incertezze, l’Arabia Saudita ha cominciato ad offrire sconti ai compratori per le consegne di ottobre, segnale che il maggiore esportatore mondiale si aspetta che la domanda di carburante si riduca con il coronavirus che continua ad infuriare in tutto il mondo, secondo una notizia di Bloomberg.

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I titoli petroliferi restano in rosso

VDE Weekly 2017-2020

Il Vanguard Energy Index Fund ETF (NYSE:VDE)— tra i cui principali 10 possedimenti troviamo Exxon Mobil (NYSE:XOM), Chevron (NYSE:CVX) e Phillips 66 (NYSE:PSX)— continua a segnare un crollo di oltre il 40% sull’anno, anche se l’indice S&P 500 ha recuperato quasi tutte le perdite dal calo di marzo.

E, come se l’incertezza economica non bastasse per stare lontani dai titoli energetici, c’è un ulteriore pericolo per gli investitori buy and hold: l’incertezza per la sostenibilità dei dividendi. Il massiccio tonfo dei prezzi del greggio nel primo trimestre ha costretto alcuni dei maggiori produttori di gas e greggio negli USA a congelare o a tagliare i payout.

Ad aprile, Royal Dutch Shell (NYSE:RDSa) ha tagliato il dividendo per la prima volta dalla Seconda Guerra Mondiale, riducendolo del 66%. Più o meno nello stesso periodo, il fornitore di servizi petroliferi Schlumberger (NYSE:SLB) ha abbassato il dividendo del 75%, il primo taglio in almeno quattro decenni.

Exxon e Chevron sono tra quei colossi energetici che finora hanno evitato di ridurre i loro payout, ma questa situazione potrebbe cambiare se il mondo dovesse vedere un altro calo della domanda, o se l’alleanza per controllare la produzione, e dunque le scorte, stretta dai produttori OPEC+ dovesse saltare.

XOM Weekly 2017-2020

Nel secondo trimestre, Exxon ha segnato una perdita trimestrale per il secondo trimestre di fila, per la prima volta in questo secolo. Chevron ha perso 8,3 miliardi di dollari nel secondo trimestre, la perdita maggiore da almeno il 1998.

Molti dei colossi petroliferi hanno cercato di mantenere fedeli gli investitori malgrado il rallentamento della crescita ed il tonfo dei profitti nell’ultimo decennio, ma non sembra più essere così. I possedimenti di azioni di greggio e gas da parte dei gestori attivi sono al minimo di 15 anni, in base alla banca di investimenti Evercore ISI.

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Morale della favola

I titoli petroliferi non rappresentano un’opzione di investimento interessante nell’attuale contesto economico. I loro profitti stanno scendendo ed i loro dividendi sono a rischio.

Queste compagnie sono le più esposte ad ostacoli negativi, come un eccesso di scorte di greggio, gas naturale e gas naturale liquefatto. Questa situazione difficilmente cambierà fino a quando la pandemia continuerà ad infuriare ed il sentimento si allontanerà dai combustibili fossili.

 

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