Crollo o correzione dei mercati? In ogni caso, ecco cosa fare adessoVedi i sopravvalutati

La RBNZ ha abbassato l’OCR al 2,75%, S&P declassa il Brasile

Pubblicato 10.09.2015, 10:48
Aggiornato 07.03.2022, 11:10
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Market Brief

Come previsto, la banca centrale neozelandese (Reserve Bank of New Zealand, RBNZ) ha tagliato l’OCR di 25 punti base, portandolo al 2,75%, non escludendo ulteriori allentamenti in futuro, visto che ha ribadito che continuerà a dipendere dai dati. La banca centrale ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita, dal 3% del comunicato di giugno al 2%, sostenendo che “l’economia si sta adattando al brusco declino dei prezzi all’esportazione e alla conseguente flessione del tasso di cambio”. Passando a un aspetto più positivo, Graeme Wheeler ha osservato che la crescita è stata sostenuta da un “turismo robusto, una forte immigrazione netta, dall’attività effervescente nel settore delle costruzioni a Auckland e in altre regioni”. Di conseguenza, il dollaro neozelandese ha ceduto il 2,30% contro l’USD e ora passa di mano intorno a 0,6270 USD. Eravamo già ribassisti sull’NZD e il comunicato accomodante non fa che rafforzare la nostra opinione, ovvero che la RBNZ desidera un kiwi più debole. Sul fronte dei dati, stando all’indice REINZ, le vendite di abitazioni sono balzate del 41,7% a/a ad agosto dopo l’incremento del 37,8% registrato a luglio.

In una mossa a sorpresa, l’agenzia Standard & Poor’s ha abbassato a livello spazzatura il rating del credito di lungo termine del Brasile da BBB- a BB+, mantenendo l’outlook negativo. Secondo l’agenzia di rating con sede a New York “le sfide politiche che il Brasile si trova ad affrontare sono aumentate, e vanno a pesare sull’abilità e volontà del governo di presentare al Congresso una finanziaria per il 2016 che sia in linea con una significativa correzione della politica invocata durante la prima parte del secondo mandato presidenziale di Dilma Rousseff”. Oggi, quindi, gli operatori sconteranno queste novità sull’USD/BRL e non sarà un bel vedere, perché non si prevedeva un intervento così repentino (S&P aveva tagliato l’outlook a negativo il 28 luglio). La soglia dei 4 BRL per dollaro non è poi così lontana.

Durante la seduta asiatica, le borse hanno ceduto in parte i forti guadagni di ieri, perché le crescenti incertezze sulla decisione sul tasso d’interesse della Fed spingono gli operatori alle prese di beneficio. Il Composite di Shanghai è in marginale rialzo, a +0,87%, mentre il suo omologo ad alto tasso di titoli tecnologici, il Composite di Shenzhen, cede lo 0,28%. In Giappone, il Nikkei 225 ha perso il 2,52% dei guadagni, pari al +7,7%, di ieri, mentre l’indice Topix cala dell’1,85%. Solo il Kospi sudcoreano è riuscito a rimanere in territorio positivo e guadagna l’1,44%. In Australia, l’S&P/ASX è arretrato del 2,42%, nonostante il rapporto sul lavoro incoraggiante. Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,2% ad agosto rispetto al 6,3% del mese precedente, l’economia ha creato 17.400 nuovi posti di lavoro, superando le 5 mila unità previste. Il dollaro australiano è risalito sopra la soglia a 0,70 contro il dollaro USA, cancellando le perdite d’inizio seduta.

In Europa, i futures sui listini europei seguono l’andamento asiatico, con l’Euro Stoxx 50 a -1,16%, il DAX a -0,96%, il CAC 40 a -1,10% e l’SMI a -0,82%. Nel Regno Unito, il Footsie cede lo 0,93% mentre la sterlina si è dimostrata resiliente dopo i dati deludenti pubblicati ieri. A luglio la produzione industriale è scesa dello 0,4% m/m rispetto allo 0,1% previsto, quella manifatturiera si è contratta dello 0,8% m/m a fronte dello 0,2% previsto. La coppia GBP/USD è in graduale flessione e ha ceduto lo 0,40% rispetto al massimo di ieri. Il supporto più vicino staziona a 1,5165 (minimo 4 settembre) mentre, al rialzo, si osserva una resistenza a 1,5413 (massimo 8 settembre).

Oggi gli operatori monitoreranno il rapporto sull’inflazione in Svezia e Norvegia; la decisione sul tasso d’interesse della BoE nel Regno Unito; la produzione manifatturiera in Sudafrica; i verbali del Comitato di Politica Monetaria e l’indice IPCA sull’inflazione in Brasile; i prezzi delle nuove abitazioni in Canada; l’indice sui prezzi all’importazione e le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione negli USA.

Arnaud Masset, Market Strategist,
Swissquote Europe Ltd

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