Lo shock dei mercati all’annuncio di Trump dura pochi minuti.
Da subito inizia una fase di stabilizzazione che porta i principali indici a chiudere la settimana in prossimità dei massimi di periodo.
Ma non tutto è così tranquillo come sembra, poiché l’evento spariglia decisamente le carte sul tavolo.
Vi sono alcuni importanti riposizionamenti dei portafogli, che permettono di dare un primo quadro di vincitori e vinti post -Trump.
Vincono Europa e Giappone, grazie al beneficio della svalutazione delle rispettive valute.
Bene anche la Russia, sull’attesa di più distese relazioni politiche. Perde il Latin America, preoccupato da muri e barriere. Perdono alcuni emergenti, preoccupati da un possibile irrigidimento dei commerci mondiali.
Perdono molto le obbligazioni, con l’attesa che le politiche fiscali di Trump possano velocizzare l’aumento dell’inflazione ed il rialzo dei tassi e perdono i settori azionari correlati con l’obbligazionario, come le utilities e l’immobiliare.
Si pensava potesse vincere l’Oro, che ne esce invece bastonato.
Tutti, invece, a comprare il Rame, metallo meno nobile e precedentemente colpito, forse oltremodo, ne esce un quadro ben diverso al di là del primo impatto; ci metteremo un po’ a digerirlo.
Sugli indici principali siamo di nuovo sulle resistenze, il tempo per ricaricarsi c’è stato, c’è una nuova chance per tentare di dare finalmente continuità rialzista; in particolare per l’Europa ed il Giappone.
Variazioni settimanali
USA
Una veloce analisi visuale del voto Usa, con Trump che vince in tutti gli “swing state”, quelli che generalmente decidono le presidenziali. Sotto le variazioni per contea rispetto al 2012. Un pensiero ai poveri sondaggisti, che ultimamente hanno vita difficile.
Lo S&P 500 fornisce una buona prova di forza, interrompendo la fase di debolezza; se sia vera gloria lo sapremo solo con il superamento convinto di 2200, che aprirebbe un target fino a 2350/2400
Europa
In rialzo i principali indici con l’eccezione della Spagna, che paga probabilmente il suo focus commerciale con il Latin America. Dax di nuovo in zona resistenze. Siamo in un momento decisivo per questo indice e gli Europei. Se non si riesce a superare di slancio l’ostacolo neanche questa volta, gli investitori potrebbero perdere la pazienza. La candela settimanale è promettente, gli oscillatori sono lontanissimi da soglie critiche: l’opportunità sembra esserci.
Italia
positivo anche l’indice italiano (+3%), seppure meno brillante nel finale. Il quadro grafico rimane invariato nella sua sostanziale lateralità ed è da considerarsi già positivo il fatto che non vi sia stato un crollo. Una candela settimanale di totale indecisione, tutta dentro a quella ribassista della settimana precedente. Qui pesa anche l’avvicinarsi del 4 dicembre, data del referendum. Altra consultazione dall’esito incerto.
Asia
Situazione grafica analoga per il Giappone, che in una settimana fa tutto il percorso da supporti a resistenze, senza per il momento superarle. Disegna comunque una candela interessante, con gli oscillatori bene impostati. Direi che deve tenere la vicina area 17.000 per essere credibile.
Reazioni dai minimi settimanali anche per altri asiatici, ma meno convincenti. Qui l’India, che va a testare i supporti di medio periodo e poi reagisce a metà, lasciando comunque sul terreno quasi il 2%.
Latin america
L’area più colpita dal ciclone Trump. Un po’ perché aveva corso molto (Brasile), un po’ per l’atteggiamento pre-elettorale di Trump sulle frontiere più sicure (Messico). L’indice Messicano si allontana velocemente dai recenti massimi storici. Qui dipende molto dalle prime mosse del neo presidente. Le prime dichiarazioni appaiono molto più “istituzionali” dei dibattiti pre-elettorali, ma il magnate rimane comunque poco prevedibile. Guardando ai prezzi siamo già sui primi importanti supporti, per ora senza reazione.
Obbligazionario
L’asset class più penalizzata in settimana, con il rialzo dei rendimenti USA che ha influenzato tutti i governativi globali. Sotto il BTP decennale italiano, che lancia un secondo campanello di allarme dopo la rottura della trend line rialzista, evidenziata due settimane fa. Rotto al ribasso anche il primo supporto rilevante in area 136, e siamo già vicini a 133, altro potenziale supporto. RSI già in iper venduto, da questi livelli o poco sotto aumenta la probabilità di rimbalzi. Ora paga un rendimento del 2% (da un minimo di 1% ad agosto). Sufficiente per far ritornare acquisti duraturi?
Materie prime
Il Rame è il vincitore assoluto della settimana finanziaria. Un balzo del 10,9%, arrivato fino a +16% venerdì in giornata. I motivi non sono evidenti, come spesso accade quando c’è la Cina di mezzo, maggior consumatore mondiale. In generale avevamo già sostenuto l’idea che la precedente lunga fase ribassista avesse ampiamente scontato il rallentamento cinese. I maligni insistono che l’acquisto di Rame sia un modo per liberarsi del renmibi fortemente svalutato. Motivi a parte, il segnale di inversione c’è.
Oro invece in deciso ribasso dopo la fiammata iniziale. Il possibile super trend non c’è più, ambizioni ora molto più limitate. Prezzi ora sui primi supporti (1220). In caso di rottura possibile qualche reazione da 1180. Resistenze principali ora abbassate a 1300$
EUR/USD
Trump era stato molto critico con le decisioni della FED di rallentare l’aumento dei tassi. La prima conclusione dei mercati è quindi che aumenteranno più velocemente. Si rafforza quindi il dollaro. Nuovo segnale ribassista della coppia, che potrebbe arrivare al terzo test di area 1.04 /1.05
Riccardo Zarfati
onehourtrading.it