Non molto tempo fa avevo scritto della buona opportunità controcorrente che si stava presentando sul settore Hi-Tech; nello specifico avevo richiamato l’attenzione su Apple (NASDAQ:AAPL) che ad oggi registra (dai minimi di giugno) quasi il 20% di performance.
La società di Cupertino in questo momento oscilla intorno alla media mobile a 200 giorni e (almeno per un’operazione di breve periodo) ritengo che parte del potenziale sia ormai stato sfruttato.
Non è tutto è perduto però, il Nasdaq come indice aggregato vede un quadro tecnico ben diverso, perché conserva ancora un buon potenziale di breve periodo.
Dopo il breve periodo, quali prospettive per il lungo termine?
Ritengo che ci siano due scenari plausibili, ma entrambi vedono la continuazione di un ribasso. La prima possibilità vedrebbe un’impostazione tecnica simile al 2015, ovvero, tra alti e bassi il prezzo oscillerebbe all’interno di una morsa laterale, generando un doppio minimo, prima di riprendere la corsa al rialzo.
Il secondo scenario, tra i più classici, vedrebbe il prezzo precipitare rapidamente in basso, scontando un movimento verticale con un possibile target nei pressi del minimo del 2020. Solitamente questo tipo di impostazione tecnica genera un’alta volatilità in un lasso di tempo relativamente breve, lasciando poco margine di manovra per l’investitore di breve periodo che cerca “giunture” di acquisto.
Nel passato il mercato ha già conosciuto questo tipo di modello comportamentale, ad esempio nel 2008 e negli anni 2000. In entrambi i casi la capitolazione ha portato alla generazione di minimi importanti, “scorci” di acquisto controcorrente da cogliere al volo per gli anni futuri.
Il Buffett Indicator: ancora in una fase di sopravvalutazione storica
Seppur vero che il rapporto ideato da Warren Buffett non è necessariamente da interpretare come un oscillatore linearizzato, attualmente le sue valutazioni fluttuano intorno all’area di massimo, storicamente fase di sopravvalutazione.
Tale ratio non ci dice con assoluta certezza se il mercato è in una fase di massimo (o di minimo) tuttavia ci dice quale rischio “di caduta” l’investitore si fa carico se acquista oggi azioni a mani basse. Insomma, possiamo considerarlo una proxy del rapporto rischio/rendimento di una determinata operazione.
In conclusione: Il breve periodo è senza dubbio positivo e non è da escludersi una sua continuazione (anche per diverse settimane), ma il lungo periodo è tutto un altro discorso. Ciò non vuol dire necessariamente che i mercati debbano crollare vistosamente, ma senza dubbio, è plausibile ipotizzare un certo grado di incertezza che porterà a “scontare” gli eccessi registrati dagli indicatori.