L’USD si è stabilizzato contro gran parte delle valute G10 (EUR, CHF e JPY), estendendo i guadagni contro le valute legate alle materie prime e dei mercati emergenti, per quanto i rialzi non siano stati omogenei.
Durante la seduta asiatica, l’EUR/USD ha annaspato intorno a 1,1235 nonostante i commenti da colomba pronunciati ieri dal governatore della Fed Brainard.
A sua detta, “le motivazioni per restringere preventivamente la politica sono meno convincenti” e ha avvertito che il mercato del lavoro non funziona ancora a pieno regime.
Di conseguenza, i rendimenti dei titoli di Stato a scadenza breve sono scesi leggermente, quelli dei titoli a due anni, sensibili alla politica monetaria, hanno testato lo 0,75%.
Sulle scadenze più lunghe, il decennale si è stabilizzato intorno all’1,66%, il trentennale invece si è consolidato leggermente sotto la soglia del 2,40%.
Nel complesso, tutta la curva è salita notevolmente dall’inizio del mese, lo spread fra i rendimenti dei titoli a due anni e dei decennali è balzato allo 0,90% - massimo da giugno di quest’anno - rispetto allo 0,75% di fine agosto.
L’allargamento dello spread fra le scadenze è dovuto soprattutto al calo dei tassi a breve termine, piuttosto che al rialzo di quelli a lungo termine.
Le valute legate alle materie prime hanno stornato parzialmente i guadagni di ieri: l’AUD ha ceduto lo 0,50%, scendendo a 0,7530 USD a Sydney, il kiwi è scivolato dello 0,40%, a 0,7325 USD.
L’AUD ha subito il fuoco incrociato degli investitori globali, che vanno alla caccia di rendimenti più elevati e che spingono al rialzo l’AUD, e il contesto di inflazione debole che accresce le pressioni sulla RBA affinché allenti ulteriormente la sua politica monetaria.
Ieri l’AUD/USD ha testato il minimo da un mese, intorno a 0,75, prima di balzare a 0,7566 sulla scia dei commenti da colomba di Brainard.
Anche se l’AUD sarà soggetto a rischi al rialzo – soprattutto per il suo status di valuta ad alto rendimento – crediamo che nel medio termine peserà di più il potenziale al ribasso.
Sul mercato azionario, martedì i rendimenti sono stati contrastati in Asia, dopo l’ondata di vendite in Europa e il rally di Wall Street. Il Nikkei giapponese ha guadagnato lo 0,34%, mentre l’indice della Cina continentale CSI ha ceduto lo 0,15%.
A Hong Kong, l’Hang Seng ha guadagnato lo 0,36%, i titoli australiani hanno perso lo 0,23% e quelli quotati a Wellington sono scivolati dello 0,42%. In chiusura, i future sui listini azionari europei puntano a un’apertura in rialzo.