Alla fine, purtroppo il Nasdaq chiude la sessione in area di recessione. Dopo aver più volte flirtato in tale regione, riuscendo tuttavia sempre a chiudere al di sopra, ieri le preoccupazioni in vista della prossima riunione della Fed di domani e le inquietudini provenienti dalla Cina – lockdown e crollo dei titoli tecnologici cinesi – hanno rincarato le vendite. Correzione che dura da 76 sedute, iniziata dai massimi del 22 novembre scorso.
Situazione tecnica di recessione che non si registrava sul Nasdaq 100 dal marzo 2020, quando allora a preoccupare i mercati era la prima ondata di Covid. Dai massimi del 20 febbraio 2020 l’indice corresse di oltre 28 punti percentuali fino al 20 marzo 2020, impiegando successivamente 53 sessioni per recuperare la caduta.
A incidere sul paniere tecnologico americano la caduta delle sue big, con le prime sette società a maggior peso sull’indice in territorio negativo: Apple (NASDAQ:AAPL) -2.45%, Microsoft (NASDAQ:MSFT) -0.74%, Amazon (NASDAQ:AMZN) -1.98%, Alphabet (NASDAQ:GOOGL) (Goog) -2.28%, Tesla (NASDAQ:TSLA) -1.93%, Alphabet (Googl) -2.52 e Nvidia -2.51%
Non mancano poi le forti correzioni dei singoli titoli con le cinesi Pinduoduo -20.54% e JD.com -10.52%.
La seduta sui mercati azionari di ieri ha registrato enormi differenze settoriali e regionali, le prime influenzate dai rialzi dei rendimenti obbligazionari e le seconde dai rapporti con Russia/Ucraina e Cina. In America, bene in particolare il comparto Value, il quale allunga la sua performance sul Growth di oltre l’1.5%, aggiornando nuovi minimi del rapporto IWF/IWD (rispettivamente ETF sulla crescita rispetto al valore) di oltre il 17% dai massimali del 1 dicembre e riportando il rapporto sui valori del 19 maggio 2021.
Non si ferma la correzione degli indici cinesi, con l’Hang Seng che scambia al -32% da inizio anno. Non sono bastate le sorprendenti pubblicazioni ad aiutare il sentiment poiché è venuto meno il supporto politico. La produzione industriale e le vendite al dettaglio sono state più alte del previsto per i mesi di gennaio e febbraio. A soffiare contro i nuovi venti contrari di un peggioramento dell'epidemia di Covid e degli effetti di lockdown sulle catene di approvvigionamento, ma soprattutto la Cina si è astenuta oggi dal tagliare il tasso sui prestiti a medio termine di un anno, sebbene sia altamente probabile come a tali condizioni verrà ad essere effettuato nei prossimi mesi. La People's Bank of China (PBOC) ha dichiarato che manterrà il tasso su 200 miliardi di yuan ($ 31,44 miliardi) di prestiti a medio termine (MLF) di un anno ad alcune istituzioni finanziarie invariati al 2,85% rispetto all'operazione precedente.
Dialogo, quello di ieri, tra Cina e Americana tra il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan e il capo della politica estera cinese Yang Jiechi che non ha trovato soluzioni; tuttavia, resta positivo l’esistenza stessa di un dialogo tra le parti. Gli Stati Uniti hanno espresso preoccupazioni per l’allineamento della Cina con la Russia mentre la Cina ha dichiarato la sua opposizione alle sanzioni. Con un interscambio di oltre 15000 mld di dollari tra Europa e America e con un PIL in “rallentamento”, “solo” 5%, sarà difficile per Xi Jinping sostenere apertamente la causa dell’alleato russo.
Continua il calo delle materie energetiche, il petrolio WTI scende nuovamente sotto i $100 al barile mentre il Brent europeo si ferma proprio in tale area. Entrambe hanno visto correzioni di oltre il 21% negli ultimi 7 giorni. Anche il gas europeo, misurato con i futures TTF sono scesi sotto i 108,5€ per megawattora, registrando un nuovo minimo in quasi due settimane e soprattutto correggendo di quasi il 70% dai record del 7 marzo - dove le quotazioni raggiunsero circa i 350€ per megawattora. Le preoccupazioni per interruzioni delle forniture russe nei confronti dell’Europa si sono allentate grazie ai numeri che evidenziano un flusso in salita
Nonostante i piani dell'UE per ridurre di due terzi le importazioni russe, risulta ancora necessario il bisogno di rifornire le scorte di gas prima del prossimo inverno, che attualmente si trovano vicino ai minimi storici
Intanto attenzione ai prezzi agricoli, dopo che Bayer ha minacciato sanzioni nei confronti della Russia nel 2023, se non dovesse fermare il suo attacco all’Ucraina. Con la Russia che rappresenta il più grande esportatore di grano, questo potrebbe significare un ulteriore aumento dei prezzi degli alimenti. L'ONU intanto ha messo in guardia su una nuova crisi alimentare globale a causa dell'aumento dei prezzi di cibo e fertilizzanti – con il grano che da inizio anno è salito del 68.47%.
Appuntamenti Macroeconomici: A breve le pubblicazioni sul sentiment tedesco ZEW. In America, attenzione all’indice dei prezzi alla produzione, la cui variazione mensile di febbraio potrebbe essere perfino superiore al punto percentuale e i cui valori su base annua potrebbero aggiornare i record toccando i 10 punti percentuali. Si terrà nella giornata, inoltre, il Meeting europeo EcoFin e sarà pubblicato il report mensile OPEC
Criptovalute: bocciata la proposta europea di divieto delle criptovalute basate sul Proof of Work (Bitcoin ed Ethereum in particolare) le criptovalute hanno ieri respirato prima di essere successivamente trascinate al ribasso sui cali dell’indice tecnologico americano.
Intanto di interesse osservare come ben 54 mila Bitcoin sono stati rimossi dagli Exchange, un segnale a cui spesso viene assegnato una visione rialzista.
USDJPY
Il 13 ottobre avevamo pubblicato, vedi blog eToro (link) proprio un’analisi sulla coppia dollaro americano / yen giapponese che di seguito riporto nuovamente:
“Continua la corsa del Dollaro Americano. Interessante a riguardo osservare l’andamento della coppia USDJPY. Il grafico settimanale, qui sotto riportato, riporta la rottura al rialzo del suo stretto range. L’ultima volta che abbiamo osservato ad una rottura di una così ristretta volatilità (osservabile dalle Bande di Bollinger) era oltre 7 anni fa e, da come possiamo vedere, ha generato una forte crescita della coppia. Da monitorare quindi l’area dei $117”
Oggi la coppia scambia intorno ai 118, annotando il livello più basso da gennaio 2017. Il motivo di questo rally è da cercare all’interno delle due opposte manovre di politica monetaria, con la posizione decisa da colomba della Banca del Giappone in netto contrasto con le altre principali banche centrali, prossime ad inasprire le politiche monetarie. La banca centrale giapponese, la cui riunione è prevista per il 17-18 marzo, ha ripetutamente affermato che manterrà politiche monetarie estremamente accomodanti per sostenere la ripresa economica e raggiungere il suo obiettivo di inflazione del 2%. Il governatore della BoJ, Kuroda, ha anche recentemente escluso la possibilità di ritirare lo stimolo per far fronte a qualsiasi aumento dell'inflazione dovuto alle materie prime, sottolineando la necessità di attendere che la crescita salariale riprenda.
Il trend rialzista resta ancora forte, sebbene in prossimità di zone di ipercomprato, non stupirebbe quindi assistere a prossime sedute di consolidamento. Solamente un eventuale rottura dell’area dei 119 potrebbe attualmente generare nuove forti pressioni rialziste sulla coppia USDJPY con l’area di 120 e 125 come principali target.
Gabriel Debach
eToro Italian Market Analyst
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