Market Brief
Durante la seduta asiatica l’USD si è apprezzato diffusamente, guadagnando contro quasi tutte le valute G10; solo lo yen (JPY) è riuscito ad apprezzarsi. Le divise dei paesi emergenti, e soprattutto quelle asiatiche, sono state vendute, il won sudcoreano ha ceduto lo 0,75%, la rupia indiana lo 0,20% e il baht tailandese lo 0,30%.
La banca centrale cinese (PBoC) ha svalutato lo yuan per il settimo giorno consecutivo, fissando la quotazione ufficiale a 6,5314 per un dollaro, in rialzo dello 0,22% rispetto al prezzo medio di ieri. Ora che l’FMI ha incluso la valuta cinese nel paniere DSP, la PBoC sembra più disposta a svalutare lo yuan. Ciò nonostante, si susseguono segnali che fanno pensare a un imminente aggiustamento al ribasso. Gli ultimi dati dalla Cina suggeriscono che la banca centrale non ha ancora messo fine alle misure di allentamento. A dicembre, il PMI servizi di Caixin è sceso a 50,2 punti, dai 51,2 del mese precedente; il PMI composito è sceso sotto la soglia dei 50 punti, il che indica una contrazione, a 49,4 punti dai 50,5 di novembre. È lecito attendersi nuovi tagli del tasso sui finanziamenti a un anno e del quoziente di riserva obbligatoria.
Considerando l’esposizione dell’Australia alla domanda dalla Cina, che assorbe più del 30% delle esportazioni australiane, l’AUD soffre per gli effetti di riverbero dovuti ai timori per la Cina. L’AUD è sceso dello 0,75% a Sydney, in calo di più del 2,80% dall’inizio dell’anno. Ovviamente, anche i prezzi del minerale di ferro hanno subito forti pressioni a vendere, nella notte i future sono crollati dell’1,40%. Il dollaro neozelandese è sceso dello 0,70% ad Auckland e al momento testa la forte resistenza a 0,6672 (media mobile a 50 giorni). Il kiwi continuerà la sua corsa al ribasso. Prevediamo un ulteriore deprezzamento del dollaro neozelandese contro il biglietto verde, il livello a 0,6430 USD costituirà il prossimo obiettivo, vista la dipendenza del paese dalla domanda esterna.
Dopo un avvio di 2016 burrascoso, la coppia EUR/USD si è stabilizzata sopra il livello a 1,07 USD. La coppia ha infranto il supporto chiave a 1,0796 (minimo 7 dicembre), circostanza che ha inviato un forte segnale ribassista; da allora, però, la moneta unica si è mossa lateralmente. Al ribasso, il minimo del 3 dicembre a quota 1,0524 rappresenta l’ultimo ostacolo prima del minimo da 13 anni (1,0458) segnato il 20 marzo dello scorso anno. Nonostante la divergenza fra le politiche monetarie di Eurozona e USA, crediamo che il ribasso sarà piuttosto limitato per l’EUR/USD, perché la ripresa incerta negli USA impedirà alla Fed di restringere rapidamente la sua politica monetaria.
Sul mercato azionario, l’avversione al rischio continua a pesare su gran parte degli indici. Tuttavia, i mercati cinesi si sono in qualche modo ripresi e hanno archiviato la seduta in territorio positivo, con gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen in rialzo rispettivamente del 2,25% e del 2,61%. In Giappone, il Nikkei 225 ha ceduto lo 0,99%, mentre il più ampio indice TOPIX è scivolato dell’1,05%. L’Hang Seng di Hong Kong ha ridotto le perdite, in calo dello 0,77%. In Europa, i future sugli indici azionari stamattina sono negativi. L’EURO STOXX 600 è in calo dello 0,14%, il DAXdello 0,20%, il FTSE 100 100 dello 0,18% e l’SMI dello 0,03%.
Oggi gli operatori monitoreranno i PMI servizi e compositi in Spagna, Italia, Francia, Germania, Regno Unito, USA, Brasile ed Eurozona; l’IPP nell’Eurozona; le richieste di mutui MBA, gli ordinativi di beni durevoli, il dato ADP sulla variazione nell’occupazione, la bilancia commerciale, l’indice ISM non manifatturiero e gli ordinativi alle fabbriche negli USA.