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Petrolio: Putin è un salvatore per i consumatori? No

Pubblicato 22.10.2021, 13:19
Aggiornato 02.09.2020, 08:05

Il mondo ha un nuovo “zar dell’energia”: è così che si immagina Vladimir Putin mentre tende una mano sia ai produttori (la Russia è abbastanza importante da sedere al fianco dei sauditi nell’OPEC+) che ai consumatori (l’Europa potrebbe risolvere la crisi del gas se solo ascoltasse Mosca, secondo lui).

Le “soluzioni” offerte dal presidente russo ai mali del mondo sono spesso guardate con sospetto, e forse per un buon motivo.

All’inizio della settimana, la Russia ha reso noto che non procederà con l’offerta di gas extra ai consumatori europei a meno che non le sia dato qualcosa in cambio: l’approvazione per cominciare le spedizioni attraverso il tanto discusso condotto Nord Stream 2.

Ieri Putin ha reso una dichiarazione che ha scatenato i mercati del greggio: l’OPEC+ renderà disponibili più barili di quanto promesso.

Oil Daily

Grafico giornaliero del greggio

L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di petrolio e i suoi alleati in occasione del vertice del 4 ottobre hanno deciso di non aggiungere più dei 400.000 barili al giorno promessi nei prossimi cinque mesi, nonostante la stretta globale sulle scorte che ha portato i prezzi del greggio ai massimi di sette anni.

Interpretare le parole di Putin

Putin, tuttavia, ha detto che l’OPEC+ aumenterà la produzione “un po’ più del previsto”.

E il leader russo ha anche aggiunto che:

“Non tutti i paesi sono in grado di aumentare significativamente la produzione petrolifera”.

Putin potrebbe voler intendere che qualunque quantità extra di greggio in arrivo dall’OPEC+ sul breve termine sarà limitata.

O che la Russia è uno dei paesi che ha la capacità (e l’intenzione) di alzare significativamente la produzione, più della maggior parte dei paesi OPEC+. Oltre alla Russia, anche l’Iraq ha reso noto di potere (e volere) produrre di più.

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Quali sono i programmi della Russia?

Il 7 ottobre, solo tre giorni dopo il vertice OPEC+, il vice Ministro per l’Energia russo Pavel Sorokin ha dichiarato che Mosca non vuole che il mercato petrolifero si surriscaldi e che vorrebbe vedere i prezzi del greggio globali attestarsi in un range a lungo termine di 45-60 dollari al barile. Nel frattempo, il riferimento globale del greggio, il Brent, è scambiato oltre gli 86 dollari.

Putin stesso ha affermato di non volere prezzi del greggio alle stelle, sebbene non escluda la possibilità di un prezzo a 100 dollari al barile.

Ma i russi non parlano del perché il vice Primo Ministro Alexander Novak non abbia mantenuto la sua posizione circa una maggiore produzione durante il vertice di ottobre dell’OPEC+, che ha presieduto insieme alla sua controparte saudita Abdulaziz bin Salman.

Inoltre, se la Russia davvero non desidera vedere una distruzione della domanda per via di un prezzo alto, perché non ha prodotto di più a settembre, quando i prezzi sono passati da meno di 65 dollari ad oltre 80 dollari?

Secondo un sondaggio dell’OPEC+, la Russia ha prodotto 9,86 milioni di barili al giorno a settembre, appena 160.000, o l’1,6%, in più del suo obiettivo di 9,70 milioni. L’Iraq ne ha prodotti 4,18 milioni al giorno, superando di 70.000 unità la sua quota di 4,11 milioni di barili.

OPEC+: incline agli scontri

È ovvio perché la Russia cerchi di restare amica dei sauditi all’interno dell’OPEC+, nonostante le polemiche sui prezzi del greggio.

L’accordo OPEC+, in vigore dal 2015, ha funzionato soprattutto grazie a loro due, i maggiori produttori petroliferi al mondo dopo gli Stati Uniti, che hanno perso almeno il 15% della loro produzione dallo scoppio della pandemia di coronavirus nel marzo 2020.

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Il loro disaccordo sulla produzione aveva innescato il collasso del funzionamento dell’OPEC+ poco prima della pandemia, causando un eccesso di scorte globali che aveva portato i prezzi del greggio USA in territorio negativo per la prima volta nella storia. Grazie alla mediazione dell’ex Presidente USA Donald Trump, i due paesi si erano poi rappacificati. E nessuno dei due vuole che si ripeta un disastro simile.

Quindi la prossima volta che sentirete Putin parlare dei prezzi del greggio alti o del bisogno di avere più barili sul mercato, ignoratelo.

Il presidente russo sembra voler dare l’immagine di uno zar globale dell’energia in grado di risolvere i problemi di produttori e consumatori. La realtà però è che l’Europa continua ad opporsi al suo Nord Stream 2 e che il Ministro dell’Energia saudita Abdulaziz odia perdere.

Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.

Ultimi commenti

Il NStream2 è eredità Putin-Merkel e non sarà messo in discussione. Si tende sempre a sottovalutare la reale tracotanza tedesca e la sua volontà. Non è l’UE che fa le regole a Berlino ma è Berlino che detta le sue regole per la sua permanenza nell’UE (e per l’esistenza dell’Euro). La Germania è l’astro europeo attorno a cui tutta l’economia europea orbita. La Germania userà il NStream2 (l’ha pagato e realizzato senza benestare europeo, arrivato a lavori fatti per non mostrare che è stato fatto senza appoggio dell’EU) per le proprie richieste e non è nemmeno detto che sarà disposta a condividerlo con il resto d’europa senza fare pretese. La rivalità Bundesbank-BCE si fa sempre più muro contro muro. Più la BCE mette in tavola “fondi a pioggia” senza rispetto della capital key e più i tedeschi ricorrono ai trattati BCE. Di risposta la corte europea da ragione a Berlino e la BCE semplicemente “cambia nome” alla manovra e continua per la sua strada. Quanto durerà? Altro che “lo zar”.
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