Market Brief
Stanotte i mercati forex hanno avuto un andamento dimesso e l’USD si è indebolito contro gran parte delle altre valute. La flessione delle vendite al dettaglio negli USA rimanda ulteriormente le prospettive di un rialzo del tasso della Fed e ha fatto scendere l’indice DXY ai minimi del 2015. I dati deboli negli USA hanno vanificato le previsioni di una ripresa rapida dalla fase di debolezza economica generata dall’inverno rigido nel primo trimestre. Le prospettive di una ripresa negli USA appaiono molto meno sicure, il che spinge gli economisti a iniziare a rivedere al ribasso le previsioni sulla crescita annua. I rendimenti dei decennali USA si sono aggirati intorno al 2,26%, riprendendosi dal calo precedente. L’EUR/USD ha ottenuto un altro stimolo dai rendimenti dei Bund tedeschi, che sono rimasti su livelli elevati durante la seduta asiatica. L’EUR/USD è lievitato a 1,1381 (massimo da febbraio) rispetto all’1,1228 di mercoledì. L’USD/JPY è rimasto nella fascia compresa fra 119,11 e 119,40. Chi opera sull’USD/JPY si concentrerà su quota 118,40, livello che potrebbe innescare un’estensione ribassista fino a 116,60. L’USD è sceso marginalmente contro le divise dei mercati emergenti asiatici. I mercati azionari asiatici accusano un calo diffuso dopo una seduta instabile (in scia alla seduta debole di Wall Street). Nikkei, Hang Seng e Composite di Shanghai hanno ceduto rispettivamente lo 0,98%, lo 0,04% e lo 0,36%. Solo il Kospi è riuscito a chiudere la giornata in territorio positivo, in rialzo dello 0,29%. I prezzi del greggio sono scesi marginalmente, dopo che, nel suo rapporto mensile, l’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) ha segnalato il perdurare di un’offerta eccessiva, rispetto al calo delle scorte di petrolio negli USA di cui si era riferito in precedenza. Altrove, il governo greco avrebbe escluso la convocazione di un referendum per ottenere il sostegno dell’opinione pubblica per riforme potenzialmente impopolari, optando invece per la negoziazione di un compromesso con i creditori entro la fine del mese.
L’NZD ha fatto registrare i guadagni maggiori contro l’USD. I dati economici sono stati favorevoli: nel primo trimestre, le vendite al dettaglio sono salite del 2,7% t/t e del 5,1% a/a a fronte dell’1,5% e del 4,9% previsti. Il PMI manifatturiero di aprile si è attestato a 51,8 punti, cifra inferiore all’espansione rivista, pari a 54,6 punti, di marzo. Nonostante i dati positivi, il taglio del tasso OCR alla riunione di giugno della RBNZ rimane molto probabile. La coppia NZD/USD ha compiuto un rally fino 0,7564, superando agevolmente lungo il cammino la media mobile a 65 giorni. Il superamento del livello a 0,7570 spianerebbe la strada verso una ripresa più marcata fino a 0,7666. L’AUD/USD ha violato il livello a 0,8076 (si veda il Rapporto Tecnico Giornaliero), ciò lascia presagire una ripresa più diffusa fino a 0,8247 (38% del ritracciamento di Fibonacci da settembre 2014).
Vista la chiusura per festività in alcuni paesi europei, il calendario economico non presenta molti appuntamenti. Gli operatori monitoreranno l’IPP negli USA, che dovrebbe attestarsi allo 0,1% m/m e le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione, stimate a 273 mila unità dopo le 265 mila registrate la scorsa settimana. La banca centrale del Cile non dovrebbe modificare i tassi di riferimento. Considerando che la scorsa settimana l’IPC cileno ha fatto registrare un rialzo, il comunicato della banca centrale potrebbe contenere toni lievemente più aggressivi.
Peter Rosenstreich, Chief FX Analyst,
Swissquote Europe Ltd