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Mentre i mercati sembrano aver trovato una loro stabilità dopo l’estrema volatilità di mercoledì pomeriggio, la debolezza del dollaro USA è tornata alla ribalta. Debolezza coadiuvata dai dati sull'inflazione, attesissimi dal momento in cui la FED aveva visto al rialzo le prospettive inflattive e le buste paga in aumento avevano certificato questo “rischio”. Sebbene ci sia stata un leggero rialzo, a quanto pare non è abbastanza per gettare il panico negli investitori.
Inizialmente abbiamo assistito a un apprezzamento del Dollaro, dopodiché lo scenario è completamente cambiato perché l’analisi approfondita dei dati ha confermato soltanto che l’inflazione sta uscendo dal periodo di debolezza, non che sta scappando via comportando rischi per chi tempo addietro aveva puntato tutto o quasi sull’azionario.
La crescita dell’inflazione, sana e graduale, viene vista positivamente dai mercati e mantiene una discreta debolezza del biglietto verde.
Il fatto che non ci sia stato un aumento esponenziale dell'inflazione significa che le prospettive di dicembre/gennaio potrebbero riprendere.
Le azioni hanno accelerato al rialzo, ma sono saliti anche i rendimenti obbligazionari. Il 10 anni è superiore al 2,90% e dovrebbe puntare nuovamente al 3,0%, ma fintanto che l'inflazione non mostrerà ulteriori segnali al rialzo allora la propensione al rischio potrebbe riprendere.
Wall Street ha chiuso consolidando buoni guadagni, l’indice SP 500 è salito del + 1,3% a 2699 punti, anche i mercati asiatici sono stati positivi ( Nikkei + 1,5%) e gli europei sembrano intenzionati a spingere al rialzo. Sul valutario il Dollaro appare sotto pressione contro tutte le majors, ma ancora una volta l'attore protagonista è lo yen giapponese .
Il miglioramento dell’occupazione australiana ha rafforzato la valuta di riferimento, per quanto riguarda le materie prime la debolezza del dollaro contribuisce a sostenere i guadagni sull'oro, mentre finalmente sembra che i tori abbiano voglia di riprendere in mano le operazioni sul Petrolio.
Oggi, sul fronte macro economico, avremo i dati americani sui prezzi alla produzione (ore 14:30): il dato principale dovrebbe calare di un decimo di punto percentuale attestandosi a + 2,5% (da + 2,6% precedente) e il PPI core dovrebbe scendere a + 2,1% (da + 2,3%).
L'Empire State Fed Manufacturing, sempre alle 14:30, dovrebbe mostrarci ancora forza attestandosi a +17,5 (da +17,7 del mese scorso), mentre il Philly Fed Business dovrebbe calare leggermente a +21,1 (da +22,2). Infine attenzione alla produzione industriale degli Stati Uniti delle 15:15 attesa in crescita del + 0,2% su base mensile.