- Il titolo di Tesla è crollato di oltre il 40% quest’anno, in scia al sell-off delle società ad alta crescita
- Gli analisti avvertono che le difficoltà della casa automobilistica in Cina sono ormai impossibili da ignorare
- L’offerta di Elon Musk di comprare Twitter pesa sul titolo
Le azioni del produttore di auto elettriche più grande del mondo, Tesla (NASDAQ:TSLA), crollano da oltre un mese ormai e ieri hanno chiuso a 628,16 dollari, giù di quasi il 7% sulla giornata.
Sul titolo pesano una serie di fattori, come le prospettive macroeconomiche cupe, l’impennata dei casi di COVID in Cina e l’intenzione di Elon Musk di comprare Twitter (NYSE:TWTR) per 44 miliardi di dollari.
Al contrario delle correzioni dello scorso anno, quando Tesla era riuscita a riprendersi in fretta, stavolta le cose sembrano diverse. Nel diffuso sell-off dei titoli ad alta crescita, le perdite di Tesla (oltre il 47% sull’anno in corso finora) sono molto maggiori rispetto a quelle di altri colossi, come Apple (NASDAQ:AAPL), sceso di oltre il 20% quest’anno.
Tesla, finora, è riuscita a superare i problemi di approvvigionamento globali e l’impennata dei costi delle materie prime molto meglio della concorrenza. Ha prodotto 11 trimestri in profitto consecutivi, battendo costantemente le stime sulla produzione degli analisti.
Tuttavia, ci sono segnali che l’ultima ondata di coronavirus in Cina, con dei lunghi lockdown che hanno interrotto l’attività della sua fabbrica a Shanghai, danneggeranno la produzione nel secondo trimestre.
In una recente nota, l’analista di Morgan Stanley Adam Jonas avverte che i problemi delle forniture in Cina potrebbero comportare una “sostanziale” delusione sulle consegne nel Q2. Secondo i dati di Bloomberg, la stima media degli analisti per le consegne di Tesla del secondo trimestre è di circa 303.000 unità, giù del 12% dalla fine di marzo.
L’incertezza che circonda l’accordo Twitter
Oltre ai lockdown in Cina ed al peggioramento del contesto macroeconomico, non aiuta nemmeno il coinvolgimento di Elon Musk nell’ottenere condizioni favorevoli per Twitter. Il miliardario a capo di Tesla di recente ha twittato che l’accordo è “sospeso” fino a quando non avrà più informazioni circa la percentuale di account spam sulla piattaforma.
Sia il titolo Tesla, sul quale Musk fa affidamento per finanziare l’accordo, che Twitter sono crollati. Il board di Twitter, intanto, ha reso noto che intende far rispettare l’accordo, che prevede il pagamento di 54,20 dollari ad azione. Questa incertezza pesa moltissimo sugli investitori di Tesla, preoccupati che Musk dovrà vendere altri possedimenti nella società di EV per finanziare l’accordo. Altra pressione: l’accordo prevede inoltre una penale da un miliardo di dollari nel caso in cui Musk si tirasse indietro.
Data la miriade di difficoltà, gli ultimi problemi di Tesla hanno creato una netta divisione all’interno della comunità degli analisti circa il titolo della società.
Tra i 42 analisti intervistati da Investing.com, sebbene 22 abbiano assegnato un rating buy su TSLA, quasi altrettanti lo considerano sell o neutral.
Fonte: Investing.com
Il price target medio su 12 mesi di 973,84 dollari indica un rialzo del 55,03%, ma il range di prezzo è ampio: da un minimo di 250 dollari ad un massimo di 1.620 dollari, segno di quanto siano incerti gli analisti sulla traiettoria futura del titolo.
In una nota di ieri, Bernstein si dice preoccupato che l’acquisto di Twitter possa far scendere ulteriormente il titolo Tesla. Si legge nella nota:
“Forse il maggiore, ma meno probabile, rischio finanziario è che Musk completi l’accordo e il prezzo del titolo TSLA scenda considerevolmente, innescando una margin call”.
Tuttavia, i tori di Tesla hanno un buon motivo per essere fiduciosi. Le azioni Tesla sono schizzate di oltre il 22.000% dal debutto in borsa nel 2010, offrendo agli investitori un ritorno annuo del 58%. L’S&P 500, invece, ha visto ritorni del 373%, compresi i dividendi nello stesso periodo, ad una media del 15% all’anno.
Pur confermando il prezzo di Tesla come overweight, Piper Sandler in una nota scrive che il titolo è “una pietra angolare”.
“Tagliamo le stime e il price target per rispecchiare la debolezza dovuta al COVID in Cina, nonché la maggiore stima sul WACC (costo medio ponderato del capitale) nel nostro modello DCF. Tuttavia, continuiamo a considerare TSLA una pietra angolare in qualunque portafoglio di ‘mobilità avanzata’”.
Morale della favola
Ogni ribasso del titolo Tesla si è dimostrato un trade redditizio per chi compra sul calo. Ma stavolta sembra diverso, data la moltitudine di sfide che la società deve affrontare, come gli sconvolgimenti della produzione in Cina, il peggioramento del macro-contesto e l’incertezza per l’accordo Twitter.
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