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Trump assolto. Azionario, petrolio e dollaro USA in rally

Pubblicato 06.02.2020, 12:11
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Il Senato USA ha votato a favore dell’assoluzione del presidente Donald Trump dalle accuse di abuso di potere e ostruzione del Congresso. Il processo per l’impeachment di Trump si è quindi concluso senza sorprese. Ora Trump potrà concentrarsi completamente sulla sua campagna elettorale ed è probabile che vinca un secondo mandato. L’attesa di una vittoria di Trump dovrebbe continuare a sostenere la domanda di azioni USA.

Inoltre, la Cina ha annunciato che taglierà i dazi su beni USA per un valore pari a $75 miliardi. Pertanto in borsa è in corso un vero e proprio rally. L’S&P 500 (+1,13%) e il Dow (+1,68%) hanno toccato nuovi massimi storici, mentre il Nasdaq (+0,43%) ha consolidato i rialzi su livelli da record.

Il rendimento dei decennali USA è balzato all’1,6761%, con i capitali che si sono riversati sui mercati azionari per festeggiare la fine del processo di Trump.

Il prezzo spot sull’oro si è stabilizzato a $1552/1558 all’oncia.

Anche in Asia l’azionario ha cavalcato l’onda rialzista. Il Nikkei è salito del 2,86%, l’Hang Seng e il Composite di Shanghai sono avanzati rispettivamente del 2,60% e dell’1,08%. L’ASX 200 ha guadagnato l’1,05%, anche se, a dicembre, le vendite al dettaglio australiane sono calate dello 0,5% m/m, a fronte del -0,2% previsto dagli analisti e del +1,0% registrato il mese precedente.

Negli USA, invece, i dati sono stati incoraggianti. Mercoledì il rapporto ADP è risultato molto al di sopra delle attese degli analisti. A gennaio, l’economia USA ha creato 291.000 nuovi posti di lavoro nel settore privato, a fronte delle 157.000 unità stimate dagli analisti e delle 199.000 del mese precedente. L’incremento inaspettato delle cifre riferite all’occupazione statunitense alimenta le speranze che anche il dato sulle buste paga non agricole di venerdì riservi una sorpresa al rialzo, sebbene un buon dato dal rapporto ADP non si traduca necessariamente in una cifra NFP solida.

Ad ogni modo, proprio il forte rapporto ADP ha causato, mercoledì, la marcata flessione di euro e sterlina contro il dollaro USA. L’euro è scivolato sotto il livello a 1,10 contro il biglietto verde, mentre il cable è calato sotto 1,30 e poi si è consolidato.

Il greggio WTI ha compiuto un balzo del 2,50%, salendo a $52,20 al barile, perché il rinnovato rally dell’azionario ha fatto dimenticare, almeno per un po’, le preoccupazioni per il coronavirus. Nel frattempo, gli esperti dell’OPEC hanno prolungato la riunione di un terzo giorno, per valutare le implicazioni del coronavirus sulla domanda di petrolio e per decidere se sia necessaria una riunione ministeriale anticipata per tagliare la produzione, prima dell’incontro in programma a marzo. Il gruppo OPEC+ dovrebbe tagliare la produzione fino a un milione di barili al giorno, così da mantenere la stabilità dei prezzi, di fronte a un crollo del 20% della domanda cinese.

I future su FTSE (+0,65%) e DAX (+0,78%) suggeriscono un avvio positivo in Europa. Il FTSE 100 si prepara ad aprire sopra la soglia dei 7500 punti, supportato dall’aumento dei prezzi del petrolio e dal calo della sterlina.

Sul fronte dei dati, in Europa sarà una giornata fiacca. Da seguire saranno il Bollettino e le previsioni economiche della Banca Centrale Europea (BCE), oltre all’odierno intervento di Christine Lagarde, il secondo nel giro di due giorni. Ieri Lagarde ha detto che la forward guidance e gli acquisti di asset fungono da “efficaci stabilizzatori automatici”. Probabilmente seguirà le orme del suo predecessore Mario Draghi con una forward guidance aggressiva e una politica monetaria ultra accomodante, segnale che l’euro potrebbe rimanere sotto ragionevoli pressioni ribassiste e scendere anche oltre il livello a 1,10.

Nel Regno Unito, i dati PMI riferiti ai servizi hanno rivelato che in Gran Bretagna l’attività è cresciuta al ritmo più veloce dall’ottobre 2018. La sterlina, tuttavia, è rimasta all’ombra dell’USD forte, e forse delle crescenti apprensioni che i duri negoziati bilaterali con l’UE possano cancellare parte dell’ottimismo visto negli ultimi sondaggi aziendali. In effetti, la cifra di gennaio potrebbe essere un’eccezione in una serie di dati rimasta vicino o leggermente sotto la soglia dei 50 punti da più di un anno.

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