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Greggio al minimo di 6 mesi; timori per la Grecia e scorte USA in salita

Pubblicato 16.05.2012, 10:01
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Investing.com – I futures del petrolio sono crollati al minimo di 6 mesi nel corso della mattinata europea, con gli investitori che continuano a tagliare le proprie esposizioni dopo il fallimento dell’ultimo tentativo di formare un governo di coalizione in Grecia.

Sul New York Mercantile Exchange, i futures del greggio con consegna a giugno sono stati scambiati a 92,05 dollari al barile, durante la mattinata europea, segnando un crollo del 2,05%.

Precedentemente i prezzi erano scesi del 2,4% al minimo di 91,81 dollari al barile, il minimo dal 3 novembre 2011.

I prezzi del petrolio hanno segnato dei ripidi cali in seguito alle elezioni del 6 maggio in Grecia, che hanno messo in dubbio il future del salvataggio internazionale ed hanno acceso i timori per l’eventuale uscita della Grecia dalla zona euro.

Il contratto WTI di giugno ha perso quasi il 6,5% nelle ultime 8 sessioni.

I timori per l’eventuale uscita della Grecia dalla zona euro si sono intensificato dopo che gli incontri mirati a creare un governo di coalizione si sono conclusi senza esito.

I leader politici greci si incontreranno mercoledì per nominare un governo tecnico che possa reggere il paese fino alle nuove elezioni di giugno, in un clima di alto rischio di default ed esclusione dalla zona euro.

La notizia che i greci hanno prelevato 700 milioni di euro dalla banca nazionale dopo le elezioni hanno ulteriormente alimentato il clima di preoccupazione.

A pesare ancora di più sul sentimento ci pensa l’impennata del rendimento dei titoli spagnoli a 10 anni, schizzati al 6,48% - il massimo da novembre - sempre più vicini al livello insostenibile del 7%. I titoli analoghi italiani hanno toccato il 5,95%, dopo aver toccato il 6% per la prima volta da gennaio.

Si teme che la crisi del debito sovrano della zona euro possa causare un ulteriore rallentamento che influenzerà la curva della domanda del petrolio.
La zona euro ha rappresentato il 12% del consumo globale di petrolio, secondo i dati British Petroleum.

Il dati poco incoraggianti hanno spinto gli investitori ad evitare asset ad alto rischio, come titoli e materie prime e scegliere il dollaro come valuta rifugio.

L’indice del dollaro, che replica la performance del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, è salito dello 0,23% a 81,62, il massimo dal 16 gennaio.

Intanto i traders del petrolio attendono il report settimanale della US Energy Information Administration sulle scorte statunitensi di greggio e prodotti raffinati per misurare la forza della domanda di petrolio del principale consumatore di petrolio mondiale.

Si prevede che il rapporto dimostrerà che le scorte di petrolio greggio degli Stati Uniti sono aumentate di 1,73 milioni di barili la scorsa settimana, al livello più alto dall’agosto 1990, accendendo i timori per un eventuale calo della domanda USA.

Dopo la chiusura dei mercati di ieri, l’American Petroleum Institute ha dichiarato che le scorte greggio USA sono aumentate di 6,6 milioni di barili la scorsa settimana, a contro le aspettative di un aumento a 1,7 milioni di barili.

Gli USA sono il primo consumatore mondiale di petrolio, e rappresentano il 22% della domanda globale.

Sull’ICE Futures Exchange, i futures sul petrolio Brent con consegna a giugno sono scesi dell’1,45%, a 109,86 dollari al barile, con lo spread tra i contratti Brent e quelli del greggio a 17,81 dollari al barile.

Il Brent, il benchmark europeo, è oltre il 14% al di sotto del massimo intraday 128,38 toccato il 1° marzo.

Una perdita potenziale di forniture di petrolio iraniano ha contribuito a sostenere i forti aumenti dei prezzi del petrolio nella conclusione dello scorso anno e nel primo trimestre di quest’anno.

Ma i colloqui tra l’Iran le grandi potenze sulle ambizioni nucleari di Teheran, insieme all’aumento della produzione dell’Arabia Saudita e della Libia e dei segni di rallentamento della crescita economica statunitense e sull’occupazione, hanno spinto i prezzi del petrolio verso i massimi del primo trimestre.

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