Di Peter Nurse
Investing.com - I prezzi del petrolio salgono questo venerdì, ma si avviano comunque a chiudere in forte ribasso questa volatile settimana, tra i timidi segnali di progressi diplomatici per la risoluzione del conflitto ucraino.
Alle 9:10 ET (14:10 GMT), i future del greggio USA salgono dello 0,7% a 106,75 dollari al barile, mentre il contratto del Brent va su dello 0,7% a 110,10 dollari.
I future della benzina USA RBOB schizzano del 2,5% a 3,2347 dollari al gallone.
I precedenti guadagni sono stati ridotti questo venerdì, in seguito ad a notizia di Reuters secondo cui il Presidente russo Vladimir Putin avrebbe affermato che ci sono stati degli “sviluppi positivi” nelle trattative con l’Ucraina, alimentando le speranze di un cessate il fuoco in una guerra che sta per entrare nella terza settimana
In un vertice con il suo corrispettivo bielorusso Alexander Lukashenko, Putin ha aggiunto che le trattative procedono “in pratica quotidianamente”.
I prezzi del petrolio sono saliti nel corso della giornata con lo stop alle trattative per la cancellazione delle sanzioni sull’Iran, nei timori delle capitali occidentali, soprattutto Washington, che le concessioni offerte sul suo programma nucleare siano un prezzo troppo alto da pagare per un aumento delle forniture di petrolio iraniano sui mercati mondiali.
Il mercato del greggio resta a livelli elevati sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina, e delle relative sanzioni occidentali, ma sembra comunque destinato al maggiore calo settimanale da novembre, dopo le voci di questa settimana di ulteriori forniture per i paesi OPEC.
I future del greggio USA si avviano ad un crollo settimanale di circa l’8% dopo aver toccato il massimo di 130,50 dollari, mentre il contratto del Brent si prepara ad tonfo settimanale di circa il 7% dopo aver raggiunto il massimo di 14 anni di 139,13 dollari
Nel corso della seduta è atteso il dato di Baker Hughes sul numero degli impianti di trivellazione USA attivi.
Il numero è sceso di tre unità a 519 la scorsa settimana, il primo calo settimanale da gennaio, nonostante i prezzi del greggio siano schizzati ai massimi dal 2008.
La necessità di ulteriore produzione è emersa dai dati di mercoledì della Energy Information Administration, in base ai quali le scorte statunitensi sono scese di 1,9 milioni di barili la scorsa settimana, mentre le scorte delle riserve strategiche sono arrivate a 577,5 milioni di barili, il livello più basso dal luglio 2002.
Il governo Biden si trova perciò nella difficile posizione di chiedere alle compagnie petrolifere di aumentare la produzione, nonostante il suo obiettivo a lungo termine di eliminare i combustibili fossili negli USA per combattere i cambiamenti climatici.