Di Peter Nurse
Investing.com - I prezzi del petrolio volano questo martedì, mentre il mercato si prepara a delle sanzioni ufficiali statunitensi contro le esportazioni petrolifere russe, alimentando i timori per le scorte globali.
Alle 8:50 ET (13:50 GMT), i future del greggio USA schizzano del 4,7% a 125,05 dollari al barile, mentre il contratto del Brent balza del 5% a 129,46 dollari. Entrambi i riferimenti hanno toccato i massimi dal luglio 2008 ieri, con il Brent a 139,13 dollari al barile ed il WTI a 130,50 dollari.
I future della benzina RBOB segnano un’impennata del 4,3% a 3,7266 dollari al gallone.
Il mercato del greggio è arrivato ai massimi di 14 anni sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina, con l’Occidente che ha replicato imponendo severe sanzioni su Mosca, limitando gli affari che le società occidentali possono fare con la Russia.
Tuttavia, il settore energetico era stato esplicitamente lasciato fuori dal pacchetto iniziale di sanzioni USA ed europee, per evitare di danneggiare l’economia europea. Il continente riceve infatti circa il 10% del suo petrolio ed un quarto del suo gas naturale da compagnie di fatto controllate dal governo di Vladimir Putin.
Ma circolano voci che gli Stati Uniti, il maggiore consumatore mondiale di petrolio, vieteranno le importazioni petrolifere russe, agendo da soli, senza il coinvolgimento degli alleati europei.
La Russia attualmente esporta circa 7 milioni di barili di greggio e prodotti raffinati ogni giorno. E se l’Europa ed i principali paesi asiatici dovessero seguire a ruota quest’idea americana, vietando le esportazioni, i prezzi potrebbero andare alle stelle, ancora di più rispetto ai livelli attuali.
Il vice Primo Ministro russo Alexander Novak avverte che “l’impennata dei prezzi sarebbe imprevedibile. Si arriverebbe a 300 dollari al barile se non di più”.
Contribuisce al sentimento rialzista del mercato la notizia di un intoppo nelle trattative tra l’Occidente e l’Iran circa il potenziale ritorno dell’accordo sul nucleare del 2015, che potrebbe portare alla cancellazione delle sanzioni di Washington sugli acquisti di petrolio iraniano.
Il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov nel fine settimana ha fatto sapere che le sanzioni occidentali per l’Ucraina stanno ostacolando l’accordo sul nucleare.
L’Iran era il secondo maggiore produttore dell’OPEC e un accordo farebbe tornare circa un milione di barili al giorno di produzione sul mercato.