ROMA (Reuters) - Le verifiche sulla morte del cooperante italiano Giovanni Lo Porto, ucciso in un bombardamento Usa al confine tra Afghanistan e Pakistan a metà gennaio, sono durate tre mesi a causa del particolare contesto in cui l'operazione antiterrorismo ha avuto luogo.
Lo ha detto oggi il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, riferendo in aula alla Camera sulla vicenda.
"Tali verifiche si sarebbero protratte per tre mesi per la particolarissima natura del contesto in cui si è svolta l'attività antiterrorismo", in un'area che non consentiva facile accesso al compound colpito, ha spiegato il titolare della Farnesina.
Gentiloni ha spiegato che il premier Matteo Renzi è stato informato della morte di Lo Porto la sera del 22 aprile.
"Il governo Usa ha confermato che non vi erano informazioni in base alle quali si potesse ritenere che nel compund ci fossero gli ostaggi", ha detto Gentiloni, precisando che oltre a Lo Porto e all'altro ostaggio, il cooperante statunitense Warren Weinstein, nel bombardamento ad opera di un drone hanno perso la vita Ahmed Farouk, obiettivo dell'operazione, e alcuni altri affiliati ad Al Qaeda.
Lo Porto era stato rapito il 19 gennaio 2012 in Pakistan, nella provincia del Punjab, dove si era recato assieme a un collega tedesco, poi liberato lo scorso ottobre, per prestare assistenza alle popolazioni colpite dalle alluvioni.
Gentiloni ha sottolineato come il presidente Usa Barack Obama abbia voluto assumersi "la piena responsabilità di fronte al popolo italiano e americano" per l'accaduto; ha poi assicurato che "l'Italia troverà il modo di onorare la memoria di Giovanni e lavoreremo per acquisire il massimo di ulteriori informazioni possibili".
(Antonella Cinelli)
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