di Giulio Zangrandi
Raggiunto per la prima volta in due anni il target fissato dalla banca centrale. Che, per i gestori, non taglierà subito ma potrebbe considerare l’ipotesi di farlo ad agosto
Il Regno Unito ha finalmente di che sorridere. Nel mese di maggio, l'inflazione del Paese ha infatti battuto le aspettative degli analisti sotto ogni possibile profilo: mensile, perchè è salita dello 0,3% contro lo 0,4% atteso, ma anche annuale, perchè è scesa al 2% dal 2,3% della precedente rilevazione e si è così allineata per la prima volta all'obiettivo della Bank of England. Una sorpresa che, per i gestori, potrebbe convincere più membri dell’istituto a vagliare l'ipotesi di un taglio già in agosto proprio mentre il board si appresta a riunirsi per decidere quando abbassare il costo del denaro dall’attuale 5,25%.
In calo anche la componente core. Ma i servizi resistono
Scendendo nel dettaglio dei dati prodotti dall'Office for National Statistics (ONS), i prezzi al consumo hanno segnato un +0,3% su base mensile dopo il +0,3% del mese precedente e rispetto al +0,4% atteso. In rallentamento anche la componente base, da 3,9% a 3,5%, mentre quella servizi è sì scesa ma meno delle aspettative e si dimostra ancora resiliente: +5,7% a maggio a fronte del +5,9 di un mese prima e contro un consensus di +5,5%. Quanto alla parte core, che esclude cibo e carburanti in quanto troppo volatili, l'equivalente britannico dell'Istat registra un aumento congiunturale dello 0,5% dal +0,9% di 3o giorni prima mentre fotografa un +3,5% su base tendenziale (era +3,9%).
Possibile un taglio in agosto. Ma la cautela resta
Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, accoglie la rilevazione come una “pietra miliare” nella lotta della BoE al carovita ma sottolinea che la parola d'ordine dell'istituto rimane “cautela”. “La banca sembra intenzionata a mantenere i tassi di interesse al 5,25% e quindi farà di tutto per evitare una riaccelerazione dell'inflazione”, afferma. Dal suo punto di vista, la decisione di un possibile taglio sarà quindi esaminata solo nei prossimi mesi in base all'ulteriore evoluzione del quadro macro. Un motivo in più per affermare che il vero beneficiario della notizia è il premier Rishi Sunak, in corsa per le elezioni del 4 luglio.
Più positivo Matthew Ryan, head of Market Strategy di Ebury. Secondo lui, i chiari segnali di progresso verso l'obiettivo di inflazione della BoE possono infatti essere sufficienti a suscitare un adeguamento dovish nelle comunicazioni del board di giovedì. “La dichiarazione potrebbe far pensare a un primo taglio dei tassi ad agosto”, precisa, sottolineando come eventuali ulteriori dissensi a favore di una sforbiciata immediata manderebbero un segnale esplicito dell'imminente riduzione.
Per Katharine Neiss, chief european economist di Pgim Fixed Income, un primo fattore a supporto dell’ipotesi taglio consiste nel fatto che la BOE non sente il bisogno di indirizzare con precisione i mercati sulla tempistica delle variazioni dei tassi. “Lo abbiamo visto già nel novembre 2021”, spiega, “quando tutti gli analisti che si aspettavano un rialzo hanno dovuto assistere all’ennesimo nulla di fatto”. Nell view dell’esperta c’è però anche un tema di tempistiche: “La BOE ha iniziato la sua stretta monetaria molto prima della Federal Reserve o della Banca Centrale Europea e ciò la pone ora nella condizioni di poter allentare la presa altrettanto in anticipo”. Non va infine sottovalutata un’ultima circostanza, che l’economista della casa di gestione tiene a sottolineare particolarmente: alcuni degli ultimi ritocchi sono stati varati in seguito alle conseguenze del mini-budget dell’autunno 2022 ma, ora che è passato un po’ di tempo da quell’episodio, tali modifiche potrebbero essere eliminate mantenendo il costo del denaro in territorio restrittivo.
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