Investing.com – Il mercato del lavoro è più solido del previsto negli Stati Uniti e per i mercati questa non è una bella notizia.
A settembre i posti di lavoro nel settore non agricolo sono aumentati di 336.000 unità, ben al di sopra dei 170.000 che si aspettavano gli economisti. I posti di lavoro creati dal settore privato sono, invece, risultati pari a 263.000 unità. Inoltre, il dipartimento del lavoro americano nel report pubblicato oggi ha anche rivisto i dati di agosto, registrando un incremento di 227.000 posti di lavoro invece dei 187.000 della rilevazione precedente. Il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 3,8%, mentre la retribuzione media oraria è cresciuta dello 0,2% su base mensile a 33,88 dollari, in linea con quanto accaduto ad agosto.
Sulla scia della notizia, i principali indici di Wall Street hanno aperto in rosso, con Dow Jones, S&P 500 e Nasdaq che cedono tra lo 0,5 e o lo 0,8%. Al contempo, sale l’Indice del Dollaro così come i rendimenti dei Treasury Stati Uniti 10 anni.
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La preoccupazione dei mercati è che la forza del mercato del lavoro Usa spinga la Federal Reserve ad alzare ulteriormente i tassi entro la fine dell’anno.
Intanto, secondo Mark Dowding, fixed income cio, RBC BlueBay Am, le possibilità che arrivi una recessione nel 2024 aumentano. “Il sell-off dei rendimenti globali è proseguito durante la scorsa settimana, portando i rendimenti dei Treasury trentennali al 5%, con un aumento di oltre 100 punti base dalla fine di giugno. L’entità di questo re-pricing si ripercuote su altri asset a lunga duration, con azioni e credito sotto pressione. In parte, gli asset di rischio devono fare i conti con tassi di sconto materialmente più elevati per i flussi di cassa futuri”. Una serie di movimenti che secondo il gestore allontana uno scenario di soft landing.
“Ci sembra sorprendente che durante l’estate molti investitori fossero convinti di un atterraggio morbido. L’analisi dei cicli passati continua a suggerire che una recessione è uno scenario più probabile, e riteniamo che il modo in cui funziona la politica monetaria sia non lineare, tanto che ulteriori aumenti dei tassi rispetto ai livelli attuali rischiano di avere un impatto molto maggiore rispetto a quelli delle fasi iniziali del ciclo di rialzi”, ha chiosato Dowding.
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