Di Geoffrey Smith e Alessandro Albano
Investing.com - Amazon (NASDAQ:AMZN) e Snap (NYSE:SNAP) hanno risollevato le sorti del mercato dopo la debacle di Meta Platforms (NASDAQ:FB) che in una sola seduta ha spazzato via 230 miliardi. Intanto, gli operatori iniziano a scommettere su due rialzi dei tassi BCE già entro la fine dell'anno, spingendo al rialzo euro e bond della regione, mentre il Brent torna ai livelli di 8 anni e si avvicina ai 93 dollari. Ecco le notizie principali sui mercati finanziari di questo venerdì:
1. Amazon
Dopo il balzo dell'after-hour, Amazon (NASDAQ:AMZN) s'impenna del 12% nel premarket di questo venerdì, dopo i risultati trimestrali spinti dal cloud computing e dalla partecipazione in Rivian Automotive (NASDAQ:RIVN).
Le vendite nette sono state pari a 137,4 miliardi di dollari, +9% su base annua, con un utile per azione di 27,75 dollari per azione (14,4 miliardi l'utile netto). Per l'intero anno fiscale, Amazon ha riportato un fatturato netto di 469,8 miliardi di dollari, in crescita del 22% su base annua; l'utile per azione annuale è stato di 64,83 dollari.
Tra i segmenti, Amazon Web Service ha generato 17,78 miliardi di dollari di entrate (+39,5% YoY), ma parte del successo della società è dovuto a Rivian (NASDAQ:RIVN), che da gennaio ha perso il 41% in Borsa ma che ha fatto fruttare 12 miliardi alla società guidata da Andy Jessy.
Tuttavia, il boom pandemico sta svanendo: il reddito operativo per il primo trimestre 2022 è previsto in un range tra $ 3 miliardi e $ 6 miliardi, rispetto a $ 8,9 miliardi del stesso periodo 2021.
2. Meta (NASDAQ:FB) brucia 230 miliardi
In quello che, secondo Bloomberg, è uno dei crolli più importanti della storia di Wall Street, l'ex Facebook ha perso il 27% circa spazzando via 230 miliardi di capitalizzazione di mercato in una sola seduta chiudendo a 237 dollari.
Dopo i conti deludenti, JPMorgan (NYSE:JPM) ha deciso di declassare il colosso dei social media da Overweight a Neutral rimuovendo il titolo dalla lista delle azioni sotto osservazione.
Secondo la banca d'affari, la transizione verso il Metaverso è "complicata e costosa", e potrebbe durare "molti anni per portare finalmente Meta a controllare i mezzi di distribuzione dei suoi prodotti".
3. Lagarde fa male ai bond UE
La confusione della presidente BCE Lagarde in conferenza stampa sui tassi d'interesse ha portato ad un sell suoi titolo di Stato dell'area euro, ampliando i differenziali tra titoli tedeschi e periferici.
L'ex numero uno del FMI ha affermato che rispetto a dicembre il quadro "è cambiato" e che la banca "sta raggiungendo i target d'inflazione" scegliendo di non pronunciare la parola "improbabile" parlando dei rialzi dei tassi.
Inoltre, l'Eurotower ha rimosso nel comunicato una frase secondo gli aggiustamenti di politica monetaria possono avvenire in entrambe le direzioni. Il presupposto è quindi che, se la politica monetaria cambia, la via è quella dell'inasprimento.
Risultato? Btp decennale all'1,7% (massimi dal 2019), titolo a due anni allo 0,25% dopo un anno e mezzo in negativo, e Bund allo 0,163% (massimi da inizio 2019). Secondo Goldman Sachs (NYSE:GS), la BCE alzerà i tassi di interesse di 25 punti base sia a settembre che a dicembre. La svolta hawkish della banca ha risollevato l'euro portandolo a 1,1475 contro il dollaro e a 0,846 contro la sterlina.
4. Borse
Con il dato sull'occupazione NFP in focus, i future indicano un avvio a due velocità a Wall Street: Dow Jones -130 punti, Nasdaq +84 punti ed S&P 500 sulla parità.
In Europa, con il rialzo dei rendimenti che sta pesando sul mercato azionario, il Mib perde 470 punti (-1,7%), il Dax cede l'1,4%, il Cac segna il -0,8% mentre il Ftse 100 avanza dello 0,1% dopo il rialzo dei tassi di 25 punti base da parte della Bank of England.
"I timori relativi all'inflazione incombono sempre più, con la stretta sul costo della vita che si sta intensificando, mentre la politica monetaria si fa più severa, e non c'è nessun rallentamento dell'impennata dei prezzi dell'energia in vista", commenta Susannah Streeter, analista di Hargreaves Lansdown.
5. Brent oltre i 91
Le condizioni meteo particolarmente rigide negli USA e i timori sull'offerta hanno riportato i prezzi del greggio ai massimi dal 2014, con Brent a 92,85 dollari per barile e WTI a $92,01. Entrambi i benchmark si avviano a chiudere la settima settimana consecutiva in rialzo.
Questa settimana, il cartello Opec+ ha concordato di attenersi a un aumento moderato dell'output, pari a 400.000 barili al giorno. Il gruppo, scrive Reuters, già in difficoltà nel rispettare i target esistenti, ha deciso di non tenere conto delle pressioni provenienti dai principali Paesi che consumano la materia prima e che chiedono di velocizzare il reintegro delle forniture.