Il settore può dare risposte alle sfide che attendono gli investitori nel prossimo decennio, costituite dalla crescita diseguale e dalla de-globalizzazione nata con la guerra dei dazi USA-Cina e accelerata dal Covid
Nei prossimi dieci anni gli investitori dovranno affrontare due sfide chiave, fatte di crescita disuguale che dipenderà dalle dinamiche locali, e dalla tendenza alla de-globalizzazione, nata con la guerra commerciale tra USA e Cina e accelerata dal Covid-19. Sarà un contesto complesso per alcuni asset e per le strategie convenzionali, ma il private equity europeo potrebbe essere ben posizionato per beneficiarne, per tre motivi. Lo sostengono in un’analisi Richard Damming, Senior Investment Director, e Emily Pollock, Alternatives Director, di Schroders (LON:SDR), che indicano nell’attuale frammentazione del mercato, nei passaggi generazionali alla guida delle imprese e nel fattore sostenibilità i tre driver che guideranno il trend.
UN INSIEME DI MERCATI
Secondo i due esperti di Schroders, l’investitore deve guardare al Private Equity europeo come a un insieme di mercati e non un mercato omogeneo. L’intrinseca frammentazione europea è una caratteristica interessante perché offre diversità geografica e settoriale. Inoltre, il fatto che le aziende a gestione famigliare rappresentino il 60% delle società in Europa è un altro fattore di supporto, soprattutto in caso di passaggi generazionali, perché le inefficienze operative rappresentano spesso un’opportunità. Infine, i prodotti europei sono associati all’alta qualità e quindi, anche con la de-globalizzazione, continueranno a essere richiesti...
** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge