Di Mauro Speranza
Investing.com – Donald Trump ha mostrato nuovamente la sua insoddisfazione per le scelte della Federal Reserve, che iei ha ridotto il tasso di interesse di 25 punti, scelta meno ‘dovish’ rispetto a possibili tagli maggiori.
“Jay Powell e la Federal Reserve hanno fallito di nuovo. Niente coraggio, nessun senso, nessuna visione!"
Powell aveva risposto sottolineando l’indipendenza della Federal Reserve, spiegando che gli attacchi di Trump non stanno avendo influenze negative sul morale dei membri dell’istituto centrale.
Il FOMC ha dunque portato i tassi tra l’1,75% e il 2%, giustificando questa scelta ‘attendista’ con il rallentamento globale e le incertezze dalla guerra commerciale tra USA e Cina.
La scelta all’interno del ‘braccio operativo’ della Federal Reserve non è stata unanime, con 7 membri che hanno votato a favore e 3 che si sono mostrati contrari. All’interno dei contrari, si segnalano Eric Rosengren, Presidente ella Fed di Boston, ed Esther George, Presidente dell’istituto centrale di Kansas City, i quali avrebbero voluto lasciare invariata la politica monetaria, mentre il ‘capo’ della Fed di St. Louis avrebbe preferito una scelta più ‘dovish’ con un taglio di 50 punti.
Se la decisione era già attesa dai mercati, restano le incertezze sul futuro della politica monetaria statunitense.
Lo strumento di controllo del tasso Fed di Investing.com prevede al 55% il mantenimento del tasso attuale, mentre una riduzione ulteriore di 25 punti base è prevista al 44,9%, ma da qui al 30 ottobre quando ci sarà la proossima riunione del FOMC potranno cambiare molte cose.
"Con la gran delusione di tutti", spiega Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management, "il Presidente Jerome Powell ha dato ben pochi indizi sull’andamento futuro della politica. Secondo la banca centrale, il mercato del lavoro e le spese delle famiglie sono stabili, la crescita occupazionale è solida e la crescita economica è moderata. Tuttavia, l’export ha subito un rallentamento ma né questo né e la debolezza generale sul piano internazionale sono bastati a convincere i membri del FOMC George e Rosengren a schierarsi a favore di un allentamento".