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Bce: euro a rischio, venduti 100 mld da banche centrali nel 2023. Servono riforme

Pubblicato 13.06.2024, 10:30
© Reuters
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Investing.com – La quota dell'euro nelle riserve valutarie ufficiali mondiali è diminuita dell’1% nel 2023, scendendo al 20%, livelli visti per l'ultima volta nel 2020. È quanto emerge dall’ultimo report sul ruolo internazionale dell’euro pubblicato dalla Bce.

Le valute che salgono

A livello mondiale, con l’euro che scende ci sono altre monete che salgono. La quota del dollaro USA è aumentata di 0,3 punti percentuali, raggiungendo il 58,4%. La quota dello yen giapponese è salita leggermente di 0,6 p.p. al 5,7%. Ed è proseguita la diversificazione dei portafogli di riserve globali verso valute non tradizionali, ovvero diverse dal dollaro ed euro, la cui quota è aumentata di 0,4 p.p. nel 2023. La loro presenza è ora superiore al 20% e quindi maggiore rispetto all'euro. Queste unità non standard oltre al renminbi cinese, comprendono il dollaro australiano, il dollaro canadese e varie altre valute, come il won coreano, il dollaro di Singapore, la corona svedese e la corona norvegese.

Le banche centrali hanno venduto 100 miliardi di euro in un anno

Considerando tutte le valute, le banche centrali internazionali detenevano circa 11.200 miliardi di euro alla fine del 2023, un valore leggermente superiore a quello del 2022. Tuttavia, le stime del personale della BCE, tenuto conto della valutazione della moneta, suggeriscono che gli istituti abbiano venduto circa 100 miliardi di euro in un anno.

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C’entrano anche le sanzioni alla Russia

La vendita netta di attività di riserva denominate in euro può essere attribuita in una certa misura alle operazioni dei grandi detentori di riserve in euro come Svizzera e Russia. Per circa un terzo la riduzione è dovuta alla Banca nazionale svizzera che è intervenuta in difesa del franco.

Poi c’è la questione russa, con le riserve in euro detenute da Mosca che rappresentavano circa l'8% delle riserve globali in euro prima di essere immobilizzate nel 2022.

“Ciò – commenta la Bce nel documento - suggerisce che le misure sanzionatorie potrebbero essere rilevanti per la quota dell'euro nelle riserve valutarie globali in futuro”.

Lagarde: “Crepe iniziano a manifestarsi”

In ogni caso, “Il ruolo internazionale dell'euro è rimasto sostanzialmente stabile nel 2023”, sottolinea la presidente Bce, Christine Lagarde. “La quota dell'euro nei vari indicatori dell'uso internazionale della moneta, tracciati in questo rapporto, è rimasta superiore al 19%, vicino alla media dalla sua introduzione nel 1999. L'euro è rimasto la seconda valuta più importante a livello globale”.

Tuttavia, aggiunge, “Le tensioni geopolitiche, come la guerra ingiustificata della Russia contro l'Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente, hanno inoltre continuato a sollevare il rischio di una maggiore frammentazione del sistema monetario internazionale”.

Per questo, “sebbene i dati finora non mostrino alcuna evidenza di cambiamenti sostanziali nell'uso delle valute internazionali, dobbiamo rimanere vigili su eventuali crepe che iniziano a manifestarsi. Alcuni paesi cercano sempre più di utilizzare unità diverse dalle principali valute di fatturazione per il commercio internazionale, nonché alternative ai tradizionali sistemi di pagamento transfrontalieri. L'accumulo di oro come attività di riserva è proseguito, soprattutto nei paesi strettamente legati alla Russia, così come gli investimenti ufficiali in valute di riserva non standard. Nel complesso – chiosa Lagarde -, ciò suggerisce che lo status di valuta internazionale dell'euro non dovrebbe essere dato per scontato”.

La ricetta: Eurobond, mercato unico dei capitali e fisco

E' dello stesso avviso il membro del board Bce, Piero Cipollone, che tra le principali minacce per la moneta unica vede il ruolo sempre più importante della Cina nel commercio globale. “Nel 2023 – spiega -, la quota del renminbi nella fatturazione commerciale cinese è salita di circa un quarto per i beni e un terzo per i servizi. Il renminbi sta gareggiando con l'euro per diventare la seconda valuta più utilizzata per il finanziamento del commercio”.

E per tenersi stretto il secondo gradino del podio, “sono necessarie altre riforme”. In particolare, “l'Europa deve sviluppare ulteriormente l'infrastruttura per effettuare pagamenti transfrontalieri in euro con i partner principali”, sottolinea Cipollone.

Inoltre, “la maggioranza delle banche centrali internazionali – rivela il banchiere - ha espresso interesse ad aumentare le proprie disponibilità in euro, ma osserva che l'attrattiva della valuta è ostacolata dalla mancanza di attività con rating elevato e di debito emesso a livello centrale”.

Per questo secondo Cipollone “è essenziale costruire un mercato stabile, tecnicamente resistente e più profondo per i titoli di debito in euro accettati a livello internazionale. Per essere un rifugio affidabile in tempi di stress, questo mercato potrebbe essere supportato da un'offerta solida e flessibile di strumenti comuni”. In poche parole, servono gli Eurobond, che sarebbero fondamentali anche per sviluppare un mercato unico dei capitali europei.

Infine, conclude l’economista italiano, “la costruzione di un'autentica unione europea dei mercati dei capitali deve andare di pari passo con gli sforzi per rafforzare ulteriormente la dimensione fiscale dell'unione economica e monetaria dell'UE”.

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