Investing.com - Il dollaro si stacca dal massimo di una settimana e mezzo contro il paniere delle valute questo giovedì, ma rimane supportato dai verbali del vertice di settembre della Federal Reserve da cui emerge l’intenzione della banca di proseguire con gli aumenti dei tassi nei prossimi mesi.
L’indice del dollaro USA, che replica l’andamento del biglietto verde contro un paniere di altre sei principali valute, scende a 95,31 alle 03:58 ET (07:58 GMT) dopo essere salito dello 0,63% nella seduta precedente.
Nei verbali si legge che i policymaker sono stati unanimi per quanto riguarda l’aumento dei tassi a settembre ed in generale prevedono che ulteriori aumenti saranno necessari per impedire che l’economia si surriscaldi, mentre qualcuno ha suggerito di portare i costi di prestito in territorio restrittivo.
Nei verbali non sono state menzionate le recenti critiche del Presidente Donald Trump circa il ritmo degli aumenti dei tassi, ma si è sottolineato che gli sgravi fiscali introdotti da Trump potrebbero surriscaldare l’economia e che il suo scontro commerciale con la Cina potrebbe pesare sulla crescita economica.
Martedì, Trump ha definito la Fed la sua “principale minaccia” perché sta alzando i tassi troppo velocemente.
I mercati azionari globali sono andati in selloff dopo l’impennata del rendimento dei Buoni del Tesoro USA al massimo dal 2011 avvenuta la scorsa settimana, nelle aspettative che la Fed continui ad alzare i tassi di interesse, erodendo il valore dei titoli azionari.
Il rendimento dei Buoni del Tesoro a 10 anni USA si è attestato al 3,209% dopo essere schizzato al massimo di una settimana ieri.
L’euro è pressoché invariato contro il biglietto verde, con la coppia EUR/USD a 1,1508.
Stabile la sterlina, con il cambio GBP/USD a 1,3111 dopo aver toccato il minimo di una settimana di 1,3076 nella notte.
La sterlina resta sotto pressione dopo che il mediatore per la Brexit dell’Unione Europea Michel Barnier ieri ha affermato che c’è bisogno di altro tempo per arrivare ad un accordo.
Il cambio USD/JPY si attesta a 112,60 dopo essere salito dello 0,34% ieri.
I dati della notte hanno rivelato che le esportazioni nipponiche sono scese per la prima volta dal 2016 a settembre, alimentando i timori per l’impatto dello scontro commerciale USA-Cina sulla crescita globale.
Nel frattempo, lo yuan cinese scende al minimo dal gennaio 2017 nella notte dopo che il Tesoro USA ha evitato di definire la Cina una manipolatrice di valute.