Investing.com – A fine dicembre, come da tradizione, economisti, banche d’investimento e gestori patrimoniali cercano di prevedere gli sviluppi dei mercati per l’anno seguente. “Quest’anno la maggior parte di queste previsioni sono positive. Condividiamo in larga misura molte delle argomentazioni a supporto di queste previsioni”, sottolinea Karin Kunrath, chief investment officer di Raiffeisen Capital Management prima di approfondire il proprio pronostico.
Economia globale debole ma senza recessione
Lo slancio economico dovrebbe migliorare nel corso dell’anno secondo la manager che quindi si aspetta un “atterraggio morbido” (“soft landing”). “Allo stesso tempo – spiega -, si prevede un ulteriore calo dei tassi di inflazione. Ciò significa che molte banche centrali non solo avranno l’opportunità di astenersi da ulteriori rialzi dei tassi di interesse ma saranno anche nella posizione di poter effettuare i loro primi tagli dei tassi di interesse nel corso del 2024”.
Sul quando esattamente le autorità monetarie “allenteranno la vite” dei tassi d’interesse, tuttavia, non v’è certezza, ma le ultime previsioni spingono per tagli già nel primo trimestre 2024.
Le conseguenze per il mercato
Questo scenario per Kunrath “è favorevole sia per le azioni sia per le obbligazioni, in quanto il calo dell’inflazione e dei tassi d’interesse ha un effetto positivo su entrambe le classi d’investimento. Per le azioni, tuttavia, è fondamentale evitare una recessione. Il fatto che questo scenario venga ipotizzato dopo l’estremo inasprimento della politica monetaria degli ultimi due anni è certamente un’ipotesi piuttosto ottimistica”.
Dopo tutto, ricorda l’analista, “in passato è stato raramente possibile evitare una recessione dopo cicli di rialzo dei tassi. Tuttavia, questo non significa che si possa escludere definitivamente un tale sviluppo”. In ogni caso, un pizzico di cautela è sempre consigliabile quando si fanno delle previsioni.
Ad esempio, Kunrath ricorda che all’inizio del 2023 era diffusa la convinzione che gli Stati Uniti sarebbero entrati in recessione. “A posteriori – analizza -, si è trattato di un clamoroso errore di valutazione”.
Per quanto riguarda l’asset allocation il gestore consiglia sempre una visione di lungo periodo e di sottoporre costantemente le ipotesi a una revisione critica. Ma se si deve scegliere tra bond e azioni “Continuiamo a preferire le obbligazioni”, taglia corto Kunrath.
Performance dei titoli di Stato statunitensi in crescita
“Da quando, a ottobre, il rendimento dei titoli di Stato statunitensi a 10 anni ha brevemente superato la soglia del 5% nelle contrattazioni “intraday” per la prima volta dal luglio 2007, esso ha continuato a scendere verso sud, favorendo la performance dei titoli di Stato americani”, ricorda l’esperta che ha adottato una visione positiva sui titoli di Stato USA e continua a favorirli.
In particolare, specifica, “L’aspettativa di una fine del ciclo di rialzi dei tassi USA, il calo dei tassi d’inflazione e un mercato del lavoro moderatamente più debole ci fanno prevedere rendimenti più bassi (non solo negli Stati Uniti). Anche i titoli di Stato in euro (titoli di Stato tedeschi) restano favoriti”.
Premi per il rischio più bassi per le obbligazioni societarie
Nel mercato delle obbligazioni societarie, i corporate statunitensi in particolare hanno recentemente impressionato con premi per il rischio significativamente più bassi. “Anche i credits europei hanno partecipato a questo sviluppo, ma non con lo stesso dinamismo”, analizza Kunrath. “Il tasso di default globale degli high-yield si è attestato di recente al 4,5%. L’agenzia di rating Moody’s prevede un ulteriore aumento al 4,8% entro il primo trimestre del 2024. La media di lungo periodo è del 4,1%. Rimaniamo cauti sulle obbligazioni societarie “investment grade” e “high yield” e ci orientiamo verso premi per il rischio moderatamente più elevati”.
I mercati emergenti hanno un rischio di pricing
Infine, Kunrath volge lo sguardo ai mercati emergenti. “Il calo dei prezzi delle materie prime e le notevoli tensioni sul mercato immobiliare cinese comportano per noi rischi di pricing in questa categoria di obbligazioni”, spiega la manager.
“Nel complesso – conclude -, non prevediamo che gli spread delle obbligazioni dei mercati emergenti si distacchino dai premi per il rischio dei mercati sviluppati, per i quali attualmente prevediamo un aumento”.
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