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Banche centrali, inflazione e altro: cosa seguire questa settimana sui mercati

Pubblicato 31.10.2022, 09:35
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Di Noreen Burke e Alessandro Albano

Investing.com - Gli investitori hanno appena terminato una settimana piuttosto frenetica, ma quella che segue non sarà da meno. È dato quasi per certo un aumento dei tassi di 75 punti base da parte della Federal Reserve e della Banca d’Inghilterra che si riuniranno rispettivamente mercoledì e giovedì. Ma se gli investitori sono alla ricerca di segnali per un possibile rallentamento della stretta monetaria, il report sull’occupazione USA di venerdì e quello sull’inflazione nella zona euro saranno sotto i riflettori. In questo quadro, si aggiunge l'uscita di Mosca dall'accordo sul grano firmato tre mesi e che potrebbe infiammare la spirale dei prezzi alimentari. E con la stagione delle trimestrali a metà strada, ci sarà da capire se le azioni Usa potranno continuare a sopportare risultati aziendali deludenti. Ecco cosa c’è da seguire questa settimana:

  1. Fed "jumbo"

Si prevede che la Fed aumenterà i tassi di interesse di 75 punti base per la quarta volta consecutiva al termine del vertice di politica monetaria di due giorni.

Gli investitori guarderanno al presidente della Fed, Jerome Powell, alla ricerca di suggerimenti su un possibile rallentamento dopo i recenti dati economici più deboli.

Attualmente i mercati finanziari prevedono un aumento dei tassi di 50 punti base nel vertice di dicembre della Fed e di altri 50 punti base nei primi due vertici del prossimo anno.

Tuttavia, scommettere su una Fed meno falco si è rivelata una strategia rischiosa quest’anno. I titoli azionari sono rimbalzati ripetutamente dai minimi nelle speranze di un cosiddetto “pivot” della Fed, per poi essere nuovamente messi sotto pressione dal persistere di un’inflazione elevata e di una stretta monetaria aggressiva.

Un'importante indicazione per l'ultimo meeting dell'anno potrebbe arrivare dal report sull’ occupazione non agricola di ottobre di venerdì, con gli analisti che si aspettano un aumento di 200.000 posti di lavoro rispetto ai 263.000 di settembre.

2. Crisi alimentare

Il quadro inflazionistico si arricchisce di un problema che sembrava . la crisi alimentare. Dopo l'attacco alla flotta in Crimea da parte delle forze ucraine, la Russia ha deciso di ritirarsi dall'accordo sul grano firmato verso fine estate che ha permesso a milioni di tonnellate di grano di essere spedite dai porti ucraini verso il resto del mondo.

Turchia e Nato hanno già fatto sapere di doversi incontrare con la parte russa per capire se Mosca ha intenzione di garantire i flussi di beni alimentari attraverso il Mar Nero, visto che il Cremlino non ha escluso di poter tornare a rispettare l'accordo.

L'accordo ha assicurato i rifornimenti negli ultimi tre mesi, ma un suo smantellamento rischia di far precipitare i Paesi emergenti e gli importatori di beni ucraini in un profondo shortage di beni alimentari accelerando la spirale inflazionistica, viso che Kiev è il secondo esportatore al mondo e la Russia il primo.

  1. Aumento dei tassi BoE

La BoE si avvia ad alzare i tassi di interesse di 75 punti base giovedì, il suo ottavo aumento consecutivo, per combattere l’inflazione che attualmente supera il 10%, anche se il Regno Unito si avvia verso una recessione che potrebbe essere esacerbata dai tagli alla spesa del nuovo Primo Ministro Rishi Sunak e dal ritorno dell'auterity.

Le aspettative per un aumento dei tassi di un punto percentuale sono state ridimensionate la scorsa settimana dopo che il nuovo Cancelliere dello Scacchiere Jeremy Hunt ha annullato quasi tutti i tagli fiscali previsti dall’ex Primo Ministro Liz Truss, il suo programma di tetto energetico a sei mesi da due anni.

Tuttavia, il ritardo del primo piano di bilancio del nuovo governo fino al 17 novembre renderà più difficile per la BoE definire le proprie previsioni economiche, che oltre al rialzo dei tassi, da martedì inizierà a vendere i titoli di Stato acquistati questi anni nel programma di QT.

  1. Inflazione record

Nella mattinata di lunedì, l'Eurostat pubblicherà i dati preliminari sull’inflazione per il mese di ottobre, che dovrebbe raggiungere il livello record del 10,2% anche a seguito degli aumenti in bolletta scattati in diversi Paesi europei.

Giovedì scorso la Banca Centrale Europea ha deciso il suo secondo aumento dei tassi di 75 punti base di fila e le successive osservazioni dei responsabili politici hanno indicato che continuerà a stringere nei prossimi mesi per evitare che l’inflazione si radichi, nonostante i timori di una recessione incombente.

La crisi energetica europea, provocata dalla guerra della Russia in Ucraina, ha esacerbato gli effetti economici di un’inflazione già elevata, provocando un rallentamento della spesa dei consumatori.

Lunedì, inoltre, l’area dell’euro pubblicherà i dati sul PIL del terzo trimestre, che dovrebbero mostrare una piccola espansione, ma la maggior parte degli economisti si aspetta che l’economia del blocco entri in territorio di contrazione nel quarto trimestre.

  1. Trimestrali

Con la stagione degli utili che ha superato la metà del percorso, la settimana a venire sarà un banco di prova per verificare se i titoli azionari riusciranno a resistere alle deludenti notizie sui bilanci dopo l'incubo di Meta (NASDAQ:META) e Amazon (NASDAQ:AMZN).

263 delle società che fanno parte dell’S&P 500 hanno già rilasciato gli utili e questa settimana lo faranno altre 150 compagnie dell’indice S&P 500, tra cui Eli Lilly (NYSE:LLY), ConocoPhillips (NYSE:COP) (NYSE:COP) e Qualcomm (NASDAQ:QCOM).

Questa stagione ha visto la sconfitta di alcuni grandi nomi del settore tecnologico, tra cui Amazon (NASDAQ:AMZN), Microsoft (NASDAQ:MSFT) (NASDAQ:MSFT), la controllante di Google Alphabet (NASDAQ:GOOGL) (NASDAQ:GOOGL) e la controllante di Facebook Meta Platforms (NASDAQ:META).

Wall Street ha chiuso in forte rialzo venerdì, con l’S&P e il Nasdaq che hanno registrato il secondo guadagno settimanale consecutivo e il Dow che ha messo a segno il quarto guadagno settimanale consecutivo, spinto dalle speranze di un cambio di rotta della Fed. Ad O

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