(Reuters) - L'indice di riferimento nipponico ha chiuso sui minimi di tre anni e mezzo cancellando i guadagni iniziali, con le vendite innescate dai timori legati al coronavirus che mettono in secondo piano i massicci pacchetti di stimolo approntati dalle principali banche centrali di tutto il mondo.
Dopo essere avanzato fino al 2,6%, il Nikkei ha archiviato la seduta in ribasso dell'1,04% a 16.552,83, chiusura più bassa da novembre 2016.
L'indice di volatilità del Nikkei, barometro delle aspettative di volatilità degli investitori basata sul prezzo delle opzioni e considerato termometro della paura, è avanzato del 4,2% a 58,45, non lontano dal picco di 60,86 di nove anni registrato lunedì.
Secondo i trader, alcuni investitori globali si sono affrettati a liquidare le loro partecipazioni spinti dal timore di potenziali chiusure del mercato a causa dell'emergenza coronavirus.
Titolo più scambiato sul listino principale, il colosso Softbank Group affonda del 17,2%, risentendo dello scetticismo degli investitori sulle sue scommesse tecnologiche, tra cui la startup di condivisione uffici Wework e la società di ride sharing Uber (NYSE:UBER).
L'indice Tse Reit è precipitato del 16,8%, il più grande calo percentuale giornaliero della sua storia, per raggiungere un minimo di sette anni a 1169,96.
Il più ampio indice Topix ha continuato a fare meglio del Nikkei, chiudendo in rialzo dello 0,97% a 1.283,22, ridimensionando comunque i guadagni di inizio sessione di oltre il 3% dopo che la Bce ha presentato il suo programma di acquisto di asset da 750 miliardi di euro.
Male Fujifilm Holdings, che lascia sul terreno l'8,5% dopo aver dichiarato di non aspettarsi per ora che una potenziale crescita delle vendite di Favipiravir in Cina abbia alcun impatto diretto sugli utili, poiché la licenza nel paese per l'ingrediente chiave del farmaco è già scaduta lo scorso anno.
(Tradotto da Redazione Danzica, in Redazione a Milano Maria Pia Quaglia, camilla.caraccio@thomsonreuters.com, +48587721396)