LONDRA (Reuters) - La borsa di Londra guida il rimbalzo dei mercati europei dopo che, secondo dati quasi definitivi, il voto britannico ha visto la netta vittoria dei conservatori allontanando lo spettro di una maggioranza incerta data nei sondaggi alla vigilia.
Con oltre il 95% dei voti scrutinati, i 'tories' di David Cameron hanno ottenuto 310 seggi su 650 e sono ben avviati ad aggiudicarsi la maggioranza della camera bassa.
"Per i mercati è una buona notizia", commenta Jonathan Bell, di Stanhope Capital.
"La vittoria dei conservatori è preferibile rispetto a quella dei laburisti, ecco perché la sterlina e la borsa salgono e guadagnano in particolare i settori, come finanziari e utilities, che più avrebbero patito eventuali misure di un esecutivo a guida Labour", aggiunge.
Intorno alle 12 italiane l'indice FTSEurofirst guadagna l'1,59%. Il britannico FTSE 100 sale dell'1,86%. Tra le piazze nazionali, alla stessa ora il Dax tedesco segna +0,6%, mentre il francese CAC 40 sale dello 0,73.
A sostenere il sentiment è anche il ritorno della calma sul mercato dei titoli di Stato in Usa e in Europa dopo i recenti selloff, con gli investitori cauti in attesa dei dati sull'occupazione statunitense in agenda nel primo pomeriggio.
L'FTSEurofirst 300 ha perso il 6% rispetto ai massimi da 14 anni e mezzo toccati ad aprile, con il rimbalzo dei prezzi del greggio che ha alimentato i timori di un rialzo a breve dei tassi di interesse negli Stati Uniti in una fase in cui la crescita economica procede ancora a stento.
Tra i titoli in evidenza oggi:
Lloyds sale del 6,3% con tutto il comparto bancario che tira un sospiro di sollievo riguardo alla possibilità di nuove tasse sulle contrattazioni finanziarie scampate grazie alla disfatta dei laburisti.
Segna un progresso di quasi il 7% anche Centrica, che avrebbe potuto essere colpita, in caso di vittoria laburista, da un congelamento delle tariffe.
Forte il gruppo della difesa Babcock che mette a segno un +7,1%.
Fra i titoli non britannici si segnala il balzo di Syngenta
che sale del 15% dopo aver respinto un tentativo di takeover da 45 miliardi di dollari da parte di Monsanto, affermando che l'offerta era troppo bassa e non teneva in debito conto i rischi regolatori.