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Di Alessandro Albano
Investing.com - Dopo la perdita 2021 di circa 8,7 miliardi di euro, Standard & Poor's ha tagliato il rating di Telecom Italia (MI:TLIT) di un notch a BB- da BB con prospettive negative citando credito e prospettive finanziarie "più deboli".
Lo scorso anno, spiega S&P in nota, "TIM non ha soddisfatto le nostre aspettative in termini di EBITDA adj. che si è attestato a circa 6,0 miliardi di euro, rispetto alla nostra precedente previsione di 6,6 miliardi di euro, con un calo del 16%-17% su base annua".
S&P si aspetta ora "una riduzione dei ricavi e degli utili, in aggiunta ad un flusso di cassa operativo negativo", mentre per il 2022 le proiezioni dell'agenzia di rating stimano un calo low single digit dei ricavi totali e una diminuzione dell'EBITDA rettificato verso del 37%-38%, rispetto a circa il 40% nel 2021".
L'outlook negativo, viene precisato, è dovuto ad un aumento oltre le stime della leva finanziaria, con debito previsto a 5,3x l'Ebitda nel 2022 e a 5 volte il margine operativo lordo nel prossimo anno.
"Il contesto competitivo di mercato, ulteriormente accentuato dal recente lancio delle offerte fisse di Iliad, e i vincoli normativi continueranno a pesare sui ricavi domestici e sull'EBITDA", si legge nel comunicato di S&P. "Inoltre, la società sta modificando le proprie offerte su consumer e microbusiness con conseguenti costi caricati front-end, che danneggeranno l'EBITDA nel 2022".
Secondo il piano 2024 dell'Ad Labriola presentato ad inizio marzo, ma non proprio apprezzato dal mercato, si prevedono ricavi in leggera crescita (low single digit CAGR ‘21-’24 growth, with 2022 low single digit decrease), Ebitda stabile (CAGR ’21-’24 flat, with 2022 low teen decrease) e Capex in aumento a circa 4,0.
Inoltre, la nuova strategia dell'ex monopolista prevede lo scorporo della rete in ServiceCo e NetCo, ma per S&P "una ServiceCo alleggerita potrebbe erodere il vantaggio incumbent e il profilo creditizio di TIM rispetto ai peers europei di telecomunicazioni pienamente integrati, se non verrà bilanciata dal deleveraging o dal miglioramento della rete attraverso una potenziale combinazione di OpenFiber".
Per quanto riguarda l'offerta di KKR, che nel frattempo ha confermato il prezzo di 0,505 per azione, dopo mesi di silenzio la società ha dato mandato all'Ad "di avviare colloqui formali" con il fondo di private equity, sebbene tra gli operatori non ci sia molto ottimismo in questo senso. "L'offerta potenziale di KKR sauna probabilità più bassa ora", hanno affermato gli analisti di Exane BNP Paribas, dopo che Cdp e Vivendi (PA:VIV) hanno fatto capire di preferire un futuro integrato con OpenFiber senza Opa.
Alla finestra c'è anche il fondo britannico Cvc il quale, secondo diverse voci, starebbe guardando con interesse alla società dei servizi che nascerà dal piano di spin.off. In particolare, secondo Il Messaggero, il fondo britannico avrebbe ottenuto l'ok per lo svolgimento di un assessment, ovvero una mini due diligence ristretta ai ricavi e ai costi sugli asset che rimmarranno nella ServiceCo.
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