OraFinanza - Sempre caldo il dossier Telecom Italia (BIT:TLIT) dopo le indiscrezioni di ieri circa l’interesse del fondo Cvc per la quota detenuta da Vivendi (EPA:VIV) nel capitale dell’ex monopolista italiano, pari al 23,75% e primo azionista della società italiana. In queste ore la stampa italiana riporta che il fondo punterebbe ad uno spezzatino del gruppo attraverso la vendita di Tim Brasil (5,8 miliardi di euro), la cessione di Tim Consumer a Iliad e la fusione di Tim Enterprise con Maticmind (70% Cvc, 15% Cdp e 15% famiglia Saladino). Vendite che porteranno ad un inevitabile delisting di Tim da Piazza Affari.
Da valutare la posizione del Governo italiano, il quale sembra preferire uno scenario di crescita organica per Tim, in quanto lo scenario dello spezzatino potrebbe comportare un taglio dei posti di lavoro, ipotesi ventilata dal sindacato Uilcom. Il via libera dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, però, appare essenziale, in quanto alcuni asset strategici sono ancora in mano a Tim, come la rete 5G e i data center, e pertanto sarebbe richiesto il semaforo verde dalla Golden Power per coinvolgerli.
Inoltre, il nuovo piano industriale che sarà presentato il 13 febbraio 2025 potrebbe prevedere il ritorno al pagamento dei dividendi nel 2025 (pagamento nel 2026, secondo Il Sole 24 Ore).
A Piazza Affari, intanto, il titolo Tim cede mezzo punto percentuale nella prima ora di contrattazioni di oggi, scendendo così a 0,2725 euro (FTSE MIB a +0,20%).
Oltre a Cvc, le trattative di Vivendi starebbero coinvolgendo come potenziali acquirenti anche Apax, Bain e Apollo, puntando a incassare almeno 1,5 miliardi di euro, corrispondenti a 0,41 euro per azione, livello dunque inferiore alle quotazioni odierne e a 0,50 euro, il prezzo a cui Kkr aveva lanciato l’opa su Tim due anni fa.
Secondo gli analisti di WebSim Intermonte, Vivendi potrebbe attendere tre eventi chiave prima di decidere, ovvero “il verdetto del tribunale sull’appello contro il CdA di TIM per la vendita di NetCo, l’incasso di circa 900 milioni dal governo per il canone del 1998 (tempo fino al 20 gennaio per raggiungere un accordo) e la vendita di Sparkle per 700 milioni (firma prevista entro fine anno)”.
“Un piano di break-up di questa portata richiederebbe inevitabilmente il delisting di Tim, un’opzione che permetterebbe ai soci di minoranza di cristallizzare un premio upfront senza esporsi a gli execution risk e a tempistiche piuttosto lunghe legate alla societarizzazione del gruppo e alle diverse operazioni citate”, spiegano da WebSim.
Oltre al problema del rischio Golden Power, proseguono dalla sim, “sarebbe necessario affrontare sin da subito alcune questioni relative alla conversione/delisting delle azioni di risparmio (1,9 miliardi ai prezzi correnti) e valutare l’opportunità/necessità di un’Opa a cascata sulle minorities di Tim Brasil (circa 2 miliardi ai prezzi correnti)”, mentre “al momento, l’acquisizione della quota di Vivendi, essendo inferiore alla soglia per l’OPA obbligatoria, non comporta il lancio di un’offerta sul resto del capitale”.
Per queste ragioni “non escludiamo che i fondi possano optare per una strategia graduale a più step, acquisire inizialmente la quota di Vivendi, aspettare il nuovo piano industriale di TIM e valutare successivamente le migliori opzioni di creazione di valore, di concerto con il Governo e Cdp”, aggiungono gli analisti.
WebSim ha un target price di 0,38 euro per azione su Tim (giudizio ‘molto interessante’) che “non incorpora l’upside di circa 0,16 euro per azione (che ci porterebbe ad un break-up value di 0,54 euro/azione) derivante da un eventuale re-rating immediato di TIM Consumer a un multiplo ‘fair’ di 6 volte l’EV/EBITDAaL (che corrisponde a 7,2 volte per l'intera Domestic ServCo, lo stesso multiplo offerto da Fastweb per Vodafone (LON:VOD) Italia), cristallizzabile con una market repair/consolidamento del mercato o una cessione dell’asset”. Deconsolidando Tim Brasil ai prezzi di mercato, “la ServCo domestica tratterebbe a 3,7 volte (rispetto agli attuali 4,2 volte), facendo emergere una sottovalutazione ancora più marcata rispetto al settore”, concludono da Intermonte.