La domanda che in molti si staranno ponendo è banale ma meritevole di approfondimento: perché le Borse sono tornate a crescere nonostante il conflitto in Ucraina, purtroppo, non faccia intravedere una fine?
Perché le Borse hanno fatto segnare, a partire dal 7 marzo, un recupero importante nonostante le sanzioni imposte alla Russia, l’aumento del prezzo delle materie prime e le relazioni tra Occidente e Mosca ridotte ai minimi termini?
Un “soccorso” da 230 miliardi
Dopo l’incertezza iniziale, che ha portato soprattutto gli indici europei in territorio negativo, l’indice Stoxx 600 ha recuperato il 12,24%, l’Eurostoxx il 10,5%, Milano il 15,6%, Francoforte il 15,3%. Le Borse mondiali, nel complesso, hanno fatto segnare una ripresa del 7,8% (ricordiamo che gli indici americani avevano subito meno gli effetti dell’invasione russa).
A tracciare una prima analisi è JP Morgan (NYSE:JPM) secondo cui le ragioni principali sarebbero ascrivibili all’obbligo, in capo agli investitori istituzionali, di ribilanciare i portafogli mantenendo le asset allocation prestabilite.
Il crollo dei prezzi registrato tra fine febbraio e inizio marzo ha portato, quindi, ad un ingresso di circa 230 miliardi “nuovi” sul mercato che avevano lo scopo di ripristinare le proporzioni iniziali.
L’ingresso di tanti soldi fa risalire i prezzi e, in automatico, si può ragionevolmente pensare che traini anche l’operatività di investitori più piccoli, privati compresi, rincuorati dal trend rialzista.
Ecco spiegato perché, secondo JP Morgan, c’è stata una parziale ma importante ripresa sebbene non sempre sia stato raggiunto nuovamente il massimo di inizio anno.
Grandi investitori vs piccoli investitori
Nei periodi di incertezza il mantra, soprattutto per gli investitori privati, è sempre lo stesso: “Cosa conviene fare adesso?”.
Probabilmente è la domanda a cui tutti coloro che si occupano professionalmente di questo tema sono abituati a rispondere e di fronte a fenomeni del genere è logico si riproponga con una certa insistenza.
Per prima cosa, un investitore privato deve capire che la sua partita è assai diversa da quella di un istituzionale: il primo, infatti, sta sovente operando con i risparmi di una vita e possiede un numero di informazioni e strumenti limitato rispetto alla seconda categoria, quella che dalla lettura dell’analisi di JP Morgan starebbe “trainando” il rally.
Di conseguenza, imitare le mosse degli istituzionali, talvolta con un ritardo di giorni o settimane, non sempre può essere considerata una scelta saggia.
Questo perché sarà pur vero che le Borse hanno ripreso in qualche modo a crescere, almeno nel mentre scrivo, ma la situazione fondamentalmente resta la stessa: l’Occidente è di fatto in guerra totale, soprattutto sul piano economico, con la Russia e la pace in Ucraina sembra ancora lontana.
Mentre i fondi in certi casi devono ribilanciare per loro policy (siamo a fine trimestre, momento importante nella vita di un investitore istituzionale), il privato risparmiatore, se è sui mercati con un orizzonte temporale di lungo periodo, ha ben altri problemi di cui occuparsi che, con ogni probabilità, sono assai meno collegati alle Borse.
Questo è il motivo per cui, nella stragrande maggioranza dei casi, una strategia di lungo periodo ben diversificata e in momenti complessi attuali più attendista che attiva può mettere al riparo dal rischio di “sparare tutte le cartucce” su un falso allarme o, comunque, dal ben più grave pericolo di preoccupazioni extra assolutamente evitabili per chi non aspira a prendere il posto dei gestori istituzionali.