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CBDC, a che punto siamo?

Pubblicato 28.10.2021, 17:53
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Le CBDCs o Central Bank Digital Currencies sono valute digitali che riproducono tramite mezzo informatico la moneta avente corso legale emessa da una banca centrale. Queste non devono essere confuse né con le stablecoin, criptovalute ancorate al valore di una valuta tradizionale ma non emesse da enti pubblici bensì da società private (es. USDT emessa da Tether Operation ltd), né tantomeno con il “digital money”, ovvero la moneta in formato digitale che troviamo all’interno dei conti correnti. L’idea dietro alle CBDCs è quella di creare uno strumento innovativo che sia in grado di sostituire il denaro contante ma che rimanga comunque sotto il controllo delle banche centrali. Più che un’idea si tratta però di una necessità per le banche, questo perchè alcuni soggetti privati hanno già intrapreso questo percorso rischiando di svilire il ruolo stesso delle banche centrali nella gestione monetaria: è il caso di Facebook (NASDAQ:FB) con Diem o di Amazon (NASDAQ:AMZN) con l’Amazon Coin destinata ai paesi emergenti. Tutti i principali Stati stanno quindi aprendo alla sperimentazione delle valute digitali, in quanto ritenute il futuro delle transazioni monetarie.
 
Allo stato attuale, ancora nessun paese ha iniziato ad adottare su larga scala una valuta digitale anche se molti analisti sostengono che nei prossimi 5 anni l'attenzione sull'argomento crescerà in modo esponenziale. In particolare, secondo il direttore generale del FMI, ben 110 paesi nel mondo sono attualmente impegnati nello sviluppo di una CBDC nazionale.
 
Quali sono le conseguenze che possono verificarsi da un'adozione generalizzata delle valute digitali nel mondo? Non è semplice dare una risposta a questo quesito. In particolare, perché ogni paese sta seguendo la sua strategia e la propria idea di valuta digitale. Uno degli argomenti centrali della discussione è legata alla privacy da adottare con riferimento alle CBDCs: queste saranno tracciabili dalle banche centrali tramite un meccanismo di associazione ai soggetti destinatari o manterranno l'anonimato che caratterizza il denaro contante? Nel primo caso, si andrebbe in contro ad una fiscalizzazione nativa: non sarebbero più possibili attività di riciclaggio, finanziamento illecito, elusione o evasione fiscale, poiché il denaro sarebbe direttamente riconducibile ad un cittadino o ad un’azienda e verrebbe tassato alla fonte, ma un controllo di questo tipo rischierebbe di generare un rigetto al controllo da parte dei singoli, dando ampio spazio all'adozione di soluzioni alternative decentralizzate, in particolare le criptovalute. Nel secondo caso, invece, si manterrebbe sostanzialmente inalterato il ruolo del contante.  
 
Oltre a ciò, poi sono state avanzate tutta una serie di perplessità: in caso di blackout la valuta digitale sarebbe comunque in grado di funzionare offline? E in caso di attacco informatico come sarebbe garantita la sicurezza di questo strumento? Inoltre, sarà possibile adottare valute digitali anche in ambito privato, creando un vero e proprio canale monetario parallelo a quello pubblico? Ancora, l’utilizzo di valuta digitale che impatto ambientale causerebbe? A queste domande non si hanno ancora delle risposte definitive, ma ciò che è certo è che molti Stati stanno lavorando per trovare soluzioni efficaci.
 
Per cercare di armonizzare le varie discipline statali in materia, il G7 si è impegnato nelle prossime riunioni di dettare delle linee guida che gli Stati dovranno seguire per l'emissione delle CBDCs. Si è infatti riconosciuta la necessità di stabilire “un insieme comune di principi e, sottolineando l’importanza fondamentale di valori condivisi come la trasparenza, lo stato di diritto e una sana governance economica, questi principi possono guidare e informare l’esplorazione della CBDC nel G7 e oltre”.
 
Ma a che punto siamo a livello globale? Lo Stato che sicuramente risulta più avanzato in materia è la Cina, che già sta adottando lo yuan digitale in diversi contesti cittadini e mira ad un utilizzo diffuso entro le Olimpiadi invernali di Pechino del 2022. Questa, nel corso del 2020, ha già svolto un esperimento di transazione internazionale di valuta digitale, che oltre alla BoC ha coinvolto anche le banche centrali di Hong Kong, Tailandia ed Emirati Arabi, evidenziando il grande potenziale dell'utilizzo di una valuta digitale. Tuttavia, si ritiene che la CBDC cinese in realtà sia stata pensata come uno strumento di sorveglianza, in linea con le politiche cinesi attuali, e che quindi non garantisca la privacy dei soggetti utilizzatori, i cui dati potrebbero essere soggetti al controllo centrale statale. Oltre alla Cina, anche le altre potenze mondiali si stanno muovendo in questa direzione.

Gli USA sono sempre immersi nello studio e nella sperimentazione di un dollaro digitale, sebbene recenti rumors affermino come il MIT sia molto vicino al rilascio di un codice definitivo. Nonostante ciò, VISA, uno dei colossi dei pagamenti americani, afferma come, nonostante il crescente interesse, lo sviluppo di una CBDC americana sia ancora fermo, in attesa di una regolamentazione internazionale e, in particolare, per osservare gli effetti dell'eYuan cinese, al fine di adottare una moneta che possa far fronte ad eventuali problematiche che potrebbero sorgere. Pertanto, possiamo definire l'attendismo USA come una strategia per contrastare la valuta asiatica. In Europa la situazione invece risulta essere più caotica. Mentre l'Unione Europea si trova in difficoltà nello sviluppo di un euro digitale (a causa della necessità di trovare un accordo che vada bene a tutti gli Stati membri) e deciderà in materia entro i prossimi 2 anni, ma nel frattempo alcuni Stati, in modo indipendente, hanno iniziato una propria sperimentazione sulla valuta digitale. Ad esempio, in Francia sono state condotte diverse transazioni di titoli di Stato tokenizzati sia nel mercato primario che secondario con pagamenti in CBDC emessa dalla Banca centrale francese. Oltre manica, invece, la Bank of England ha ufficializzato il coinvolgimento di PayPal (NASDAQ:PYPL) e Google (NASDAQ:GOOGL) nella creazione di una sterlina digitale, che si affiancano ai già noti Mastercard, Visa e Morgan Stanley (NYSE:MS). Questi sono solo alcuni esempi di come l'interesse globale si stia spostando sulla digitalizzazione della valuta.
 
L'adozione di CBDCs risulta fortemente connesso al mondo delle criptovalute, questo perché alla base del funzionamento stesso delle varie valute digitali vi è l'utilizzo di una blockchain. Ad esempio, nell'esperimento condotto dalla Cina nel 2020 si è verificato un evento epocale: per la prima volta una valuta emessa da una banca centrale è stata trasferita utilizzando la tecnologia blockchain. L'interesse degli Stati di adottare blockchain per transazioni monetarie è evidente: ridurre al minimo i tempi di attesa per il completamento della transazione e i costi ad essa connessi. Attualmente, sono diverse le blockchain coinvolte nella sperimentazione di una valuta digitale. La blockchain di Ethereum è già stata scelta da Israele per sviluppare la propria valuta digitale, così come Ripple è stata scelta dal Buthan e, secondo alcuni rumors, partecipa anche al team di sviluppo inglese per la sterlina digitale, mentre l'Ucraina avrebbe stretto un patto di sviluppo di una CBDC nazionale con Stellar. Insomma, i progetti non mancano.
 
Per concludere, possiamo evidenziare come l’imminente corsa alla realizzazione di una valuta digitale favorirà l’intero settore delle blockchain, in particolare di quelle che si dimostreranno più sicure ed affidabili nel lungo periodo. Inoltre, con l'adozione di una valuta digitale difficilmente il mondo delle criptovalute andrebbe in contro ad una fuga di capitali, ma anzi acquisirebbe un ruolo ancora più rilevante nella finanza mondiale, soprattutto per l'alto grado d'innovazione che caratterizza i suoi progetti (di cui le CBDCs rappresentano solo la punta dell'iceberg) e per la maggior fiducia riconosciuta al settore dagli Stati.

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