Market Brief
Le borse cinesi si sono rincuorate sulla scia dell’Europa e di Wall Street e mercoledì hanno compiuto un rally, in vista dell’attesissimo rialzo del tasso dalla Federal Reserve.
Ieri i titoli europei hanno compiuto un rimbalzo dopo cinque giorni di perdite consecutive. Il DAX 30 ha guadagnato il 3,07%, il CAC 40 il 3,16%, il FTSE MIB il 3,74% e l’SPI il 2,37%. Oltreoceano l’euforia è stata più contenuta, con l’S&P 500, il Nasdaq 100 e il Dow Jones Industrial Average in rialzo rispettivamente dell’1,06%, dello 0,87% e dello 0,90%.
Le società a bassa capitalizzazione hanno fatto registrare i guadagni maggiori, con l’indice Russell 2000 a +1,41%. Stanotte in Asia le piazze giapponesi sono state fra le vincitrici principali, con il Nikkei 225 e il TOPIX in rialzo rispettivamente del 2,61% e del 2,54%, nonostante il rallentamento dell’attività manifatturiera.
A dicembre il PMI manifatturiero è sceso a 52,5 punti rispetto ai 52,6 punti del mese precedente, a novembre gli ordini di macchine utensili si sono contratti del 17,7% a/a (rispetto al -17,9% previsto). La coppia USD/JPY si è apprezzata a Tokio, dopo aver guadagnato quasi l’1% durante la seduta europea. Ora la coppia testa la resistenza a 122; il livello più forte, che giace a 122,25, rappresenterà il vero banco di prova. Altrove, l’Hang Seng è in rialzo dell’1,88%, mentre gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen guadagnano rispettivamente lo 0,17% e lo 0,68%.
Ancora una volta l’EUR/USD non è riuscito a superare al rialzo il forte livello ubicato a 1,1050 e alla fine è sceso a 1,0910, sulla scia dei dati USA superiori alle attese. Dal rapporto sull’inflazione pubblicato ieri emerge che l’impatto dello scorso anno dovuto al calo dei prezzi del greggio inizia a scomparire nell’indicatore su base annuale. L’IPC primario è lievitato allo 0,5% a/a, superando lo 0,4% previsto e lo 0,2% del rilevamento precedente. L’indice core (al netto di generi alimentari ed energia) ha rispettato le previsioni, attestandosi al 2% a/a a novembre (ottobre: 1,9%).Un discorso a parte merita l’indice Empire sul manifatturiero, risultato superiore alle previsioni, attestandosi a -4,59 a fronte del -7 previsto; ciò indica tuttavia che il settore incontra delle difficoltà nell’adattarsi a un contesto caratterizzato dal dollaro forte.
Nel Regno Unito, per la prima volta dal luglio di quest’anno, l’inflazione è salita sopra lo 0. Nonostante il lieve miglioramento di novembre, c’è ancora molta strada da fare per raggiungere l’obiettivo della BoE. A novembre i prezzi sono saliti dello 0,1% a/a, cifra in linea con le attese e superiore al -0,1% del rilevamento precedente. L’indicatore core è salito all’1,2% a/a dall’1,1% di ottobre. Ieri la reazione della GBP/USD è stata tiepida, perché gli operatori si concentrano sull’imminente decisione sul rialzo del tasso dalla Fed. Ieri il cable ha ceduto quasi l’1%, perché le speculazioni su un rialzo del tasso hanno innescato un rally del dollaro. La coppia si è stabilizzata intorno a 1,5040 a Tokyo, passando di mano lateralmente in una fascia ristretta. Al rialzo, una resistenza giace a 1,5185 (massimo di ieri), invece al ribasso si osserva un supporto a 1,4895 (minimo 2 dicembre).
Nelle prossime ore, l’attenzione del mercato sarà tutta concentrata sulla decisione della Fed. Oggi la volatilità dovrebbe essere piuttosto contenuta, perché gli operatori si preparano alla decisione. Gran parte degli osservatori stima che la banca centrale alzerà il tasso di 25 punti base, la probabilità è pari circa all’80%. Noi siamo un po’ più ribassisti, perché scommettiamo su un aumento più contenuto del tasso sui fondi federali. Prevediamo anche toni accomodanti dal comunicato di Yellen.
Oggi gli operatori monitoreranno i PMI in Francia, Germania ed Eurozona; le richieste di disoccupazione e il tasso di disoccupazione ILO nel Regno Unito; il sondaggio ZEW in Svizzera; l’IPC nell’Eurozona; le vendite al dettaglio in Brasile; i nuovi cantieri residenziali, i permessi di costruzione, la produzione industriale, il tasso di utilizzo degli impianti, il PMI manifatturiero e la decisione sul tasso del FOMC negli USA; il PIL in Nuova Zelanda.