In Asia, l’USD/JPY è balzato di più dell’1%, portandosi a 110,50, dopo che la BoJ ha annunciato che sta valutando di offrire prestiti a tassi negativi alle istituzioni finanziarie e un altro taglio del tasso.
Separatamente, ad aprile il PMI manifatturiero giapponese si è attestato a 48 punti, deludendo la stima pari a 49,5 punti e sotto i 49,1 del rilevamento precedente. La valuta giapponese è scesa ai minimi da due settimane contro l’USD, perché gli investitori hanno capito che la BoJ potrebbe essere davvero determinata a far indebolire ulteriormente lo yen.
Per il momento, l’USD/JPY si muove verso il supporto precedente, ora diventato resistenza, a 110,67, mentre al ribasso si osserva un supporto a 108,87 (minimo 20 aprile).
Analogamente, la coppia EUR/JPY è salita dell’1,05% a Tokyo, raggiungendo quota 124,90. La coppia ha recuperato quasi completamente le perdite di ieri, dopo la decisione della BCE di mantenere i tassi invariati.
Come previsto, la Banca Centrale Europea ha lasciato invariati i tassi di riferimento, fornendo ulteriori dettagli sull’entità dell’aumento del suo programma di acquisto di bond. Come già annunciato, il programma sarà esteso anche a società che non sono banche, mentre la scadenza dei titoli sarà compresa fra i 6 mesi e i 30 anni. Inoltre, l’istituzione potrebbe comprare questi titoli sia sui mercati primari, sia su quelli secondari. Infine, l’istituzione europea potrebbe comprare fino al 70% di una singola emissione.
Nel complesso, nessuna novità, quasi tutto era già stato scontato. Nell’immediato, i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi sono scesi, ma poi sono rimbalzati rapidamente sui livelli iniziali, suggerendo che il mercato è stufo di sentire interventi verbali e ora vuole vedere degli effetti veri e propri sul tasso d’interesse.
Come anticipato nello Snapshot sul Mercato di ieri, l’EUR/USD si è mosso lateralmente in vista della riunione della BCE, per poi oscillare bruscamente durante la conferenza stampa, ma alla fine la coppia è tornata sui livelli iniziali, salendo comunque fino a 1,14 sulla scia dei commenti di Draghi.
Come di consueto, il comparto delle materie prime ha reagito positivamente al consolidamento dei prezzi del Petrolio Greggio. Il dollaro australiano è salito dello 0,25% a Sydney perché il parametro di riferimento internazionale, il greggio Brent, si è stabilizzato intorno a i 43,70 USD al barile.
Ciò nonostante, l’AUD/USD non ha la forza necessaria per violare la resistenza a 0,7849, perché gran parte del rialzo della scorsa settimana è dovuta al rally delle materie prime e non a segnali positivi dall’economia australiana. È pertanto plausibile che vi sia un capovolgimento del momentum dell’AUD non appena finirà il rally delle materie prime.
Sul fronte azionario, fatta eccezione per le piazze giapponesi, spinte dall’annuncio della BoJ, gli indici asiatici si muovono per lo più in territorio negativo. Il Nikkei e il Topix hanno guadagnato rispettivamente l’1,20% e lo 0,99%.
Nella Cina continentale, l’indice CSI 300 è in rialzo dello 0,35%, spinto dall’ulteriore apprezzamento dei titoli tecnologici. Sulle piazze offshore, l’Hang Seng di Hong Kong ha fatto registrare un rialzo dello 0,77%, il Taiex di Taiwan ha invece ceduto lo 0,38%. In Europa, i future puntano a un’apertura in ribasso, perché gli operatori sembrano restii a spingere al rialzo i titoli in vista del fine-settimana.
Oggi gli operatori monitoreranno i PMI di Markit in Francia, Germania, Eurozona e USA; gli ordini industriali e le vendite al dettaglio in Italia; le vendite al dettaglio e l’IPC in Canada.