La settimana è iniziata con un rally della propensione al rischio sulla scia dei solidi dati sul lavoro negli USA e della vittoria della coalizione di governo di Shinzo Abe alle elezioni della Camera Alta (risultato provvisorio: 70 su 121 seggi).
Dopo le cifre catastrofiche di maggio, il rapporto sul lavoro USA è stato incoraggiante, a giugno sono stati creati 287.000 nuovi posti di lavoro non agricoli (rispetto ai 180 mila previsti e agli undici mila dell’ultimo rilevamento). Il tasso di disoccupazione è peggiorato, salendo al 4,9% dal 4,7% del mese precedente, mentre il tasso di partecipazione saliva dal 62,6% al 62,7%.
L’EUR/USD è rimasto pressoché invariato a Tokyo, anche se ci sono state alcune brusche oscillazioni subito prima e dopo la pubblicazione dei dati, il cambio è sceso inizialmente a 1,10, per poi rimbalzare a 1,1120 e infine stabilizzarsi sui livelli iniziali a 1,1050.
Al mercato non basta un unico rapporto positivo sul lavoro, gli investitori vogliono assistere a una ripresa dello slancio sia del mercato del lavoro, sia delle prospettive d’inflazione e se guardiamo alle cifre sulle retribuzioni, lo slancio ancora non c’è.
Lo Yen giapponese ha ceduto l’1,25% contro il biglietto verde durante la seduta asiatica, dopo la vittoria della coalizione di governo di Shinzo Abe.
Domenica il primo ministro ha rinnovato il suo appello per un pacchetto di stimoli più grande, ma non ha rilasciato commenti sull’entità di questo pacchetto o sulla natura delle nuove misure.
Il risultato è in linea con le nostre attese, ovvero l’introduzione di una nuova tornata di stimoli, che aiuterebbe a far indebolire lo Yen giapponese.
La coppia USD/JPY ha testato il livello di resistenza a 102 ma non è riuscito a violarlo.
Sui mercati azionari, il popolare indice Nikkei ha guadagnato il 3,98%, salendo a 15.708 punti, mentre il più ampio indice Topix è balzato del 3,79%.
Il miglioramento della propensione al rischio nei mercati regionali asiatici ha dato una spinta all’azionario, con l’indice CSI 300 a +0,90% e l’Hang Seng a +1,90%.
Altrove, in Australia, la borsa ha guadagnato il 2,04%, mentre l’S&P/NZX neozelandese è salito dello 0,90%.
Il dollaro neozelandese è scivolato dello 0,53% contro l’USD in rialzo. La coppia NZD/USD ha stornato parzialmente i guadagni ottenuti dopo la pubblicazione del dato NFP, tornando a 0,7260, in calo di 40 pip durante la seduta, dopo non essere riuscita a violare la forte resistenza a 0,73 (massimo 23 giugno e livello psicologico).
È un po’ presto per parlare di un’inversione, poiché la coppia di valute scambia ancora all’interno del canale rialzista; nel breve termine, il kiwi sarà soggetto a pressioni al ribasso man mano che il biglietto verde riprenderà slancio, al ribasso, il livello a 0,70 USD fungerà da supporto.
Oggi gli operatori monitoreranno l’IPC in Danimarca e Norvegia; i depositi a vista in Svizzera; la produzione industriale in Italia; i nuovi cantieri residenziali in Canada.