Giro di boa di dicembre, con il mercato italiano che si posiziona in testa alle performance mensili tra i principali listini del Vecchio Continente. Il FTSE MIB ha messo a segno un progresso del +4,41%, superando il DAX tedesco (+4%), il CAC 40 francese (+2,4%), l’AEX olandese (+1,3%), l’IBEX spagnolo (+1%) e il FTSE 100 inglese (+0,2%).
A sostenere il mercato italiano è il settore bancario, cuore pulsante dell’indice. Il risiko bancario continua a scaldare i motori e, con un indice fortemente esposto al comparto, l’evoluzione positiva non sorprende. Tuttavia, i venti contrari non mancano: dai tagli dei tassi d’interesse, che riducono i margini bancari, alle prospettive di crescita economica sempre più deboli. Anche venerdì scorso, la Banca d’Italia ha rivisto al ribasso la stima del PIL italiano per il 2024 allo 0,5% (in linea con le ultime letture OCSE), con revisioni al ribasso anche per i due anni successivi. Nonostante queste pressioni, il settore bancario italiano continua a mostrare una forza straordinaria. Negli ultimi due anni, le banche hanno dominato il FTSE MIB: quest’anno spiccano i guadagni di Unipol (BIT:UNPI) (+140%), Banco Monte dei Paschi (+130%) e BPER (BIT:EMII) (+118%), mentre nel 2022 UniCredit (BIT:CRDI) aveva guidato la classifica con un impressionante +95%.
Le cosiddette Magnifiche 7 banche italiane, ovvero le prime sette banche italiane per market cap, stanno persino sovraperformando i titoli delle Magnifiche 7 americane, così come delle GRANOLAS europee, rendendo il comparto bancario italiano una delle storie di successo più rilevanti dell’anno con un progresso di circa il 65%. Se si considerassero anche i dividendi, la performance complessiva di queste sette banche salirebbe a circa il +79%, sottolineando il loro straordinario contributo all’indice italiano.
Dicembre, pur essendo storicamente positivo per Piazza Affari, non è tra i mesi migliori in termini di rendimento medio. Dal 1998 ad oggi, si posiziona fuori dal podio, ovvero dietro novembre, aprile e ottobre. Tuttavia, oggi, 16 dicembre 2024, è statisticamente il miglior giorno del mese, con i prossimi giorni che, in media, tendono inoltre a mostrare un andamento positivo, ad eccezione di due singole sessioni. Guardando avanti, anche i primi giorni del nuovo anno si distinguono storicamente come tra i più forti per il mercato italiano. Resta ora da vedere se la statistica continuerà a giocare a favore di Milano fino alla fine del mese o se il mercato mostrerà una maggiore cautela nelle ultime settimane del 2024.
È stata invece una settimana mista per i principali indici di Wall Street. La debolezza dell’ampiezza di mercato e le rinnovate preoccupazioni scatenate dai dati sull’inflazione hanno pesato sul sentiment degli investitori, interrompendo la striscia di tre settimane consecutive di rialzi per l’S&P 500.
Più interessante – e forse preoccupante – è il fatto che l’indice di riferimento sia ora su una serie di dieci giorni consecutivi di ampiezza di mercato negativa. In pratica, per dieci sessioni di fila, il numero di titoli in ribasso ha superato quello dei titoli in rialzo. Un fenomeno così prolungato non si verificava dai giorni successivi all’11 settembre. Contemporaneamente, si registra una divergenza tecnica che potrebbe rivelarsi significativa: mentre il prezzo dello S&P 500 ha iniziato a correggere leggermente, la linea Advance/Decline Volume – un indicatore che misura l’intensità della partecipazione dei titoli in rialzo rispetto a quelli in calo – ha perso slancio, interrompendo il trend ascendente che l’aveva caratterizzata nelle settimane precedenti. Una dinamica che evidenzia una potenziale debolezza interna del mercato, lasciando intravedere che il rialzo potrebbe non essere sostenibile senza un’inversione del trend della partecipazione, Magnifiche 7 permettendo.
Nella settimana passata, oltre alla consueta performance dei settori dei consumi discrezionali, trainati da Tesla (NASDAQ:TSLA), e dei servizi di comunicazione, con Alphabet (NASDAQ:GOOGL) in prima linea (grazie a Willow), i titoli tecnologici hanno offerto un contributo positivo, pur chiudendo complessivamente con una perdita marginale. Tra gli eventi più significativi, i risultati trimestrali del produttore di software Adobe (NASDAQ:ADBE) hanno deluso le aspettative, ma sono stati rapidamente oscurati dagli utili di Broadcom, che hanno riacceso l'entusiasmo degli investitori verso l'intelligenza artificiale. La previsione della società di generare fino a 90 miliardi di dollari di fatturato dai chip AI personalizzati entro il 2027 ha scatenato una frenesia sul mercato, alimentando l'interesse per le prospettive future del settore. Titolo Broadcom che ha ufficialmente debuttato nel ristretto club delle aziende con una capitalizzazione di mercato di almeno 1 trilione di dollari.
La recente debolezza dei mercati attribuita a molteplici fattori: l’ampiezza ridotta del mercato, un’inflazione che torna a scaldarsi e i timori degli investitori più prudenti. Eppure, osservando lo storico dell’S&P 500, questo comportamento potrebbe essere perfettamente normale. I dati raccolti tra il 1950 e il 2023 mostrano come la prima metà di dicembre tenda a essere una fase di stallo per le azioni, con rendimenti medi piatti o leggermente negativi. È solo nella seconda metà del mese che il mercato riprende slancio, con un’accelerazione più evidente negli ultimi giorni dell’anno. Questo pattern stagionale ha portato storicamente a un incremento medio dell’1,48% entro la chiusura del 31 dicembre.
Più che un segnale di fragilità, quindi, l’andamento attuale sembra rientrare in una dinamica ricorrente: un avvio cauto che lascia spazio a un recupero nella parte finale del mese, quando il sentiment positivo e la fiducia tendono a prevalere. La domanda ora è se anche quest’anno Babbo Natale farà il suo ingresso puntuale sui mercati.
Nel frattempo, i titoli ciclici e quelli legati alla crescita hanno continuato a sovraperformare i titoli difensivi e value, segnalando un rinnovato appetito per il rischio da parte degli investitori che si scontra con la minore ampiezza di supporto. Proprio, il rapporto tra growth e value, misurato dagli ETF Russell 1000 Growth (IWF) e Value (IWD), registra a dicembre un progresso dell’8,13%, segnando al momento il maggior rialzo mensile dall’inizio dell’anno.
Intanto il Nasdaq 100 si prepara a un nuovo ribilanciamento, segnando un ulteriore passo nell’evoluzione dei trend di mercato. Venerdì è arrivato l’annuncio che Illumina (+6.32% da inizio anno), Super Micro Computer (+28.23%) e Moderna (-57.94%) saranno rimosse dall’indice per lasciare spazio a MicroStrategy (+547%), Palantir (+343%) e Axon Enterprise (+150%). Le modifiche entreranno in vigore prima dell’apertura del mercato di lunedì 23 dicembre, riflettendo l’emergere di nuove tendenze legate a Bitcoin e intelligenza artificiale, in sostituzione delle tematiche dominanti degli ultimi anni, come la pandemia e le scienze genomiche e molecolari, rappresentate da tecnologie sull’mRNA, sequenziamento del DNA e analisi genomica. Il Nasdaq 100, che include le maggiori società non finanziarie quotate sul Nasdaq, non richiede un requisito minimo di capitalizzazione per l’ammissione, ma impone criteri come un volume medio giornaliero di almeno 200.000 azioni. L’adesione all’indice non solo garantisce maggiore visibilità, ma offre anche vantaggi significativi in termini di liquidità e riduzione del costo del capitale. L’impatto del ribilanciamento è poi amplificato dal peso degli ETF che seguono il Nasdaq 100. Fondi come il celebre QQQ, con 325 miliardi di dollari in gestione, sono costretti a includere tutte le azioni dell’indice, generando una domanda strutturale per i nuovi ingressi. In totale, circa 451 miliardi di dollari in ETF a livello globale replicano direttamente il Nasdaq 100, fornendo un sostegno significativo ai titoli inclusi nell’indice.
Palantir, che continua a guidare la corsa sullo S&P 500 con il tema AI, e MicroStrategy, strettamente legata al mercato delle criptovalute, incarnano una nuova direzione del mercato.
L’ingresso di MicroStrategy nel Nasdaq 100 segna un passo epocale, non solo per l’azienda stessa, ma per l’intero mercato delle criptovalute. MicroStrategy si è trasformata in un caso emblematico della finanza moderna, dove una strategia non convenzionale ha ridefinito il ruolo di un’azienda tradizionale, trasformandola in una piattaforma a leva per scommettere sul mercato del Bitcoin. L’inclusione nell’indice non è solo un riconoscimento del mercato, ma un chiaro segnale dell’interesse crescente di Wall Street verso Bitcoin.
Negli ultimi anni, la società ha radicalmente rivoluzionato il proprio modello di business, diventando la scommessa istituzionale più audace su Bitcoin. Questa trasformazione è stata guidata dalla visione del fondatore e presidente esecutivo, Michael Saylor, che ha ridefinito MicroStrategy come un “proxy” per l’asset digitale più controverso e promettente del decennio. Attraverso un uso innovativo dei mercati dei capitali, l’azienda ha accumulato oltre 423.000 Bitcoin, finanziando gli acquisti tramite emissioni di nuove azioni e obbligazioni convertibili (le ultime persino a tasso zero!). Questo approccio ha reso Bitcoin il cuore pulsante del bilancio della società, trasformando le azioni di MicroStrategy in un veicolo altamente speculativo che amplifica i movimenti dell’asset digitale sottostante. Un esempio lampante di questa strategia è l’ultima emissione di obbligazioni convertibili da 3 miliardi di dollari, strutturata con una cedola dello 0% e un premio di conversione del 55%. Questo schema offre agli investitori un’opportunità speculativa significativa, ma senza garanzie: il successo dipende interamente dalla capacità delle azioni di continuare a crescere, in parallelo al rialzo di Bitcoin. Tuttavia, questa struttura amplifica anche i rischi.
Nonostante questo, il mercato sembra premiare questa visione strategica. Nel 2024, le azioni MicroStrategy hanno registrato una performance straordinaria, con un incremento del 547%. Tuttavia, i fondamentali dell’azienda raccontano una storia diversa: i ricavi trimestrali sono in calo da oltre due anni, con una flessione del 10,3% su base annua nell’ultima trimestrale e nove flessioni su undici trimestri consecutivi dal primo trimestre 2022. Contemporaneamente, il numero di azioni in circolazione è aumentato in modo significativo, riducendo il valore per azione ma garantendo il capitale necessario per incrementare le posizioni in Bitcoin. Questo squilibrio tra crescita del titolo e debolezza dei fondamentali riflette la fiducia del mercato nella visione di Saylor e nella capacità di Bitcoin di sostenere il rialzo nel lungo periodo. Tuttavia, le azioni vengono scambiate a un premio significativo rispetto al valore intrinseco dei Bitcoin detenuti, evidenziando una componente speculativa che non può essere ignorata.
Intanto il Bitcoin ringrazia della notizia, scambiando su nuovi massimi.
Con l’anno che si avvia alla conclusione, i mercati globali si preparano a una settimana ricca di eventi cruciali, con le principali banche centrali e una serie di dati macroeconomici di primo piano a dettare il ritmo. Tutti gli occhi saranno puntati sulla Federal Reserve, che mercoledì annuncerà la sua ultima decisione di politica monetaria per il 2024. Le attese convergono su un ulteriore taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, portando il range al 4,25%-4,5%, il terzo intervento dell’anno. Ma la vera attenzione sarà rivolta alle prospettive per il 2025, con il mercato che sta iniziando a ridimensionare le aspettative su un ciclo di tagli più profondo. L’incertezza legata ai dazi commerciali e al possibile ritorno dell’inflazione nel prossimo anno si intreccia con la prudenza di una Fed che potrebbe fermare il suo allentamento entro metà anno.
A fare da contraltare, giovedì sarà il turno della Bank of England, attesa mantenere i tassi invariati dopo il taglio di novembre, mentre il peso dell’inflazione continua a condizionare le scelte di politica monetaria. In Giappone, invece, la Bank of Japan potrebbe sorprendere i mercati con un rialzo dei tassi, in un contesto di inflazione più sostenuta, anche se il consenso rimane incerto. Contemporaneamente, le attese si concentrano sui PMI flash, che lunedì offriranno un’istantanea aggiornata delle economie globali. I dati precedenti avevano messo in luce un’America in relativo vantaggio rispetto a un’Eurozona in contrazione e un Regno Unito che fatica a trovare slancio. I nuovi numeri saranno utili per capire se il rallentamento si stia consolidando o se emerga qualche segnale di ripresa.
Negli Stati Uniti, il calendario macroeconomico riserva altre importanti indicazioni, tra cui i dati sulle vendite al dettaglio di novembre, la produzione industriale e il report PCE, che includerà l’indice d’inflazione preferito dalla Fed. Le stime prevedono una crescita dello 0,5% nella spesa personale e un rallentamento del reddito allo 0,4%, in un contesto di consumi ancora resilienti ma con segnali di rallentamento.
Gabriel Debach
eToro Italian Market Analyst
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