Si prospetta una tempesta perfetta formata da macro-problemi per la prima settimana di settembre, sulla scia di un agosto volatile e deludente, mentre le borse USA hanno chiuso il mese al ribasso per la prima volta da maggio.
Tra gli eventi che al momento pesano sui mercati: i nuovi dazi USA, a partire dal 1° settembre, su oltre 110 miliardi di dollari di prodotti cinesi; le parole del capo negoziatore UE Michael Barnier che si è detto “non ottimista” sulla possibilità di evitare una Brexit senza accordo; le proteste contro il governo ad Hong Kong che stanno diventando violente: gli scontri di sabato sono stati i peggiori in tre mesi. Tutto considerato, ci aspettiamo un’altra settimana difficile per gli scambi e forse un altro mese di ribassi per i titoli azionari.
I classici dati non basteranno a controbilanciare l’incertezza commerciale
Dopo una seduta turbolenta di venerdì in cui in fondo non è cambiato molto, gli indici USA hanno chiuso misti. Gli indici Dow e S&P sono saliti; il NASDAQ ed il Russell 2000 sono scesi.
L’indice S&P 500 è andato su dello 0,06%, con perdite nella componente Consumer Discretionary (-0,6%) che hanno compensato il +0,67% dei Materials. Sulla settimana, l’indice SPX è schizzato del 2,79% con quasi ogni settore che ha chiuso in territorio positivo: Utilities, +1,79%, è rimasto indietro mentre Industrials, +3,61%, è risultato in testa.
Su base mensile, tuttavia, l’indice di riferimento ha segnato un ribasso del 2,88%: la componente Energy è colata a picco, -8,62%, facendo passare in secondo piano i rimbalzi di Utilities, +4,6%, e Real Estate, +4,39%.
Da un punto di vista tecnico, anche se l’indice S&P 500 ha chiuso la settimana in netto rialzo, non è riuscito a superare il massimo di agosto o la linea di trend rialzista infranta dal bottom di dicembre, aumentando la probabilità di un calo dal picco o di un potenziale pattern di continuazione. Sul lungo termine, l’indice SPX ha sviluppato un pattern di ampliamento, le cui implicazioni sono un mercato degli orsi selvaggio.
Gli investitori che speravano che i dati economici classici avrebbero compensato eventuali confusioni sulle trattative commerciali sono stati delusi dalla pubblicazione dei dati sul sentimento dei consumatori di venerdì, crollato a 89,8 ad agosto, il minimo dall’ottobre 2016. Sebbene le spese procapite, che rappresentano il 65% del PIL USA totale, siano accelerate a giugno, battendo le attese, ed i dati sui consumi personali reali siano rimasti solidi, l’indice PCE core, l’indicatore sull’inflazione preferito dalla Fed, continua a deludere.
Con i dati USA decisamente misti e lo scontro commerciale che sembra ben lontano da una risoluzione, quanto a lungo l’economia statunitense potrà riuscire a sfidare il rallentamento globale? Non ci sono risposte semplici, ovviamente, ma è necessario che gli investitori cerchino di accertarsi se questi apparenti intoppi siano solo un insolito rumore o si tratta di veri e propri segnali di recessione in arrivo.
Il dollaro è schizzato mentre l’euro è sceso al minimo di due anni. Il biglietto verde ha segnato il massimo dal maggio 2017, dopo che l’euro ha esteso il calo per cinque giorni, scendendo sotto 1,10 dollari, il minimo dello stesso periodo. I trader hanno chiuso le coperture alla fine del mese, con pressioni sulla moneta unica, ed i dati hanno mostrato che l’inflazione è rimasta ostinatamente bassa.
Da un punto di vista tecnico, la media mobile settimanale su 50 per il cambio EUR/USD ha incrociato al di sotto quella su 200, innescando una Death Cross, per la prima volta dal dicembre 2014. All’epoca l’euro si è poi avviato a perdere il 15% nei successivi tre mesi.
La sterlina è scesa, con i legislatori che non sono riusciti a bloccare il piano del Primo Ministro Boris Johnson per sospendere il parlamento.
Il rendimento dei bond USA a 10 anni ha segnato la chiusura settimanale più bassa dal luglio 2016. I bund tedeschi hanno invertito le perdite mentre i bond italiani sono scesi nella fatica per le trattative per una coalizione. I bond sovrani argentini proseguono i ribassi dopo che S&P Global Ratings ha tagliato i rating sul credito delle valute estere e locale del paese.
L’oro è sceso per il terzo giorno di fila, mettendo fine ad un rialzo di quattro giorni, la mossa in salita più lunga dall’ottobre 2018.
Il greggio West Texas scende del massimo in due settimane, dopo essersi avvicinato alla linea di trend ribassista dal 23 aprile, riscendendo sotto la dma su 200. Nel frattempo, il prezzo si è staccato dalla media mobile su 200 settimane.
Questa settimana
Orari EDT
Martedì
00:30: Australia - Decisione sui tassi della RBA: dovrebbe lasciarli invariati all’1,00%.
4:30: Regno Unito - Indice PMI edile: probabile rialzo a 45,5 da 45,3 ma ancora in territorio negativo.
10:00: USA - Indice PMI manifatturiero ISM: dovrebbe essere sceso a 51,0 da 51,2, ancora in espansione.
21:30: Australia - PIL: previsto aumento allo 0,5% dallo 0,4% nel secondo trimestre.
Mercoledì
4:30: Regno Unito - Indice PMI sui servizi: dovrebbe essere sceso da 51,4 restando in territorio di espansione.
10:00: Canada - Decisione sui tassi della BoC: dovrebbe lasciarli invariati all’1,75%.
Giovedì
8:15: USA - Report ADP sull’occupazione non agricola: previsto calo da 156.000 a 148.000 unità.
10:00: USA - Indice PMI non manifatturiero ISM: previsto aumento da 53,7 di luglio a 53,9 di agosto.
Venerdì
6:30: Russia - Decisione sui tassi di interesse: previsto taglio di 25 punti base al 7,00%.
8:30: USA - Occupazione non agricola: previsto calo da 164.000 a 159.000 unità.
8:30: USA - Tasso di disoccupazione: dovrebbe restare invariato al 3,7%.
8:30: Canada - Report sull’occupazione: prevista impennata a 15.000 unità da -24.200
10:00: Canada - Indice PMI Ivey: l’ultima lettura è stata 54,2