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Il mercato prova a stabilizzarsi aspettando il G20

Pubblicato 26.11.2018, 09:15
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Lunedì 26 Novembre

Si è chiusa un’altra settimana difficile per molti asset rischiosi(azionario, crediti e materie prime) mentre, in modo non dissimile da 7 giorni fa, se ne apre una nuova con l’Asia che porta segnalidi stabilizzazione. Facciamo il punto sugli stimoli positivi e negativi a cui il mercato è attualmente sottoposto, aprendo alla possibilità di una stabilizzazione/rimbalzo di breve senza abbandonareun punto di vista che continua ad essere pessimista per il medio-lungo periodo. In vista dell’atteso G20 di Buenos Aires, i cui lavori culmineranno tra venerdì e sabato, continuiamo ovviamente a tenere sul radar la Brexit e l’Italia.

La lista dei temi che spaventano gli investitori è nota: i tassi di interesse alti (o comunque ben più alti rispetto a qualche trimestre fa) sul dollaro, un sempre più temuto rallentamento economico potenzialmente imminente, l’affievolimento degli effetti della riforma fiscale di Trump, le tariffe già implementate e la potenzialità di un ulteriore aggravamento dei conflitti commerciali. Senza voler poi citare gli psicodrammi politici europei eventualmente in agguato (Brexit e Italia). D’altro canto su molti dei fattori (spesso concomitanti e correlati) indicati come l’innesco della correzione arrivata ad ottobre e tutt’altro che risolta, siamo stati in queste settimane testimoni di un miglioramento: a) il petrolio più basso diminuisce la preoccupazione per un’inflazione rampante/banche centrali aggressive; b) la curva US ha stornato con decisone dai massimi; c) il mercato è, dopo quasi due mesi di volatilità ribassista, meno fiducioso che nuovi massimi siano alla portata e ha ridotto l’esposizione e la leva; d) i multipli (anche negli Stati Uniti) si sono contratti scendendo a livelli meno pericolosi; e) la Fed sembra meno ostinata e più data-dependent (e market-dependent) rispetto al messaggio ‘siamo ancora molto lontani dalla neutralità dei tassi’ di inizio ottobre. C’è quindi la possibilità che una tenuta dei minimi recenti (2600 per l’S&P 500, 6830 per il Nasdaq Composite) possagenerare un nuovo rimbalzo, simile a quello della prima decade di novembre culminato nella fugace euforia per l’assenza di sorprese nelle elezioni di metà mandato. Un incontro conciliante tra Trump e Xi o anche solo l’avvicinarsi ad esso con un clima preparatorio distensivo sembrano un catalizzatore perfetto per ripulire nuovamente il mercato dall’iper-venduto di breve.

S&P 500

La correzione di ottobre ha fatto ‘sgonfiare’ qualche rischio...

Guardando avanti sembra comunque essere sempre più incrinata lapluriennale fiducia negli investitori nel ‘buy the dip’. In molti stanno ancora paragonando questa fase al periodo febbraio-aprileche, dopo la fisiologica sofferenza dovuta alla somatizzazione di un crollo inatteso, ci aveva rilanciato verso nuovi massimi a Wall Street. Guardandoi grafici il parallelo non è in effetti così forzato per l’S&P 500. Ma il grafico del Nasdaq, che è stato, così come il settore Tech e i fattori Growth e Momentum, la locomotiva della sfrenata corsa azionaria del 2017 e di quella più zoppicante ma comunque a tratti robusta del 2018, racconta una storia diversa. Il crollo di febbraio era stato in realtà differente, composto da due separate gambe ribassiste, entrambe recuperate in tempi brevissimi con l’estensione a nuovi massimi. Quello che sta accadendo adesso sembra avere natura e psicologia ben lontana da un semplice incidente di percorso. Come, continuiamo a ricordarlo, è ben diversoe meno compiacente il contesto di liquidità di riferimento.

Nasdaq 100

Brexit. Il Consiglio Europeo non ha prodotto sorprese e i 27 paesi dell’Unione hanno, come da attese, dato luce verde all’accordo di divorzio e alla dichiarazione politicadi intenti sugli assetti futuri, negoziate recentemente dal governo inglese e dal team comunitario guidato da Michael Barnier. La dichiarazione politica è lievitata dalle striminzite 7 pagine iniziali (l’accordo di divorzio è di 585 pagine!) alle attuali 26 pagine (https://bit.ly/2OY4apI), riuscendo comunque nel facile intento di restare un riferimento fumoso (e non legalmente vincolante) per il futuro rapporto tra UK e EU. I maggiori dettagli declinati nelle circa venti pagine aggiuntive erano comunque già trapelati (e ampiamente criticati da tutti i lati) settimana scorsa. Il potenziale ostacolo sollevato dal governo spagnolo sulla questione Gibilterra è stato agevolmente disinnescato con un canonico rinvio a negoziazioni (bilaterali tra UK e Spagna) future. Il bello (si fa per dire) arriva ora con il tentativo di ratifica del Parlamento inglese. Le date indicate come probabili per il voto a Westminster sono il 10 o l’11 dicembre. La pentola a pressione della politica domestica non potrà che salire nei prossimi giorni con, a giudicare dalle dichiarazioni di questi giorni, ben poche possibilità che la ratifica possa arrivare. Importanti defezioni tra i conservatori (hard Brexiteers, sarebbero al momento 91 su 315 i deputati Tory contrari), l’avversione del DUP (10 deputati) e le critiche relativamente compatte dell’opposizione (Laburisti, Indipendentisti Scozzesi e Liberal-Democratici) raccontano di una missione quasi impossibile per il Primo Ministro, quantomeno al primo tentativo. Dal canto suo, in un evidente gioco di ruoli, l’Europa cerca di massimizzare le probabilità che la ratifica arrivi dichiarando che non ci sarà una riapertura delle trattativese il Parlamento inglese rigetterà la proposta di accordo. Qualora i deputati UK (contrari) e l’EU non stiano bleffando, un’uscita caotica dall’Unione (no-deal Brexit) potrebbe diventare l’ipotesi più probabile, in assenza di una maggioranza in grado di portare alla ratifica o, in alternativa, di innescare processi altamente complicati e imprevedibili come elezioni anticipate e/o un nuovo referendum (con la necessità tra l’altro di convincere l’Europa a posticipare la scadenza del 29 marzo fissata con l’articolo 50). Credo invece che le possibilità di una correzione di rotta, soprattutto nel mondo laburista, sia realistica e che una ratifica possa arrivare anche se non necessariamente già al primo voto tra un paio di settimane. La sterlina intanto ‘riposa’sugli stessi livelli di venerdì sera a metà strada tra la debolezza di una decina di giorni fa (con l’attacco poi non finalizzato da parte del suo stesso partito a Theresa May) e quello che era sembrato settimana scorsa un recupero più convinto.

We have a Deal. What?

Italia. L’apertura della procedura per infrazione alle regole comunitarie da parte della Commissione Europeaè arrivata puntuale ma non è stata certo una sorpresa. I tempi con cui eventuali sanzioni potranno concretizzarsi sono comunque lunghi, non prima della prossima primavera e, con ogni probabilità, non prima delle elezioni europee di maggio. Più che da questo meccanismo la pressione principale che grava sul governo italiano resta quello che i movimenti di mercato sono in grado di imporre. Il vero elefante nella stanza settimana scorsa non è stata in realtà l’apertura della procedura EDP (Excessive Deficit Procedure,anche se qui l’innesco utilizzato in questo caso sono statiilivelli di debito non dideficit) ma l’asfittica risposta degli investitori alla chiamata del Tesoro. L’attesa emissione del BTP Italia (scadenza 4 anni) ha generato un interesse davvero deludente: 863 mio EUR dal mondo retail e 1.300 mioda quello istituzionale. Dati preoccupanti se paragonati rispettivamente a una media di 3.500 mio e 6.000 mioper le 5 emissioni precedenti. Con queste premesse la price action di settimana scorsa è stata tutto sommato benigna con un allargamento appena percettibile dello spread che,a 306bp, resta comunque fastidiosamente elevato. Iniziano intantoa essere resi pubblici da più fonti studi sull’impatto prospettico che la salita dei rendimenti e dello spread è in grado di avere sull’economia reale così come sugli effetti negativi per laposizione fiscale, causa aumentata spesa perinteressi. Danni collaterali in grado di vanificare una parte significativa dello sforzo di supporto fiscale alla crescita chiaramente presente nel manifesto governativo. Chi volesse aprofondire può leggersi l’analisi di Olivier Blanchard,ex IMF ora al Petersen Institute, https://piie.com/publications/policy-briefs/impact-italys-draft-budget-growth-and-fiscal-solvency) e/o l’appena pubblicato Financial Stability Report della Banca d’Italia. Sono state presumibilmente alcune evoluzioni politiche a fornire un po’ di supporto. L’emergere più intenso di alcuni dissi di tra Legae M5S ha forse fatto sperare che un’eventuale crisi avrebbe potuto portare a un rimpasto di maggioranza (e a qualche travaso nei gruppi parlamentari) e a un nuovo governo di centro-destra comprensibilmente più gradito al mercato. Onestamente faccio però fatica a vedere uno sviluppo in questa direzione, quantomeno in un futuro prossimo e in assenza di una crisi sul mercato. Più interessantee in grado di aiutare, se non smentita, l’apertura di settimana,l’apertura di Salvinia un atteggiamento più negoziale con l’Europa: “Se il Parlamento apporterà modifiche, miglioramenti, cambiamenti, su quello nessuno potrà dir nulla. Sarebbe auspicabile che, prima di promuovere o bocciare, si aspettasse il Parlamento approvi la legge di bilancio... Non difenderemo numerini". Giovedì l’asta di 5Y e 10Y fornirà un altro banco di prova per misurare la capacità prospettica degli investitori di assorbire l’emissione netta crescentein arrivo nel 2019.

Fidelitis

Fonte: Fidentiis

Mercati asiatici: una partenza positiva al margine per gli indici del Pacifico. I progressi di Nikkei (+0.8%) e Hang Seng (+1.5%) hanno portato stanotte una benvenuta dose di stabilizzazione e un tono generalmente meno negativo con l’allontanamento dai minimi di venerdì sera per il future dell’S&P 500 (+0.6%) e per il greggio (+1% circa) e una moderata debolezza dello yen. Il tutto nonostante le difficoltà delle materie prime industriali (Iron Ore -6%) che sarebbero state innescate da un articolo (Xinhua) sul forte rallentamento dei volumi di vendita sul mercato immobiliare cinese. La notizia di un improvviso riacutizzarsi delle tensioni in Crimea dove i russi, dopo uno scontro a fuoco, hanno sequestrato tre navi ucraine e chiuso lo stretto di Kerch impedendo l’accesso al Mare di Azov e a Mariupol, non sembra aver causato effetti visibili sul mercato, se si eccettua una comprensibile partenza in salita per il rublo con perdite per ora limitate a circa 1%.

Iron Ore Future

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La politica rimarrà protagonistain questa settimana che ci porta al G20 di Buenos Aires.Le delegazioni inizieranno ad arrivare già da oggi con la parte cruciale degli incontri in programma venerdì e sabato. Le headline più attese saranno quelle riguardanti l’atteso incontro tra Trumpe Xi. In Gran Bretagna è destinato a salire il volume del dibattito sull’accordo in attesa di ratificamentre in Italia la situazione politica interna e il livello di conflitto con l’Europa andranno costantemente monitorati. Mercoledì sera Jerome Powell parlerà all’Economic Club di New York. Le sue parole, come probabilmente già domani quelle del Vice Chairman Richard Clarida, verranno seguite con attenzione per cogliere il livello di preoccupazione (e la disponibilità a rallentare/fermare il ritmo di normalizzazione monetaria) alla luce di crescenti segnali di rallentamento economico. Sul fronte dei dati macro iriflettori saranno per il PCE (giovedì) e la seconda lettura del GDP Q3 (mercoledì) negli Stati Uniti e per la rilevazione preliminaredel CPI per le quattro maggiori economie dell’Eurozona e il dato complessivo, tra giovedì e venerdì. Buona settimana.

Il desk rimane come sempre a disposizione per ulteriori approfondimenti.

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