Il minimo che possiamo dire è che Mario Draghi ha tentato tutto il possibile per soddisfare il mercato.
Il presidente della BCE ha annunciato una nuova serie di misure volte a sostenere la crescita e l’inflazione nell’Eurozona.
La BCE ha tagliato i suoi tre tassi d’interesse chiave: ha abbassato il tasso principale sui rifinanziamenti allo 0,0% dallo 0,05%, ha ridotto di 10 punti base quello sui depositi, ora pari al -0,40%, e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale di 5 punti base, allo 0,25%.
La Banca Centrale Europea ha anche aumentato la dotazione del QE di 20 miliardi di euro, portandola a 80 miliardi al mese, ha esteso il programma di allentamento quantitativo a bond societari di alta qualità e ha annunciato una nuova serie di operazioni di rifinanziamento mirate a lungo termine (TLTRO).
Tuttavia, proprio come un bambino viziato, il mercato ha accolto con gioia il regalo della BCE per poi rimettere rapidamente il broncio. Le borse europee hanno perso velocemente i guadagni iniziali, passando in territorio negativo perché gli investitori iniziano a dubitare sulla capacità della banca centrale di sostenere l’economia dell’Eurozona.
Molti ritengono che la BCE abbia utilizzato l’ultima arma del suo arsenale. Dopo l’annuncio l’EUR/USD ha ceduto l’1,40%, scendendo a 1,0822, ma poi è rimbalzato rapidamente di quasi 4 centesimi, a 1,12.
In Asia, la banca centrale cinese (PBoC) ha fissato la quotazione dell’USD/CNY ai minimi dell’anno, ovvero a 6,4905, in calo dello 0,34%.
La forza dello yuan deriva dalla recente debolezza dell’USD, che è stato oggetto di vendite perché gli investitori hanno capito che per la Federal Reserve diventerà sempre più difficile continuare a tagliare i tassi, mentre tutte le altre principali banche centrali si muovono nella direzione opposta.
L’indice del dollaro, un indicatore della divisa statunitense rispetto a un paniere ponderato di altre monete, ieri è sceso fino un massimo del 2,50%.
Sul fronte azionario, le piazze regionali asiatiche hanno guadagnato in modo diffuso.
In Giappone, il Nikkei è salito dello 0,51% e il Topix dello 0,53%. Nella Cina continentale, l’indice composito di Shanghai è salito di un marginale 0,20%, quello di Shenzhen è invece sceso dello 0,22%, in scia alla flessione dei titoli tecnologici. A Hong Kong, l’Hang Seng ha guadagnato l’1,05%, l’STI di Singapore lo 0,61% e il Taiex di Taiwan lo 0,52%.
In Europa, stamattina i future sugli indici azionari hanno compiuto un rally perché, finalmente, gli investitori hanno reagito positivamente alla prospettiva di denaro a costo zero.
Stamattina anche il Petrolio Greggio è in rialzo e ha cancellato le perdite dell’anno in corso, perché rientrano i timori di un’eccedenza di produzione. Il greggio West Texas Intermediate ha guadagnato il 2,14% in Asia, salendo a 38,65 USD al barile, il suo omologo del Mar del Nord, il Brent, è lievitato dell’1,65% a 40,70 USD.
Oggi gli operatori monitoreranno il rapporto sull’inflazione in Spagna; la produzione industriale in Italia; la bilancia commerciale nel Regno Unito; la produzione industriale in India; la bilancia commerciale in Russia; il tasso di disoccupazione in Canada; l’indice sui prezzi all’importazione negli USA.