Durante la seduta asiatica, i mercati valutari si sono stabilizzati con gli operatori che attendono l’esito della riunione del FOMC di giugno.
Il cambio EUR/USD non ha subito grosse variazioni a Tokyo e ha consolidato i guadagni ottenuti sulla scia delle vendite al dettaglio di maggio superiori alle attese; il dato complessivo si è attestato allo 0,5% m/m rispetto allo 0,3% delle previsioni medie, le cifre del mese scorso sono state confermate all’1,3%.
Si nota, tuttavia, che la sorpresa al rialzo è dovuta quasi esclusivamente all’aumento della benzina (+2,1%) e alle solide vendite di auto (+0,5%).
L’indice al netto di automobili e benzina ha rispettato le attese, attestandosi allo 0,3% m/m.
Per quanto positivo, non crediamo che questo risultato riuscirà a far ripartire le attese di un rialzo del tasso a giugno – magari a luglio – perché gran parte degli indicatori economici continua a perdere slancio.
La moneta unica troverà un forte supporto a 1,1137 USD (minimo 3 giugno) e poi a 1,1098 (minimo 30 maggio).
Dopo un giovedì burrascoso, la sterlina britannica si è stabilizzata intorno a 1,4140 contro l’USD. I timori di Brexit continuano a pesare sulla GBP man mano che ci avviciniamo al 23 giugno. Probabilmente per ora l’area a 1,41 terrà, per lo meno finché nei sondaggi continuerà il testa a testa fra i fronti per lasciare e rimanere nell’UE. Tuttavia, se i sondaggi iniziassero a indicare con chiarezza che il Regno Unito si dirige verso la Brexit, riprenderebbe la caduta libera della sterlina britannica, che si muoverebbe verso 1,30.
In Cina, il fornitore di indici MSCI ha rinviato – ancora una volta – l’inclusione delle azioni della Cina continentale nel suo indice principale dei mercati emergenti, per le apprensioni legate all’accessibilità al mercato delle azioni di classe A. Sarebbe stato un sollievo per il mercato azionario cinese, che nel 2016 è fra quelli con l’andamento peggiore.
Per lo meno il rifiuto costituisce un ulteriore incentivo per migliorare e attuare le politiche. Sull’onda della notizia, lo yuan è sceso ai minimi da cinque anni, la PBoC ha fissato la quotazione ufficiale a 6,6001, livello minimo da febbraio del 2011.
Sul fronte azionario, gran parte degli indici regionali asiatici si è stabilizzata, mettendo fine alla serie di ribassi durata 4 giorni.
I listini europei hanno seguito a ruota, anche i future sono tutti positivi. In Giappone, il Nikkei e il Topix hanno guadagnato rispettivamente lo 0,38% e lo 0,41%.
Nella Cina continentale, l’indice CSI 300 ha guadagnato l’1,20%.
Sulle piazze offshore, l’Hang Seng di Hong Kong ha guadagnato lo 0,29%, mentre il Taiex di Taiwan è scivolato dello 0,35%.
Oggi gli operatori monitoreranno il tasso di disoccupazione in Turchia; le domande di sussidi di disoccupazione e il tasso di disoccupazione ILO nel Regno Unito; le richieste di mutui MBA, l’IPP, l’indice Empire sul manifatturiero, la produzione industriale, il tasso di utilizzo degli impianti, le scorte di greggio e la decisione sul tasso del FOMC negli USA; le vendite del manifatturiero in Canada; le vendite al dettaglio in Brasile.