L’USD si è rafforzato significativamente durante gli scambi notturni, perché crescono le aspettative di un imminente rialzo del tasso dalla Federal Reserve. Il biglietto verde si è apprezzato contro quasi tutte le divise G10, fatta eccezione per la sterlina, che è riuscita a stabilizzarsi leggermente sotto la soglia a 1,45. Martedì le probabilità di un rialzo del tasso alla riunione di giugno – ricavate dall’OIS - sono salite al 27%, mentre erano quasi pari allo zero un mese fa.
I rendimenti dei titoli di Stato USA si sono stabilizzati lungo la curva, si registrano rinnovate pressioni al rialzo per i titoli a scadenza breve. Il rendimento dei titoli a due anni, sensibili alla politica monetaria, è salito di altri 3 punti base nelle contrattazioni notturne, raggiungendo lo 0,9050%; il rendimento dei decennali continua invece a scendere, è infatti scivolato all’1,8350%, ciò lascia intendere che il mercato è ancora prudente sulle aspettative di inflazione e crescita negli USA.
Ciò nonostante, rimaniamo cauti per ciò che concerne un ulteriore apprezzamento del dollaro statunitense, perché abbiamo la sensazione che il mercato stia prestando troppa attenzione ai discorsi dei membri della Fed, che hanno usato prevalentemente toni ottimisti. Ci aspettiamo che la Fed adotti un approccio molto cauto, soprattutto considerando l’assenza di miglioramenti significativi sul fronte della crescita e dell’inflazione. Prevediamo, pertanto, che nelle prossime settimane il dollaro perderà i guadagni precedenti, quando il mercato capirà che un rialzo dei tassi a giugno è fuori discussione.
In Asia, il dollaro forte ha continuato a pesare sull’azionario, gran parte degli indici azionari regionali si è mossa in territorio negativo. In Giappone, il Nikkei ha ceduto lo 0,77%, il più ampio indice Topix ha perso lo 0,78%. Nella Cina continentale, gli indici compositi di Shanghai e Shenzhen hanno ceduto rispettivamente lo 0,77% e lo 0,85%. Sui mercati offshore, l’Hang Seng di Hong Kong ha perso lo 0,35%, l’STI di Singapore lo 0,40%. In Europa, i future sugli indici azionari puntano a un’apertura in ribasso.
In Australia, l’AUD ha ceduto un altro 0,55% contro l’USD, perché il governatore Stevens ha difeso l’attuale fascia obiettivo per l’inflazione, aggiungendo che è difficile controllare l’inflazione nel breve termine. L’AUD/USD ha raggiunto quota 0,7193 a Sydney, per poi stabilizzarsi intorno a 0,7195. Manteniamo la nostra impostazione negativa sull’AUD/USD, perché l’economia australiana dovrebbe soffrire per il rallentamento dell’economia cinese, nonostante il clamore del primo trimestre.
In Cina, la banca centrale (PBoC) ha alzato la quotazione ufficiale dell’USD/CNY a 6,6448 da 6,5455 del giorno precedente. Dall’inizio di maggio, il renminbi perde terreno contro il biglietto verde, sviluppo che potrebbe riportare sotto i riflettori il tema dei deflussi di capitale.
Oggi gli operatori monitoreranno la bilancia commerciale in Svizzera; il PIL e il sondaggio ZEW in Germania; la fiducia del manifatturiero in Francia; il tasso di disoccupazione in Svezia; il discorso di Carney (BoE); la decisione sul tasso d’interesse in Turchia (previsto un taglio del tasso sui finanziamenti); il saldo delle partite correnti e gli investimenti diretti esteri in Brasile; le vendite di nuove abitazioni e l’indice sul manifatturiero di Richmond negli USA.